Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




sabato 31 maggio 2014

Lettera dall' OPG

Ospedali Psichiatrici Giudiziari italiani: una lettera.
31 maggio 2014      
Alla Madonna madre di tutte le Madonne, A mia Madre (che dove sta non oso sapere) e alla Direttrice di questo OPG, Madre di tutti noi ricoverati e detenuti e ospiti speciali.

Cara Direttora, mi chiamo Domenico Andreozzi di Fu Cosimo Andreozzi. Scrivo questa lettera, io ex padrone di un allevamento da bufala e oggi qua paziente e detenuto speciale. Negli ultimi tempi (tramite l’ascolto delle letture di qualche giornale che i teatranti che convivono con noi qua, dentro leggono ad altri pazienti e detenuti non tanto speciali come me…), ho saputo che questo OPG che feta di piscio (ed è pieno di pane molliccio e ammuffitto nei suoi corridoi, nonostante i ricordi che da piccolo mia nonna Nunziata quando mettendo a fare il pane lo estrapolava dal forno usciva un odore di efflagranza caldo e buono)…questo OPG potrebbe chiuder battente. Se questo OPG, chiude battente, che fine potrò fare io solo in quel mondo lì oltre gli alberi che ci guarda come si guardano gli uccelli chiusi in una grande gabbia per pavoni e altri volatili da compagnia? Come si fa, per me che non ho moneta sonante né una impresa agricola come quella che mio padre voleva lasciare in dote a me -quando poi la lasciò a mio fratello Alfonso- dicevo come si fa a farci l’abitudine alla mancanza delle cose prime che servono, come la carta per il bagno e l’acqua pulita e fresca da bere e un televisore funzionante come quelli che adoperavano per i pazienti in quel carcere dell’Altra Italia. Un altro luogo assai reclusivo in cui sono stato prima di venire qua in mia terra del sud? Qualcuno qua, (come potreste apperorare teleguardando i films delle riprese delle macchinette che ci spiano notte e giorno per far sapere alle guardie che lavorano qua cosa veramente facciamo) di tanto in tanto ci chiama per curare i fiori, le piante e gli arbusti del giardino di questo grande posto. Però, essendomi riconosciuto il mio impegno vero, non ho mai moneta sonante da spendere per le sigarette, o altro necessitamento da acquistare. Non mi pare bello, né cortese, forse neanche giusto per assoluta verità. Da come risulta nelle cartelle da me firmate per presa visione e da voi addepositate nei vostri grandi stanzoni sanitari, io soffro di un problema di calcoli renali e vanto un solo rene ancora funzionante. L’altro mio rene se lo sono mangiati i cani dei dottori della sanità o- secondo mie fonti secrete- lo hanno venduto a chi gestisce cose strane da vendere a ogni costo per cifre ipermiliarcidiarie. Io, da quei signori che vendono cose strane e che voi Direttora ben conoscete, vorrei comprare un grande palco per i bravi teatranti che spesso ci fanno visita e poi vorrei un rotolo di Francobolli a metro per scrivere e mandare a partire tutte le lettere da far leggere a chi finge di non avere luce negli occhi. La luce, cara Direttora, qua dentro manca assai. Fuori, nel mondo che mi conosceva come bufalaro-allevante, la luce della mattina e quella del fuoco notturno vicino cui mi addormentavo mentre molavo il coltello (e le asce) che si usavano per i lavori di campagna, ebbene la luce sapevo cosa era e cosa non era. Qua, fra queste stanze fredde e buie e mai addobbate con colore, io sento che pure i miei occhi perdono la luce. Pure i serpenti che sono animali cari al diavulo strisciano, ma possono stare certi che nessuno smonterà il loro mondo naturale. Qua, se smontano questo mondo non naturale, io penso che finiamo da qualche altra parte. Sicuramente non nelle case che io per primo ho abbandonato quando facevo miglior vita.  In breve – solo nel finale e senza alcun inchino ma che non si legga questa mia missiva come una minaccia assoluta- domando A LEI DIRETTORA alcune richieste:

-Per quale causa lavoriamo tanto e non sempre prendiamo moneta sonante come previsto da legge?

-Le visite mediche particolari e speciali hanno un tempo o arrivano quando fa troppo freddo o troppo caldo?

-La pasta che ci date, prima delle medicine, è sciacqua e poco salata perché così richiede il medico?

