Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




giovedì 24 novembre 2011

Sull’eternità, l’abbandono e le dipendenze

Mente locale 22-11-2011
Sull’eternità, l’abbandono e le dipendenze

Dall’eternità
fuori dal tempo
nella dimensione ultraterrena
dove l’eterno riposo
cerca l’amore eterno,
scendo nella città effimera
dove vittime
e ragni spogli
rimbalzano su muri di gomma
e gridano vendetta.

Seguo quattro principi
di cui l’ultimo è
“ciò che è finito è finito”,
gettato nel pozzo
per cercare la luna

apro la finestra
per aerare la stanza del crimine
dalla puzza dell’esistenza,
aprire le finestre
e chiudere le ferite,
chirurghi, architetti e psichiatri
disegnano
corpi, case e anime
sterilizzano
e contrastano
l’invasione degli alienati.

La follia è una variante del genio
destinata al fallimento,
disarmonie e intelligenza sprecata,
matrice bucata,
rifletto sul cammino
vicino al camino
cura e abbandono,
un fiocco di neve
non cade mai
nel posto sbagliato,
io seguo i 25 comandamenti
per smettere di bere,
consapevolezza del dolore
in dodici passi
fumando undici sigarette,
divagazioni machiavelliche
dove la dipendenza dalla madre
è ugualmente pericolosa
della dipendenza
dalla bottiglia,
dipendi poiché ti piace
a non dover decidere.

Vorrei tornare alla mia patria,
al Salvatore Santo e
abbandonarmi alla morte,
per fuggire alla morte
cerco le dipendenze,
mi rassegno alla fede
mi abbandono a dio.

Una volta il barbiere
faceva il chirurgo
e il chirurgo il barbiere,
e tutti due
fanno il pelo al corpo.

Abbandono e controllo,
abbandonarsi al amore,
sentirsi abbandonato,
mi abbandono e mi lascio andare,
abbandonare le regole sociali
mi abbandono alle dipendenze,
soli e abbandonati,
abbandonare le difese,
abbandono le difese e
mi affido a…….

giovedì 17 novembre 2011

La follia del jolly, crisi, memoria e oblio della natura.



Sono matto
son'contento
organizzando
riunendo
responsabilità,
l'orgoglio matto
fa una street-parade.
Nelle carte napoletane
la matta
è la lucente,
splendida
tutta cultura e ideali
tra pin-up e call center
tutte le carte sono in gioco
e la matta vince.

Uscire pazza
di gioia
come far uscire il matto
dal mazzo di carte,
bisogna però
fare attenzione
al jolly.



Rimettiamo la matta nel mazzo
bisogna inventare
strategie per i soldi e per la vita,
un festival della follia nella città
torna il caffè basaglia.
Soffro di bipolarismo acuto
montagne russe
mascheramento e disagio
ma io ne sono orgoglioso.

Si sente la mancanza di Gino,
sintomo vitale,
nel paese della bellezza
regna l'oblio della natura,
della pianta originaria,
la natura è la memoria dell'uomo
come il seme ha la memoria dell'albero,
chi non semina non raccoglie
lo scavare del vento.

Crisi, memoria e oblio
meglio fingersi acrobati
che sentirsi nani,
difendi la tua idea
a trecento a l'ora
su una macchina rossa
tra sogni e guardiani,
acrobazie ideali
e memoria profonda
di misteri esoterici
officiati da nani acrobati.

Tempi e metodi della crisi,
mi ha mandato in crisi 
il non funzionamento,
la matta vince
perché scombina il gioco,
la follia del jolly
produce
crisi esistenziali congenite,
l'oblio della storia
conduce a buchi neri spaventosi
barbarie olocaustiche
dove la madre
può perire
prima di portar in essere il figlio,
e quest'ultimo
fugge nella saga di Mimi Aiuwara
dove fa il matto che ama,
un jolly versatile.

Sono in crisi,
mi sono persa
vado in mezzo alla natura
per riconcigliarmi
e fare un anamnesi del proprio essere,
buttare il corredo degli stereotipi.



