Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




lunedì 4 aprile 2011

Resoconti sull'abitare



1.
Io non amo la mia casa,
decora la casa
e ti troverai sottomesso,
forse la casa
è solo un water più grande,
per questo ci vuole
indifferenza e transitorietà.

2.
La casa, questa casa,
un luogo non congeniale,
noi siamo fuori dal paradiso,
(la nostra vera casa)
scontiamo le pene,
in quanto abitati
dal seme della malvagità interiore,
concupiscienza,
consumi e società borghese.

3.
Adorare la nostra identità,
decorarla e ammirarla,
ma si può fare come Diogene
la casa in una botte.

4.
Pensare, sostare
tra me e me non è delirio,
è riflessione.
Rifletto a voce alta, cos’è il delirio?
La società è attraversata
da vari tipo di delirio,
io deliro a casa,
la casa tra rifugio e rifiuto,
le rejet et la rejette.
Intanto la casa proposta
non è la casa costruita da te
la casa va costruita intorno a te
ma di solito ci si adegua
a ciò che ti viene proposto.
Certo che il delirio si comunica
forse non sempre lo si comprende,
il delirio della casa
è la ricerca di un confine
dove si è accolti senza limiti.

5.
Ristrutturare la casa
e vivere il confine,
non accettarlo come a priori,
negli anni ’60 case tutte uguali
standard americani ,
architetti sconfortati
urbanisti suicidi
mobilieri arricchiti
casa e anonimia
costruire senza pensiero
e senza sacro.

6.
In casa ho un rapporto
col sacro e con la creazione
altre volte con la distruzione
armadi vecchi, rotti e spaccati,
stile Barotto.

7.
Abitare fondamentale,
corpo, casa, città, mondo
abitare col nostro spirito.
Casa fondamentale
pur essendo solo
non vivo nella solitudine
mi trovo a mio agio
in casa mia è tutto ordinato,
in viaggio da lontano,
dalla Tunisia alla Francia,
profugo, qua sono provvisorio
casa in Tunisi, in Normandia
in una caserma, coi commilitoni,
in casa tutto ordinato
certo, alti e bassi
ma grazie a voi, tutto bene.

8.
Quale casa? Dipende dai soldi,
in quale luogo, con quali mobili;
mi piacerebbe una casa
vicino al mare o una baita
per vivere in montagna.

9.
Io fra un po’, andiamo via!!!
Al di fuori di Dio non c’è casa!!!
La casa è un delirio
sfrattata e sempre sola
torno e non trovo più la casa
trasloco per paura
andiamo a Brusasco
ma il sindaco non ci voleva,
era una casa ATC dovevamo lasciarla,
dopo si sono aperte le porte
di Villa Cristina, ed ecco
il gruppo appartamento.
Dopo tanto tempo adesso ci riprovo,
ho trovato un compagno
e voglio rendere la casa bella.

10.
Addobbare e decorare,
gli altri mi decorano,
fin da bambini ci decorano,
desideriamo già il nulla
o al massimo il desiderio della madre,
la cameretta addobbata del bambino.
Ma è naturale addobbare!!

11.
Penso spesso all’addobbo e al decoro
io sono per lo spoglio,
per il minimalismo
la decorazione è il tentativo
di rattoppare i vuoti.

12.
Hai mai visto
i muri dei repartini
come sono spogli?
Ecco allora
che desideri un poster dozzinale
per aprire una finestra
sul muro spoglio e freddo.
In camera mia
parete A poster delle Iene
parete B i miei quadri
c’è un poster di Angellina
un quadro regalato
retaggio d’infanzia.

13.
In casa tutto bene
sono contenta
non mi disturba nessuno
sono al primo piano
quelli di sopra
non mi danno fastidio
mi tengono compagnia
con i loro rumori.

14.
Woody Allen:
da piccolo i miei genitori
hanno cambiato casa più volte,
ma io sono sempre riuscito a ritrovarli.

15.
Io mi vedo in casa mia,
ogni cosa parla di me
c’è identificazione totale
tra com’è la casa e come sono io.

16.
Io ho avuto
e avrò
molte case
non solo una,
la prima il ventre materno
il posto più caldo, comodo e protetto
che ho mai abitato.
Ricordo una panchina
a Madrid, tempi felici,
il repartino e Villa Cristina,
4 mesi è durato,
ma anche lì ho abitato,
ho trovato compagni ovunque,
in ogni situazione
da fermo o in viaggio,
noi abitiamo anche i treni
in cuccetta da solo o con altri
dovunque noi facciamo casa
un luogo dove cacare e mangiare
scrivere, dormire e fare le nostre attività.