-Le guardie che lavorano qua dentro da chi sono controllate se loro controllano noi dormienti fissi e pazienti quando le notte e i giorni e albeggiamenti e tramonti siamo sempre circondati da mura?

Infine, consiglio sulla mia eventuale dipartita in caso di prolungamento aspettativa di morte rispetto ad altri pazienti e detenuti che hanno preso scorciatoia e di cui poco parlate ai teatranti e ai pochi che fanno visite qua: Io, medicine potenti che mi stordiscono, non vorrei prenderne più assai e per sempre. Però, se dolore deve essere questa vita qua dentro non voglio morire di volontà mia come alcuni ospiti speciali che hanno posto fine alla loro vita. Preferensi morire di morte da sonno letale. (lì, nel sonno letale, tutto pare davvero quaieto. No infernale come questo paradiso che mette in moto il lavoro da moneta sonante per lei e per tutti quelli che come lei stanno qua ad auscultare anche i nostri battiti interni).

http://terranera-mareblu.comunita.unita.it/2014/05/31/ospedali-psichiatrici-giudiziari-italiani-una-lettera/

martedì 27 maggio 2014

Rifugio urbano in movimento





RIFUGIO URBANO
Un delirio mi(s)tico

A Mente Locale non si mangia sempre,
ma quando si mangia si mangia bene…

Il Rifugio Urbano è una delle stanze della città. 
Una stanza per chi non trova spazi, 
ha perso di vista la propria stanza, 
si sente sempre in una distanza.
 Il Rifugio Urbano è anche una città di stanze diverse,
 fatte di spazi e pazzi e pezzi di vita che s’incontrano, 
s’incrociano, si intrecciano, vivono e convivono assieme. 
In ogni stanza c’è almeno una persona, 
che dentro di sé ha una mente piena di stanze, 
con all’interno altre persone, 
che a volte arrivano al Rifugio Urbano e dicono: 
«ci sono anch’io». 
Alcune dicono anche: 
«mi ero perso, mi avete ritrovato! Non credevate, eh?»

Ogni persona dà una mano all’altra, 
ma non si può mai dire se tirerà o spingerà, 
se darà una pacca sulla spalla o una carezza, o 
se vorrà essere (ri)pagata. 
La presenza è una bella moneta di scambio, al Rifugio Urbano.

Bisogna sapere parlare anche senza le parole. 
Compi un gesto! Riempi un vuoto o svuota un pieno.

Hai una poesia nella Mente? Liberala!

Al Rifugio Urbano qualcuno denuncia inappetenza, 
qualcun altro ha un’eterna fame, e
 vuole essere ascoltato, accolto, e vissuto anche da altri.

C’è chi preferisce scottarsi, e chi vuol cuocersi a fuoco lento…

La prima stanza del Rifugio Urbano 
è una stanza che non si capisce subito che è una stanza; 
è un po’ dentro e un po’ fuori: 
è la stanza di Mente Locale.
Il gruppo di Mente Locale sta cercando di fare ordine nella propria stanza, 
e ha bisogno anche del tuo Caos. 
Nella Stanza di Mente Locale ci si accoglie, 
ci si parla se si ha voglia, 
ci si scambia una presenza, 
si costruisce un’esperienza.
Nella stanza di Mente Locale ci si confronta sulle proprie esperienze, 
ci si conosce, ci si rapporta. 
Ciascuno può fare della propria esperienza un’autentica risorsa per gli altri, 
e può prenderne un po’ di quelle degli altri. 
Spesso accade che alla fine ci si senta anche troppo pieni
 – di emozioni e di parole e di gesti che risorgono – 
e ci si sente in un labirinto.
 Ma poi si fa Mente Locale e il labirinto diventa un mappa, 
un’intera città (e forse di più) a nostra disposizione. 
A cominciare dalla città di stanze del Rifugio Urbano.

Diritti di cittadinanza:
 ricordatevi che i diritti di cittadinanza non vanno da nessuna parte
 se non si riesce ad accogliere nella città. 
La città (civiltà) è la porta dei diritti di cittadinanza,
 e i diritti di cittadinanza sono i passaporti per la città. 
Tutti dovrebbero avere con sé questi passaporti.

Non bisogna abbandonare la città a se stessa, 
altrimenti il viaggio finisce prima di incominciare.

Non bisogna abbandonare l’abbandono a se stesso, 
altrimenti la città non potrà viaggiare.