Crisi, confronto e competizione
l'oblio uno strumento
per ammortizzare la realtà,
mago Merlino
manda il gufo Anacleto
a spiare gli umani,
 per non diventar uomo
divento un asso di bastoni
ma forse è meglio
un Jack di fiori,
mi sento fuori norma
voglio sempre essere
donna di cuori,
non mi piace
nessun altra carta.


Crisi internazionale
e memoria genetliaca
mi affido a Lete
il fiume della dimenticanza,
la crisi
deriva dal disadattamento,
nessuna casella sociale
adatta a me,
la memoria che fugge
e lascia posto
al oblio dei ricordi,
mi piacerebbe essere
il settebello
e fare festa.

Io sono il tre di denari
la sesta carta
una carta normale.

Io sono fuori dal mazzo
o jolly
o due di briscola
presente assente
distaccata da tutti
con l'anima assente
io non ci sono più
esistono solo gli altri.



Oblio totale
cervello spento
voglio essere
sia nano
sia acrobate
voglio essere tutto il mazzo,
un jolly cosmico.


venerdì 11 novembre 2011

Fiume in piena

OGNUNO A MODO SUO
(Ci sono solo io e sono un fiume in piena)
Mente locale 08.11.2011


La rivendicazione psicotica
del Mad Pride,
una grande cavolata
al cavolfiore.

Nascondersi vuol dire
farsi giudicare.
Giù la maschera,
lontano dalle apparenze.

Esistono lontananze chilometriche e
lontananze mentali,
e a piedi col tram.

Il centro diurno
è come un parcheggio,
ecco perché non
entro nel cerchio.
Non accetto la violenza,
ma ci sono e ascolto.
Esiste il rischio dell'etichettamento
e lo temo.

Il parco mira alla conservazione
del paesaggio naturale.
Gran Paradiso,
Parco del Circeo e
quello dello Stelvio.
La lonza con l'Asperger,
un tipo di mustelide cànide.

L'apertura trasversale
abbassa la solitudine
e prova ad unire.
Sentirsi pazzi per un giorno,
e togliersi i giudizi degli altri e,
soprattutto di noi stessi.

“Se mi dici che sono matto
ti do un calcio in faccia!”
“Vedi allora che sei
proprio pazzo...”
La reazione degli altri
non è stata così stigmatizzante,
era la mia reazione con me stesso
ad esserlo.



Sul campanile si legge
“Ognuno a modo suo”,
perché
“da vicino nessuno è normale”.
La normalità è un parametro
della nostra società.
Siamo così dopo millenni
di storia di evoluzione.
Ma resta la paura del diverso.

Il sangue è lo stesso per tutto il mondo,
cambia solo il gruppo sanguigno.
Il razzismo, il sessismo,
la bisessualità e la transessualità.
Michael Jackson aveva la vitiligine.
Il gay è differente dal matto
e dal disagio mentale.
Sotto le coperte si fa quel che
si vuole, ma a parole siamo
tutti bravi a dire:
“Difendiamo il malato psichiatrico..”.
La realtà è un'altra cosa.

Rispetto e accettazione.
E' il pregiudizio verso il pazzo
che dave essere curato
dalla medicina.


Della psichiatria si diventa dipendenti
e forse in quella identità
si finisce col rispecchiarsi.
Non so dove nasce la pazzia.

La follia è non capire
se il rumore mi arriva da fuori
oppure
sono io che lo sento.

Un direttore di banca
non sa cambiare un tubo del gas
e se io so farlo
non so se mi viene riconosciuto.
Se mi arrabbio, ho un NAS.
Se ho un disagio che viene tradotto,
allora questo si attenuerà un po'.

Tutti devono accettare un po' di fatica,
ma non riesco a ricordare come
funziona il cuore.
La differenza fra patologia,
delinquenza e onestà.
Non mi ricordo qualcosa,
quindi sono pazzo.
Quando non trovo qualcosa,
dovrei staccare e fare Mente locale.
La diagnosi è
“perfettamente ingenuo”.

