Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




venerdì 19 settembre 2014

Bradipo Reporter, Beckwith to the future



Hai presente il bradipo? È un piccolo mammifero che vive nell’America del Sud, se ne sta tutta la vita attaccato al suo albero e non c’è niente che lo smuove.
Ecco, c’è un gruppo di bloggers che ne hanno fatto il loro simbolo.
Perché? Se lo vuoi sapere digita www.bradipodiario.blog.tiscali.it è il loro indirizzo informatico.
Be’, sì, sono bradipi evoluti. Qualcuno, nonostante la riprovazione del branco, si spinge addirittura su Facebook, lo trovi alla pagina www.facebook.com/bradipodiario
Vai a cercarli tu, se la proposta ti incuriosisce, perché se aspetti che si muovano loro…
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Bradipamente buon tutto.




Bradipo Reporter 
Beckwith to the future

Come molti lettori di Bradipodiario sanno, alcuni redattori fanno radio. È stato proprio durante una piacevole chiacchierata in centro a Torino che grazie al mio amico bradipo Giuseppe ho saputo che a Torre Pellice stavano allestendo una mostra che ricordava e festeggiava i 30 anni di Radio Beckwith Evangelica a cui partecipiamo, vedere sotto il menù Noi E la Radio. Così mi son detto: perché non organizzare una gita con la redazione diSegn/Ali? Già, perché no? Allora ho lanciato l’idea ai miei compagni, e siccome nel frattempo ad agosto ci siamo visti spesso con un altro gruppo, quello del Laboratorio Urbano Mente Locale, nostri ospiti più volte in radio e compagni della rete del Circolo Poetico Urbano Orfeo, la comitiva si è allargata. È nata così l’opportunità per una scampagnata che ha consentito a noi tutti di liberarci autonomamente e spontaneamente del solito clima cittadino, per un pomeriggio in un’altra aria, in un altro paesaggio, con un’altra atmosfera e un altro spirito. Una soddisfazione proficua per «fare gruppo» che suggella un periodo estivo nel quale l’intensità delle relazioni e degli stimoli tra i partecipanti di queste realtà sono aumentate, dando nuovo slancio progettuale. Sono gruppi e realtà che operano con una particolare attenzione al mondo del disagio psichico, ma che partendo da questa dimensione toccano e trattano trasversalmente pensieri e idee che coinvolgono chiunque.

Non occorrono patenti di alcun tipo per parlare di espressione di sé, del proprio vissuto, delle esperienze dolorose, come di desideri; nell’affrontare un percorso di rivendicazione dei diritti e delle autonomie nell’uso di strumenti di cura di sé; per portare tutto questo in una dimensione poetica, in un’arte di vivere che invece superi proprio le etichette che le gabbie reali e metaforiche della società ci consegna e impone. E allora sai che c’è?, si va tutti allegramente a Torre Pellice, a passare un bel pomeriggio insieme, nell’aria buona, chiacchierando per ribadire le proprie necessità, per immaginare e progettare, e per scherzare e divertirsi. Ed in effetti il posto è bello, c’è un’atmosfera di pace, ci si avvicina a nuove conoscenze, nel cuore della comunità valdese. La mostra ripercorre la storia di un gruppo di appassionati, fa emergere la capacità artigianale come i ricordi. Risalta l’importanza di certi temi su cui Radio Beckwith si è sempre concentrata quali la tolleranza, la buona informazione, la dimensione comunitaria del vivere, le specificità culturali e minoritarie, e la disponibilità a creare momenti di condivisione e opportunità di libera espressione, come è capitato a noi di Segn/Ali un paio di anni fa. Senza dimenticare la buona musica.

Tra foto d’archivio, ricordi personali, tracce di eventi importanti, oggetti e ricostruzioni degli studi radiofonici, ascolti della stessa storia di Radio Beckwith che arrivano fino alla messa in onda del giorno stesso, si ha proprio l’impressione di un ritorno al futuro. Perché se da un lato la passione è immutata, è bello vedere come un’iniziativa davvero spontanea e artigianale abbia raccolto consensi e adesioni, e sia diventata un punto di riferimento importante e in crescita non solo per le valli abitate dalla comunità valdese, ma per tanti radioascoltatori, in Piemonte e non solo. E dopo la mostra, un gelato ed un caffè – e una bella sigaretta, per chi fuma – siamo andati a fare una sorpresa alla sede di radio Beckwith, a Luserna. Già, una sorpresa perché mica li avevamo preavvisati… volevamo ribadire un po’ il concerto del «bello della diretta», anche se Segn/Ali Radio va in onda registrato. Ed è subito chiaro come ci sia voglia di mantenere e anzi approfondire l’uso dello strumento della radio, per diffondere «lo sguardo della follia sulla realtà» in modo sempre più poetico e partecipato. La mostra Beckwith To The Future è stata prorogata fino al 30 settembre, dopodiché diventerà itinerante. Per saperne di più consiglio di aggiornarsi sul sito dei 30 anni della radio. 