17.
L’ATC ti dà tre possibilità di scelta
alla fine trovo una casa piena di chiodi
corrente staccata, candele dimenticate,
mi sono adattato, ho bisogno di un luogo.

18.
Non c’è abitare originario,
non c’è ventre della madre,
la superficie decorata delle nostre case
è l’epidermide urbana,
i decori tatuati delle strade.
Sotto non c’è nulla,
se togli la superficie
rimane l’intangibile.

19.
Delirio urbanistico imposto dal potere,
celle e cellette claustrofobiche,
ci rifugiamo tutti sui balconi,
con i nostri deliri
per prendere un po’ di respiro.
Psichiatra e architetto
autocostruzione e piano regolatore
tra ordine grande e disordine minuto
resistenza contro il grigio
colore naturale del cemento
e del Modulor.

20.
Visto che casa mia non c’è
da nessuna parte
e sono sempre di passaggio
un abitare itinerante
sempre precaria e provvisoria
la casa di adesso è in vendita
ho già fatto il trasloco
delle cose di mio marito:
tutto giù in cortile,
così impara a fuggire
dopo che mi hanno ricoverata.

21.
Non mi sento di avere una casa
si, una casa fisica, un letto-rifugio
ma l’anima mia
non trova posto in casa,
cerca una donna per poter riposare.
E’ indispensabile abitare il pianeta
saper coabitare con i vicini
ospitalità reciproca,
l’ospitalità fa la casa
una convivialità senza imposizione
riposarsi, ristorarsi
trovarsi a proprio agio,
ma essendo cristiano
credendo al dio mistico
il mio cuore si riposa nel divino,
la casa vera è la Gerusalemme celeste,
non tanto una casa ma un luogo è necessario,
per ognuno di noi
c’è una stanza vicino a Dio.

22.
Non cercare l’ospitalità, sii ospitale!
Il sole esiste per tutti
e il cielo è sempre più blu.

23.
Casa mia è accogliente
fino a un certo punto
e se non è accogliente per me
come fa ad essere accogliente
con un altro? Cosa manca?
La disponibilità della madre
di accogliere un’altra persona,
Mimì Aiyuwara o Jessica Rabbit
cartoni animati e letti condivisi
non trovano accoglienza
a causa del divieto della madre.
A Mosca, in periferia
tangenziale moscovita
casermoni sovietici all’ultimo piano
d’estate a Stroghinò
per imparare il russo.
Triste tristissimo
pericoloso e deprimente
ci vogliono più alberi e verde
non piante di tabacco ma canapa indica
così la finiamo con la guerra in caucaso.


24.
Abitare il mondo intero
in uno stato di guerra permanente
un mondo invivibile
senza armonia con gli altri,
siamo ospiti
non padroni sulla terra,
astronave pianeta terra
sei miliardi di passeggeri
senza un capitano,
solo equipaggio
attenzione e ospitalità verso gli ultimi.

25.
Ultimamente, non mi so abitare,
mi rendo inabitabile ed inospitale,
me la prendo con niente,
cambio in base alle cose esterne,
divento pericoloso,
ci sono i vigili e divento vigile.

26.
Casa troppo piena
cose vuote da buttare
per far posto a cose nuove.

27.
Addobbare e arredare
una casa in mare
piena di conchiglie
ma quasi-quasi faccio
una casa di mare a Torino,
ma siamo condizionati
e non c’è libera scelta,
e poi c’è il delirio.
Cosa c’entra?
Abito l’inabitabile
parlo il delirio
inospitale all’altro
l’altro sorvegliante,
non sopporto il regolamento condominiale
sistemi di controllo sociale
dell’uomo potenziale.

28.
Io a casa mia ci sto bene,

dentro di me a momenti alterni,

ma a casa, anche se c’è caos

ci sto bene, ci si sta bene

coi colleghi.


29.
Io vivo solo ma a casa ricevo

parecchie persone:

infermieri, operatori,

persone pulite di fiducia

e così sono di buon carattere.


30.
Ma tutti hanno una casa?

E la gente per strada

con le pezze aggrovigliate attorno?