La città è una nave che solca il mare del tempo, 
che tutto abbraccia e colma;  
è un’illusione pensare che siamo abbandonati, 
stando in questa cosiddetta città civile.
Forse è la città civile che è abbandonata.
Se ti senti abbandonato a te stesso,
 forse hai solo bisogno di tempo.
La città è un Titano,
 come Kronos-Saturno, 
donatore di tutte le misure.
Se non ti occupi un po’ della città, 
la città si occuperà di te; 
comincia col sentirti presente, 
accenta un presente, 
facciamo un regalo: 
troviamo una casa nella città, e
 cominciamo a trasformare questa cosiddetta città civile!

Quest’oggi mi sono sentito un po’ saturnino, al Rifugio Urbano.

Al Rifugio Urbano ci si occupa 
delle periferie del condominio psichico.
Tutte convenzioni! Troppi impegni decisi da altri! 
Pensieri che mi sono stati affidati, 
ma non mi interessano fino in fondo. 
Il mio essere è più profondo:
 il mio inter-esse(re) ha bisogno 
di riscoprire ciò che sta nella periferia del mio condominio psichico.

Ah! Le riunioni condominiali: che noia mortale!
Al Rifugio Urbano, a cominciare da Mente Locale, 
si compiono però dei riti latenti, 
si farfuglia nel silenzio, 
si dà spazio, nell’inferno, a ciò che inferno non è.
 Ci si riappropria della polvere accumulata negli angoli, 
negli scantinati bui e nelle periferie dei nostri condomini psichici.

Sì, ma non so se ci riesco, o se ne ho voglia!
Nella periferia del mio condominio psichico c’è un gelo latente.
 Il timore di confrontarmi con gli altri:
 mi state chiedendo di occuparmi di ciò che più mi preoccupa, e mi blocca.

Se non ti occupi del tuo condominio psichico, 
sarà la città a occuparsene.
Il gelo latente è un buon inizio: 
un’immagine efficace da mettere un po’ più al centro del nostro condominio, 
quello del Rifugio Urbano;
 l’inizio del tuo discorso, è la tangente del tuo Cuore-Io.

A Mente Locale non si mangia sempre, ma Quando Si Mangia Si Mangia Bene!

Mi sento confusa, non riesco a fare Mente Locale! 
Preferisco alzarmi e giocare col cane.

Mi sento bloccato, intontito dai farmaci. 
Vorrei diminuire la dose.

Occorre trovare delle buone combinazioni
 d’idee e di risorse per consegnare qualcosa di sé agli altri, 
e avere in cambio qualcosa di soddisfacente.

Pharmakon sta per medicina, ma sta anche per veleno.

Dovremmo riuscire a trovare la giusta miscela 
d’idee e di risorse 
per trasformare il veleno in medicina, 
per trasformare la terapia in cura.

La vera cura è dentro di noi, 
ma da soli non riusciamo a vederla.
I soli non bastano: 
ci vogliono anche le lune.

Però ho smarrito la chiave del mio essere. 
Puoi ripetere, prego?
La ripetizione aiuta, 
ma non dev’essere ossessiva.

Spero di riuscire a dormire stanotte!

Bisogna poter usufruire di un ordine del possibile, 
per cominciare a chiedere l’impossibile.

C’è una stanza che sta in più stanze, al Rifugio Urbano; 
è la mia idea per aiutarsi a fare ordine: è l’Informa Matti– 
lo chiamo così ma possiamo dargli un altro nome. 
All’Informa Matti ci sono le proposte per provare ad essere più curiosi.
 È un po’ come un Informa Giovani però per i matti, 
e anche per chi non è matto, 
ché un po’ di follia gli può far bene. 
All’Informa Matti c’è una panoramica delle opportunità 
che offrono le associazioni e i gruppi che operano in città,
 nel campo sociale della salute mentale. 
Oltre a Mente Locale, che si ritrova a cascina Roccafranca, 
c’è per esempio l’associazione Arcobaleno, 
che offre attività di scrittura e comunicazione, 
di inserimento lavorativo, di collaborazione creativa, di partecipazione.

All’Informa Matti
 ho avuto il contatto con il centro di psicologi in linea 
dell’associazione il Bandolo.
 Sono stati molti gentili, e mi hanno aiutato. 
Quando però sono andato al Bandolo 
non mi sono trovato bene, 
volevo vedere gruppi diversi.