Come si gestiscono
i conflitti e la rabbia accumulata:
suono a Mauro e
al citofono lo mando
a stendere.
Il mondo è una tempesta
con delle sabbie mobili e
l'ambulatorio è una delusione.


Ci sono solo io e
sono un fiume in piena.
Il mio cervello si
pone troppe domande,
infatti è liquefatto.
Mi lamento, sono indisponente
e non faccio niente.
In questo momento ci
vuole la fiducia degli altri.








venerdì 4 novembre 2011

Porti, parchi e rabbia

Porti, parchi e rabbia.

La colpa dei padri
sommata alla colpa delle madri
generano il distacco necessario
per fuggire dalla
umiliazione perpetua
e dai tradimenti perenni,
la rabbia verso se stessi
è una vecchia sindrome,
antica quanto l’ansia;
qualcuno ha coperto il culo del diavolo
che ha la faccia come il culo;
Tasmanian style altro che Prada.
Vado a vedere i treni che fuggono
cosi non mi sento solo.

Il sacro è folclore,
è ciò che va difeso,
sacra la vita
per uno si
per l’altro no,
sacro il tempo
sacrosanto il diritto
di stare da soli,
ma essere soli, NO.

Tra ANSA e ansia
c’è potenza sacra,
conduttrice delle forze
del sacro e profano.

Non si tollera il malessere
siamo alla ricerca perenne del rimedio
qualcosa da sacrificare
come 15 gocce di EN;
faccio fatica
ad accettare il pensiero del altro,
il sacro e la sofferenza
sono clandestini.

Ho paura di quello che posso essere,
un vampiro-vegetariano,
l’ignoranza il più delle volte
è salvifica.



Porti,
manovre di navi
attesa nella rada
porti interni
e canali navigabili,
tempeste escluse
commerci trans atlantici
nel porto azzurro di Empedocle
porto nelle nebbie
e fronte del porto,
voglio un porto psichico sicuro.



Poesia o grido d’aiuto?
Ombra, vento e disperazione
pensieri rallentati
capace di fare niente
paura di essere giudicata
sensazione di fallimento
avevo dieci anni
e già il senso di fallimento
era presente
come senso di esclusione
angoscia permanente.

Dalle due di notte
che parlo da solo,
doccia e due caffè
non riempiono il tempo della vita,
richieste della vita
richiesta del corpo,
gesti utili per rispondere
alle richieste fondamentali
che se fallite
inizi a parlare da solo.

I limiti,
angosce esistenziali
solo scrivendo
riesco ad andare oltre,
la solitudine porta l’angoscia
è come la pioggia
che va accettata
fortunato se trovi un ombrello.



Parchi,
alberi ad alto fusto e
dimore principesche,
dalla Pellerina alla Tesoriera,
passando per Rignon che si arrampica
sul parco di Leopardi
dove regna il pessimismo verde.
Nei Campi Elisi,
isola dei fortunati,
riposano le anime
che migrano da Hyde Park
perché Parigi è meglio di Londra,
le anime cercano un luna park
o uno zoo per riposare.


Lancio una dedica a tutti
anche a Mauro
che ha sognato
uccellini schiacciati dalla merda,
mente sveglia dove
la speranza fa fatica
a trovare la sua strada,
ci vuole un coraggio interminabile,
le canzonette e le poesie
segni di un amore unilaterale e seduttivo,
amore che verrà.

Chiuso in una bolla d’oblio
per smettere di pensarti,
sapore di vento
e di pioggia lieve,
un mondo inquieto dove
violenza genera violenza,
rabbia sul fondo del barile,
ed ecco di nuovo i vandali a Roma,
inglobati dalla televisione
io sto con gli anarchici e contro le banche
mi dispiace per le macchine dei poveri
ma non per quelle dei ricchi
guerriglia psichica e
istigazione alla violenza,
spettacolo e cibo,
panem et circenses le loro armi,
e le nostre?
La nostra rabbia.