A me manca la terra,

un po’ di campagna.


31.
Ultimamente mi ospito bene

in sala, in camera, in cucina,

più che altro sono sempre fuori

in giro in bici per commissioni,

quando torno a casa

mi ospito in libri di letteratura

con appuntamenti precisi

vado nelle varie stanze,

ogni stanza una cosa da fare,

un tempo.

Tutto è scandito

anche gli appuntamenti

con i gatti nei momenti liberi

per schiacciargli il naso

e grattarli.

Il gatto nero mi schiavizza

perché vuole essere grattato

e gli dico:“Tu mi schiavizzi

caro gatto nero”,

ma gli voglio un bene tremendo.


32.
Appuntamenti fissi

con le sigarette

con le telefonate

con le stanze

con le cose

con i gatti.

Se sgarro sorgono

turbamenti e disturbi

che devo poi fare la fatica

di accettarli.


33.
Io mi ospito volentieri

all’interno del mio miniappartamento,

faccio vedere la mia camera

e poi tutti fuori.

Mi ospito e mi isolo.


34.
Ma l’altro è impastato nel dire.

A me le altre persone

mi fanno paura.

Ma come ospitiamo noi stessi

senza l’altro?

E’ un assedio continuo!

Io non voglio fare niente

a casa mia per troppi

impedimenti familiari.


35.
Il panico
si combatte

con il sentimento di volare.

Io a casa mia

mi sento più che accolta,

covata come un uovo!


36.
Io mi trovo bene a casa

perché vengo qua.

Io sono a disagio a casa

quando non ho da fare, ma ospito.

Accettare e ospitare:

c’è differenza in ampiezza

e attività.

L’ospitalità è sacra.

Abramo salva un fuggiasco

perché è un ospite.


37.
“Dove poso il mio cappello,

lì è la mia casa”,

non ho la proprietà della mia casa

ma è casa mia, l’ospite

si ospita.


38.
Io riesco ad essere più ospitale

per colpa della fidanzata.

Io mi accolgo quando so chi sono

se c’è un terremoto

in questo me stesso

mi prende l’inquietudine

e vado in angoli che placano

e con sforzo includo l’altro

che fa terremoto.

Dalla mia stanza

all’istanza dell’altro.


39.
A me angoscia la domanda

la mia ospitalità è in crisi

non sono più in grado

di ospitare ed essere ospitata:

accolgo persone e mi lasciano

un senso di estraneità:

sono estranea a me stessa.

Potrei fare meglio

ma non riesco.


40.
Ospitalità eccezionale:

da bambino cercavo

ambienti nuovi

perché avevo una famiglia difficile,

ospitato da altri bambini,

poi vagando per il mondo

mi fermo in via Dina

e proponevo ospitalità.


41.
E allora mi venga

a trovare a casa che sono sola.

Io in casa ho due sedie

pure sgangherate

non stanno in piedi

e allora devo farti

sedere sul tavolo,

e comandi!

Ma come il film

sedotta e abbandonata!


42.
Oltre il centro diurno e l’ambulatorio
facendo mentelocale
mi accorgo che fuori
è tutto vuoto
relazioni zero.
In casa
due sedie rotte
sgangherate
non si può neanche sedere
ma a te Carmen
ti faccio sedere sul tavolo
e poi ti mangio.

43.
Uscire dall’angolo
stabilendo contatti con gli altri
in un movimento di fiducia.

45.
Io sto all’angolo,
non nell’angolo.

46.
L’angolo per me è la casa
ed è tutto misurato,
silenzioso
e da lì osservo tutto,
un angolo millimetrico
in cui si vede anche nelle tenebre.

47.
Il mio angolo è quando mi addormento
nel mio angolo, nel mio posto!
L’angolo è l’angelo custode
che veglia su di me:
non vivo solo sull’immagine.

48.
L’angolo inattivo è un angolo morto,
si attiva se lo abito
come il letto in cui sogno
e il cuscino rappresenta
una persona:
un lampo atomico
velocissimo
caldissimo
accecante
come l’amore.

49.
L’angolo aiuta a chiudere
un libro e ricordare
dove si rimane.

50.
L’angolo è la Tunisia
in lingua italiana
parlata con i figli
la casa degli angoli
in cui mi specializzo
in lingua materna.