Bisognerebbe avere anche un’associazione che si chiamasse Il Fuso,
 per fare filare un po’ la lana, 
e  se esce fuori una matassa, 
pazienza: un po’ di matassa ci vuole.

Ho letto su Segn/Ali, le rivista di Arcobaleno: «la pazZienza è la virtù dei folli!»

Al Rifugio Urbano 
ho trovato anche la possibilità di buttare fuori la mia amarezza: 
psicovomito tenuto nello stomaco per troppo tempo.
Meglio psicovomitare un poco che sentire un’ulcera permanente.
Riflusso GastroUrbano, più che Rifugio Urbano.

All’Informa Matti, 
all’interno del Rifugio Urbano,
 ho avuto la possibilità di risolvere alcuni problemi personali, 
tramite il servizio di Matti a Cottimo della Sveglia, 
la rivista di MadPride che ho trovato al Rifugio Urbano.

Al Rifugio Urbano 
mi son preso nota delle date degli spettacoli teatrali di MadPirde. 
Trovo che i matti di MadPride 
siano completamente fuori di testa e 
che talvolta recitino meglio fuori palco 
che non sul palco. 
Ma distinguere l’uno dall’altro forse è un esercizio assurdo…

Al Rifugio Urbano ho scoperto di avere 16 fratelli e 19 sorelle che non conoscevo.
Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, aiutaci tu!


All’Informa Matti mi hanno dato l’indirizzo del Caffè Basaglia,
 che avevo sentito nominare tante volte, 
ma non avevo capito dov’era. 
Al Caffè Basaglia ho potuto seguire degli interessanti incontri 
sul futuro della salute mentale. 
Ogni tanto c’era troppo futuro, 
mettevo in pausa e 
andavo al bar a farmi una bevuta con gli amici.

Il Rifugio Urbano fu galeotto. Lì ho conosciuto il mio amore.

A Mente Locale non si mangia sempre, ma QUANDO SI MANGIA SI MANGIA BENE!!!

All’Informa Matti mi han detto che a Chivasso, 
c’è la cooperativa CLG che fa musica insieme agli alberi e al vento.

All’Informa Matti 
mi hanno detto 
dove poter ascoltare la trasmissione Segn/Ali Radio
 curata dalla redazione di Segn/Ali.
 L’ho trovata molto interessante e articolata, 
e mi ha emozionato. 
Ho scritto loro una e-mail per fargli i complimenti e 
mi hanno invitato a partecipare.

Al Rifugio Urbano ho scampato un ricovero.
Al Rifugio Urbano ho imparato un’arte e l’ho messa da parte.
Al Rifugio Urbano sono entrato nella parte e 
ho dato un senso alla mia esistenza.
Al Rifugio Urbano ho scopeto di avere un talento per la poesia, 
e mi hanno fatto conoscere il Circolo Poetico Urbano Orfeo. 
Quando siamo andati a Grenoble a declamare le nostre poesie, 
ho deciso che là è molto meglio che qua, 
e adesso sto cercando  di realizzare il desiderio di tornarci per viverci.

Al Rifugio Urbano ho scoperto 
che le famiglie che hanno un matto 
sono famiglie speciali.

All’Informa Matti mi hanno informato che,
 se volevo,
 potevo dire la mia esperienza insieme a mio fratello 
partecipando alle attività dell’associazione Insieme, 
che ospita Utenti, Famigliari e Operatori, e 
hanno un giornale che si chiama U.F.O.

Al Rifugio Urbano avvengono scambi sospetti di materiale cartaceo, 
contenenti articoli teorici e deliranti mimetici, 
che non sappiamo se sono stati scritti da gli umanoidi della Sveglia, 
da quelli di U.F.O. o dalla redazione di Segn/Ali o 
di altri giornali altrettanto sospetti.
La sensazione è che le redazioni della psichiatria torinese 
si stiano dando un gran da fare per mischiare le idee, 
al Rifugio Urbano. 
Tenere d’occhio la situazione: potrebbe avere delle conseguenze sconvolgenti…

All’Informa Matti mi hanno segnalato
 il concerto dei N’euro e dei Database Blues Explosion, 
al circolo Passoni in barriera di Milano.

Non so come raggiungere il circolo Passoni. 
Qualcuno mi può accompagnare? 
Non me la sento di andare da sola…
Posso accompagnarti io.
Ah, grazie, non so davvero come ringraziarti. 
Ti farò una statuina.