 Enea Solinas


mercoledì 3 settembre 2014

Un uomo dagli occhi rotti, sull'arte di Cosimo Cavallo



l'11 Settembre 2014 ,

 presso la Galleria Rizomi,
 in via Sant'Agostino 8, 

la mostra su Cosimo Cavallo. 

"Un uomo dagli occhi rotti, sull'arte di Cosimo Cavallo" 

Sarà pubblicato, in quel contesto, un catalogo
scritto da Luca Atzori e introdotto da Roberto Beneduce
ecco alcune anticipazioni. 

 "Viviamo in un grande ospedale chiamato occidente,
dove ogni percorso conduce alla moneta.
 Questa condizione ci porta a limitare i nostri passi
sopra sentieri miseri, brevi.
Pensiamo al nostro pianeta.
 È vasto, ma ci muoviamo in massa sopra punti ristretti,
 avanti e indietro,
tutto per rimanere confinati entro quel territorio.
Tutto perché abbiamo paura di perderci.
 E abbiamo ragione.
Senza quei sentieri ci perderemmo e
nessuno di noi lo vuole.
Ma ci sono sentieri più vasti da percorrere.
Sentieri dei quali non possiamo essere coscienti,
 perché se lo fossimo, forse,
 qualcuno chiamerebbe i carabinieri.

Questo art dossier non è dedicato solo a un artista,
ma soprattutto a un mistico nostro contemporaneo.
Si chiama Cosimo Cavallo, alias Fabio Elettroni.
È nato a Torino nel 1968 ma ha origini pugliesi, di Taranto..."

"Capita spesso di incontrarlo per la strada.
Lo si nota per la sua abitudine a gridare nel vuoto,
rivolgendosi a personaggi invisibili.
 È barbuto, porta sempre una camicia haiwaiana.
 Ha lo sguardo profondo.
Somiglia a un patriarca antico-testamentario
(così come possiamo immaginarcelo).

Lui si definisce un buddista. Lo intende in senso antico. Iniziatico.

A vent’anni è stato “salvato dai surrealisti”.
Il tutto poi è sfociato in una tesi presentata all’accademia delle belle arti
sul concetto di superficie nel cinema di Fellini.
 Un innamoramento (senza cuore) il suo,
 per la falsità."

"Lezione di Cosimo Cavallo su Max Ernst:

Ho comprato una coppetta di vecchio zinco
che ho chiamato il calice di cristo.
L’origine colpibile dell’affetto che è l’amore.
Quando abbiamo a che fare con Max Ernst
abbiamo a che fare con un artista strano.
Per capirlo dobbiamo essere stati scelti
come esseri creati per Dio.
 Increati fattori esistenti.
E poi dopo Dio si arriva a chiacchierare.
E prima di Dio esseri morali che
 hanno chiesto alla Signora Vergine
“cammina te che cammino io”:
le moltitudini..."

"Cosimo stesso intuisce il potere istituzionale dei significanti, infatti si riferisce costantemente ad essi per trovare orientamento, in quanto rappresentano la reazione all'Altro, ovvero l'attività dell'inconscio come luogo di eterogenesi dell'accadimento. “Sede della blasfemia” ama chiamarla, origine del trauma come atto incontrollato di cui rendersi colpevoli per poter meglio conservare l'ambiente, così da permettersi costanti atti di inaudita Violenza Culturale..."

"In Caravaggio
ama il sacro che
si manifesta attraverso la luce
(esempio lampante ne è la vocazione di San Matteo)
dove l’effetto d’ ombra
segna sempre la presenza
di situazioni reiette,
 rese incantevoli
attraverso la fenditura
che rende visibile, fra i colori,
la soggettività estetica dell’artista milanese.
In Rembrandt ama il suo “buddismo”.
Il suo restare nell’ombra
come a fondersi con essa,
e così agire, facendola agire.
Un buddismo dove
per districarsi
bisogna muoversi
attraverso il caos e l’angoscia.
Rembrandt come artista
che accetta l’angoscia e non le da tregua.
Grande
 per la sua mancanza di consolazione. (...)"

" In Duchamp ama il calcolo."

Tratto da "Un uomo dagli occhi rotti" di Luca Atzori