51.
Un angolo titanico
nelle sculture che faccio
divinità del ghiaccio
visibile per invito.

52.
Il mio angolo è la sigaretta
ma spero che sia la preghiera
per igiene del comportamento.

53.
Aspettami all’angolo!

54.
Un angolo bello
è la spiaggia di Paraggi,
una curva incantevole,
un angolo di mondo
come il mio letto:
angoli di buona solitudine.

55.
Il mio angolo è il letto
e un libro,
sono angoli di piacere,
e il libro sul letto
è un piacere al cubo:
dopo il condominio di carne
il leggio di carne:
un Tripnoil!

56.
Buon Natale e Buon Angolo!!!

57.
Casa e spaesamento,
il perturbante di Freud
«quella sorta di spaventoso
che risale a quanto ci è noto da lungo tempo,
a ciò che ci è familiare»
angoli di casa che ti parlano
cose inominabili
i segreti della casa
ma, la casa ti parla?
“Di ciò di cui
non si può parlare
bisogna tacere”
se non sai,taci!

58.
Sono impulsivo ed esagero
bisogna negoziare
una casa cosmica
dove dalla finestra
entra l’infinito
e non lo sbraitare dei bambini.

59.
Una casa ordinata
va bene finché c’è autonomia
dopo, non so cosa sia meglio
un pensionato
o una giovane badante?
Per adesso la casa
mi ripaga dei sacrifici fatti.

60.
Parlando con la casa
di casa e libertà
ho scelto la casa,
il gruppo appartamento,
l’inquietante è fuori
ma dentro, certe volte
le relazioni fanno fatica
e la casa perde accoglienza.

61.
Tra inabitabilità della casa
e inabilità ad abitare
sento, piazzato in cranio
percussioni quotidiane
prodotte da soggetti domestici sordi
che abitano sopra di me,
un soggetto che è di una certa età da sempre
un pasticcione, preso da se stesso
che produce musiche e suoni laceranti
una rovina per l’ambiente
uno scempio per la letteratura musicale
una rovina soprattutto per i bambini
uno strappo al ritmo e alle orecchie,
ho provato a suonare con lui
con i spartiti uguali
il tema di Lara
composto da Maurice Jarre
per il film Il dottor Zivago
una coazione a ripetere
in modo ossessivo
sequenze memorizzate in profondità
mattino e pomeriggio
errori e inceppamenti
un disastro
ma almeno
mi fa sentire meno le voci.

62.
La casa un inferno
altrochè culla
mi faccio del male
i bambini degli altri piani
mi fanno imbestialire,
tutto il condominio
trapassato di voci e grida
arrivano fino su
al sesto piano
e mi portano al limite
ho il terrore di andare a dormire
rumori, rumori e rumori
di bambini che giocano
e battono i piedi
ma anch’io ho il diritto al sonno e al riposo.

63.
Vivo in famiglia
in un condominio controllato
stento di cambiare le lampadine bruciate
e sento il rottwailer della padrona di casa
che mi bussa alla porta,
tutte le notti sento
una biglia, che a mezzanotte
rotola sopra la mia testa.

64.

La casa incorpora i miei sensi di colpa
abitano agli angoli sporchi,
allo stipite della porta staccato,
in ogni goccia del rubinetto che perde,
cari mi sono gli anfratti
dove si nascondono i bambini,
un letto che appare di notte e
scompare di giorno
una stanza transito
una terra di nessuno
sicuramente non mia
ma neanche di mia sorella
dovevo volare e non toccare
il pavimento appena lustrato
da mia madre; mi hanno insegnato
come non abitare la casa,
come fuggire da essa.

65.
Tra le tenebre e il chiarore
si sosta di continuo
non aggiusto il lampadario
perché mi piace la luce soffusa
irradiata dal monitor del computer
ma ogni tanto ho nostalgia
di una luce chiara e forte
che dissolva le tenebre.

66.
Sto con mia madre
ma da quando
ha ristrutturato casa
senza chiedermi niente
non mi sento più,
non la sento più la casa
e passo molto tempo fuori.

67.
E’ mattina,
già cantato il gallo
è svanita-svenuta
la donna vestita di nero.
Per conquistare la casa
ho perso la mia libertà
ma ho avuto i miei privilegi,
cercasi castello
con genitori inclusi.

68.
La casa dentro in un condominio
e dentro casa
una casetta tutta mia,
camera e bagno solo per me,
la cucina in comune
e va tutto bene.