Al Rifugio Urbano pratichiamo la Teurgia con le statue di noi stessi. 
E gli Déi ci staranno ad ascoltare…
 e le nostre statue irradieranno messaggi telepatici…
 e le voci che sentiremo sgorgheranno dal cuore e per il cuore.

L’associazione il Tiglio ha fatto esplodere la bomba:
 a maggio il Rifugio Urbano era tutto a San Pietro in Vincoli!

Al Rifugio Urbano è passato un dì anche una psichiatra. 
Sembrava molto disorientata e divertita. 
Credo abbia scoperto qualcosa che non conosceva.
Al rifugio Urbano accogliamo gli psichiatri 
che hanno voglia di confrontarsi in modo paritario.
 Anche Atena, 
Dea della Norma, 
era per James Hillman, 
grande alchimista, 
un archetipo con una sua spiccata follia.

Al Rifugio Urbano non si capisce cosa sia la norma. 
Al Rifugio Urbano ci inventiamo ogni giorno delle norme nuove. 
Quindi doniamo alla normalità dei mondi diversi di pensare.

Il Rifugio Urbano è un soccorso fisico, morale e patafisico!

Al Rifugio Urbano ho passato la notte e lì ho visto Ecate, 
Dea Tricefala, 
di donna inquieta malinconica, 
di donna leggiadra e bellissima, 
di donna dotta e saggia. 
Diana degli Inferi, 
Signora della Notte, 
quella notte ti ho conosciuta e 
sono diventata una Maga, 
e ti sarò sempre grata.

Al Rifugio Urbano facciamo magie con intrugli speciali, e carmi fatati…

Hai una Poesia Nella Mente? Liberala!!!

Quanta musica ho scoperto 
dopo che al Rifugio Urbano 
mi hanno segnalato 
concerti, band, scene inedite piene di suono.

Al Rifugio Urbano le mie voci sono state zitte.
Al Rifugio Urbano ho imparato ad ascoltare le voci, 
e non a sentirle passivamente.

Prima di arrivare al Rifugio Urbano credevo che
 «udire le voci» fosse solo un modo di dire. 
Ho scoperto che la follia è una via di conoscenza,
 se ci si aiuta a resistere all’angoscia.
 Mi sono sentito così meno normale, 
non più matto, ma solo più umano, 
prendendo parte ad una Grande Esperienza.

Al Rifugio Urbano mi sono divertito a filosofare in compagnia.
Non capisco molto di filosofia, 
ma tutti quei pensieri mi sono piaciuti, 
perché vedevo che le persone erano felici nell’esprimerli.
Spinoza diceva che l’uomo pensa, 
e constatava così che il pensiero non è riservato ai filosofi, 
ma è proprio di tutti gli esseri umani.
I matti pensano follemente: 
lasciate che il pensiero folle sia pensato dai matti, 
e non pontificate psicologie della follia senza avere provato almeno
 ad ascoltare il pensiero folle della mia mente folle!

A volte penso che stiamo pensando troppo.
 Basterebbe compiere alcuni gesti semplici, 
senza pensarci su: lasciamo sempre qualche sedia vuota, 
così chi arriverà dopo di noi la troverà già pronta per sé.
Sono gesti pensati col cuore.

Empedocle diceva: 
«il sangue che va al cuore è il pensiero.»
 Ma tenete presente che oggi ad Empedocle, 
più che esiliarlo, 
gli farebbero un bel tso, 
tanto gli variava l’umore, 
con tutti i suoi démoni.

La normalità è un punto di vista, la follia è un piano di vista…

Dicevano gli arabi: 
la via più breve che passa tra due punti è 
certamente la linea retta, 
ma non è detto sia la più interessante 
(Elogio dell’arabesco).

Al Rifugio Urbano si collegano i punti di vista con le linee della vita.

Siamo labirinto, minotauro e Teseo.
Ogni tanto a Mente Locale si perde il filo di Arianna.
Siamo sia Dedalo che Icaro, e siamo anche il Sole!

Siamo esseri eliotropici ma amiamo anche l’oscurità.

Ogni tanto Mente Locale ci consegna un filo di Arianna.  
Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, aiutaci tu!

A Mente Locale ho scoperto 
di aver sbattuto tante volte la testa contro il muro: 
la mia mente ha fatto collezione di stelle, 
come nei cartoni animati…
 il mio disastro era pieno di astri!

Al Rifugio Urbano 
mi hanno proposto di andare 
a cascina Roccafranca a fare Mente Locale. 
Ci sono andato e a un certo punto mi sono stufato, 
mi sono alzato e sono andato giocare con il me stesso bambino.

Ho scoperto che Mente Locale è un bilocale, si comincia a fare anche a Piossasco!

Il Circolo Poetico Urbano si allarga e un poco si allaga.

L’Europa è la casa con le case nazionali. 
Se la guardi bene con la coda dell’occhio del sole, 
vista un po’ di sbieco,
 sembra un grande Porto, 
pieno di banchine, moli, valli e fiumi, un nave che solca il tempo… 
una città urbana, piena di rifugi urbani, piena di rifugiati poetici.

Napoleone Bonaparte diceva: «la geografia è già un destino».

Al Rifugio Urbano
 sono venuti quelli della comunità Il Porto di Moncalieri, 
e hanno affisso gli inviti: 
a settembre ci si ritroverà tutti 





per un nuovo raduno del Circolo Poetico Urbano Orfeo.

Hai Una Poesia Nella Mente? LIBERALA!!!!!

Manifesto poetico militante dell'arte di vivere
rifugio urbano realizzato
redatto dal Maestro di vita

Enea Solinas

che abbiamo la fortuna e la grazia
di avere come compagno di strada!
MrLaburb











venerdì 23 maggio 2014

occupazione di via gorizia




Torino, 19-20-21 maggio 2014

Torino Mad Pride
Resoconto di un'ccupazione

Abbiamo occupato abusivamente i locali siti in via gorizia 114 entrandovi la mattina del giorno 19 maggio 2014.
Il direttore generale dell'asl, dott.ssa Briccarello, ci ha contattato e fatto sapere che la nostra presenza era “tollerata” per i tre giorni da noi indicati con comunicato stampa.
Nelle giornate di lunedì 19, martedì 20, mercoledì 21 abbiamo realizzato attività varie, come da calendario, ricevendo molte visita, sia di addetti ai lavori che di persone del quartiere.
Per la prima volta abbiamo realizzato quel meccanismo di inclusione sociale di cui tanto si parla, offrendo le nostre attività alla cittadinanza, anziché ad una fetta ristretta e stigmatizzata della stessa.
Non è stato tutto perfetto, ma abbiamo dimostrato di sapere essere attivi e propositivi, invece che solo fruitori di servizi, di essere in grado di essere cittadinanza attiva e di poter fornire noi stessi servizi, funzione tanto più preziosa quanto più si fanno pesanti le inadeguatezze della sanità pubblica. I tagli e la crisi sono sono alcune delle motivazioni, qui parliamo di un modo di operare in psichiatria che non ha bisogno di rinnovamento, che non riesce più o non ancora a rispondere alle esigenze dei cittadini che affrontano quotidianamente, oggi molto più di qualche tempo fa, il male di vivere e che in questo frangente hanno bisogno di essere sostenuti.
Non chiediamo più servizi, chiediamo di poter divenire servizi, di poter offrire servizi, di utilizzare i principi del mutuo aiuto per creare una nuova cultura che sappia affrontare il male di vivere e che generi cittadini responsabili gli uni degli altri.
Persone comuni hanno partecipato e si sono interessate alle nostre attività, dimostrando e realizzando una convivenza possibile tra “disagio mentale” e “normalità”.
Ringraziamo pertanto sia gli addetti ai lavori che tutti i simpatizzanti che ci hanno sostenuti in questa arricchente avventura.
A seguito di un incidente intercorso al nostro presidente il 22 maggio 2014, il direttore generale si è presentata presso i locali di via gorizia accompagnata dalla polizia intimandoci di sgomberare i locali pena denuncia.
Abbiamo in tale sede richiesto qualche spiegazione rispetto all'inutilizzo dei locali, il direttore generale ci ha risposto che è di imminente apertura una struttura dedicata agli esordi psichiatrici, ma nessuno degli operatori dell'adiacente centro di salute mentale ne è al corrente. A quanto pare ci sono interessi contrastanti rispetto all'apertura di tale centro.
In ogni caso i locali di via gorizia sono inutilizzati da quando sono stati ultimati. L'impianto di riscaldamento è unico per tutto il poliambulatorio, dunque durante l'inverno questi locali vuoti vengono riscaldati a spese dei contribuenti come tutto il resto del poliambulatorio.
Anche il sistema di allarme è unico per tutto il poliambulatorio, dunque non è possibile aprire una parte, magari per un'apertura del centro diurno psichiatrico al sabato, senza disallarmare l'intero poliambulatorio
Dopo minacce di addebitamento danni e pulizie per l'occupazione, il direttore generale ha richiesto una dichiarazione di volontà di sgombero al fine di evitare la denuncia, non ci è stato concesso che qualche minuto per la decisione, nonostante avessimo già un appuntamento con la dirigente stessa per le ore 16,30 dello stesso giorno, appuntamento fissato ad inizio settimana.
Considerato che erano circa le 13, abbiamo chiesto di poterci riunire per decidere e comunicare la nostra decisione alle 16,30, ma tale tempo ci è stato negato.
Ci siamo dunque ritagliati pochi minuti per consultarci e concordare col dichiarare la nostra intenzione di lasciare i locali.
L'accordo con il direttore generale è stato che noi avremmo iniziato a portare via le nostre cose quello stesso pomeriggio, ma avremmo avuto accesso ai locali, per ultimare lo sgombero, anche il giorno seguente. Ci siamo dichiarati disponibili anche a pulire lo spazio, la nostra intenzione era di farlo fin dal primo giorno, ma non ci è stato mai concesso l'accesso all'acqua, neppure per motivi igienici.
il direttore generale si è dichiarata disponibile a non addebitarci le pulizie.
Siamo stati esortati a fare richiesta di locali per le nostre attività al Comune, in quanto l'asl non ce li può concedere.
Abbiamo fatto presente di aver partecipato ad un bando comunale per l'assegnazione di uno stabile sito in Via Lanino, ma di non aver mai ricevuto notizia in merito, nonostante il versamento di una caparra di 300 euro per la sola presentazione della domanda e numerose telefonate il cui esisto è stato che avremmo ricevuto risposta solo a seguito di una riunione inter assessorile di cui non è mai stata fissata la data.
Dobbiamo ringraziare varie associazioni e privati che in questi anni hanno messo a nostra disposizione locali in cui poter svolgere qualche attività (come il Caffè Basaglia, il Caffè della Caduta, la cooperativa il Margine) perché in attesa delle istituzioni non avremmo potuto fare altro che riunioni nei parchi pubblici, cosa che abbiamo anche fatto, quando la stagione lo consente.
Il direttore sanitario, Dott. Simone, ha assicurato che avrebbe richiamato l'interesse  del vice sindaco per l'assegnazione di uno spazio per le nostre attività.
Nella giornata di venerdì 23 abbiamo ultimato le operazioni di sgombero, mentre i tecnici hanno chiuso la struttura con le luci accese, tanto la bolletta non la paga nessuno.
Nella giornata di domenica 25 alcuni individui singoli hanno rioccupato lo stabile di via gorizia.