69.
La casa non parla con me
ma parla di me con gli altri
che fanno visita;
mi ricordo
parolacce e litigi
fughe e separazioni,
che hanno fatto posto
a infiniti silenzi e tanto odio
ma sento
la riconciliazione vicina
dopo tanto tempo
e il padre ritrovato
sento di rivivere e di respirare
senza catene
per sentirmi viva.

70.
La casa
poco per volta
resa inabitabile
ristrutturando
mi trovo allergico alle vernici,
i fili elettrici
mi fanno inciampare
e passo dall’agio al disagio
a fasi alterne
fantasticando sul cuscino
che meno male
è anallergico
cosi gli acari non fanno festa.

71.
Timore e curiosità
per le cose del passato
apro la porta e
brivido, mi investe il tempo.

72.
Alle quattro, quattro e un quarto
sento il gallo che canta
e i bambini che piangono.

73.
Alle tre del mattino sono sveglia
e prendo il caffè
ascolto i suoni e i rumori
del risveglio del mondo,
sbadigli, rutti e petti
che se ne vanno nel tinello
come mio marito
che se ne andò
quando scoppiò la malattia
non riuscivo più a essere madre di mia figlia.

74.
Case murate,
gente che sparisce
e desolazione in borgocina
e l’associazione che fa?
Condomini con la torta in mano,
ti spaventano
o ti aiutano ad ambientarti?
Quando ero isolato
nessuno è venuto a cercarmi!

75.
La malattia in casa mia
non è mancata mai
ma esistono anche i miracoli.

76.
Sradicato andavo alla ricerca
Di un vaso e un po’ di terra
A casa mia, pieno, di notte
vedevo il poltergeist,
trasformazione
delle mie esperienze sensoriali.
Sogno ad occhi aperti
un gatto nero
ma è solo un guanto

77.
Vivere da soli
fa venire la tentazione
di parlare da soli
la vicina mi dice
che anche le mura hanno orecchi
e allora resisto:
se mi viene voglia
di parlare da sola
canto.

78.
Ho letto lo stradario:
mi è venuto in mente
che abito il mio corpo.
Per me questo è un luogo amico
ma devo fare una ginnastica
per abituarmi.

79.
Cosa devo dire…
la solitudine è quando uno
si sente solo,
senza parenti o amici,
ma io anche così non mi sento solo
a casa non mi sento solo
perché c’è la televisione,
né al supermercato
né in autobus.
Non c’è verso in questo mondo
di sentirsi soli!

80.
Una sfera onirica molto abitata
non protegge da solitudini
in cui si cade come un sasso
senza paracadute.

81.
Mi succede che mi sento sola
in una folla di gente
e mi ritiro.

82.
Ma da soli la solitudine
non si combatte
devo bussare ai vicini
o mi salva la radio.

83.
Fra sé e gli altri
distanza siderale
costretta a convivere con la famiglia
e la paura di rimanere sola e isolata,
dimenticata;
se non c’è mia madre
chi sta con me?
Meno male che ho il senso dell’arte

84.

Sono discesa, rintanata a casa
come in un porcile
non aprivo a nessuno
c’ero e non c’ero
iniziata a risalire, me lo sento
o su o giù
sto reggendo cercando di mangiare bene
il titolo “il serpente imbalsamato”.

85.

In famiglia siamo in tanti, tante sorelle
hanno fatto il passaggio di proprietà
volevano la casa
dicono: non hai diritto di intendere e di volere
non mi considerano
ma alla fine
mi hanno chiesto scusa

86.
Tema scottante
io non mi posso sposare
avere figli
non me lo permettono
avere una casa
una propria famiglia
obbligano all’aborto
un pregiudizio

87.
La casa, una casa macerie
il terremoto può dare una mano a dimenticare
i trecento morti annegati,
un esodo pazzesco

88.
Ritornando a casa dal esilio
ho dimenticato la dentiera,
un viaggio di sola andata.

89.
Abituare la distanza,
abitare la distanza e
per soffitto avere il cielo con le nuvole:
da Mente Locale a mente spaziale.

Il Laboratorio urbano - Mente locale è un laboratorio relazionale e di comunicazione promosso da pazienti e operatori del Centro Salute Mentale e del Centro diurno di C.so URSS 220 del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 10.00 alle 13.00 circa. Chi vuole sapere di più può scrivere a: laburb@libero.it

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