venerdì 9 maggio 2014

Edicola sacra del delirio, Il granchè di mentelocale


Dimmi una cosa che secondo te (nel mondo o nella vita) 
è veramente un granché e una che non lo è per niente.

 Il vero granchè, 
che ho già saggiato nella mia vita e 
mi accompagna costantemente,
 è iniziato nel infanzia, 
ed è l'esperienza del gioco; 
penso che il granchè dell'uomo 
si nasconde nella dimensione ludica,
 l'uomo è homo ludens come diceva Huizinga.
 Il gioco non come semplice intrattenimento 
ma come azione che trasforma il soggetto e il mondo e
 tutto ciò legato al piacere e al bello; 
ecco l'arte di vivere, 
una poetica ludica del mondo, 
il gioco istituisce temporaneamente un mondo possibile e lo rende reale;
Sono molto affezionato ai giochi d'infanzia nel paese,
 con i materiali della natura, 
niente si compra e niente si vende,
un "arte povera" autocostruita, in solitario o in compagnia. 
Inventare continuamente un gioco con il nulla, 
potenza creativa semidivina, 
tempo sociale e secolare sospeso, 
piacere legato al fare.
Ecco sento il granchè ogni volta che giocando e facendo
 si risvegliano antiche reminescenze, 
del tempo del infanzia, 
mia e di tutta la specie umana.

Invece la cosa che sono convinto che non è per niente granchè è il denaro.

MrLaburb ringrazia Enea per la ricerca!



Mentelocale, al granchè promosso dal tiglio, 
ha costruito l'edicola sacra attorno alla immagine di Santa Maria Maddalena De'Pazzi,
 protettrice dei mi(s)tici deliranti