Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




venerdì 28 novembre 2014

Orfeo mini festival

Un team internazionale di ricercatori ha annunciato due settimane fa, che analizzando una grande quantità di dati provenienti dalle osservazioni di telescopi terrestri e spaziali ha localizzato una sorgente di luce misteriosa a una distanza di 90 milioni Anni luce. Questa luce, secondo i ricercatori, appartiene ad un oggetto cosmico la cui identità non è ancora definibile. Questo perché l’ oggetto cosmico in questione presenta un comportamento bizzarro. Al'oggetto è stato dato il nome in codice SDSS1133 e i  ricercatori ritengono che sia probabilmente un buco nero che è stato bandito dalla galassia in cui si trovava quando  questa è stata fusa con un'altra galassia. Se veramente è un buco nero in esilio verrà aggiunto alla lista degli oggetti cosmici esiliati che cresce di giorno in giorno.

Oggetti cosmici esiliati in corrispondenza degli oggetti psichici esiliati nell’oscurità dell’anima, ecco Orfeo che con l’arte poetica trasforma l’esilio in emersione ed epifania , e tramite l’arte della parola, il semplice raccontare, porta alla luce e alla condivisione i nostri oggetti psichici esiliati.

Noi puntiamo per comprendere la totalità e non accecarsi dalla separazione e frammentazione, alla corrispondenza tra universi, cosmici, urbani e psichici. In queste corrispondenze si aprono le strade dell’infinito che molti poeti nascosti camminano. Molti di noi partono già dalla conflagrazione psico universale, dove l’io-sole si è spento e il sistema gravitazionale è collassato; oggetti psichici esiliati o senza traiettoria vagano nello spazio siderale oscuro in seguito dello spegnersi del io-sole; seguendo forze ascensionali o centrifughe determinati dall’ansia e dall’angoscia cercano un punto per emergere o a incastrarsi in una forma intellegibile con il resto del caos; questo sforzo lo supportano due metodi; la clinica e la lirica;  per questo noi pratichiamo l’arte di vivere, sintesi improbabile dei due sguardi.

Il collasso gravitazionale dell’io viene chiamato anche, malattia mentale , psicosi, paranoia, depressione maggiore, schizofrenia, follia, pazzia, svalvolatura, sei fuori, pazzo da legare e molti ancora nomi; nomi derivanti dal linguaggio specialistico della clinica psichiatrica o dalle espressioni del linguaggio comune e sono tutti nomi che cercano di controllare l’angoscia e la paura del pericolo che deriva dallo spegnersi del sole-io.

Dai Beati costruttori di pace agli angosciati ricostruttori dell’io; ma molti di costoro che vivono sulla loro pelle il terremoto e la conflagrazione dell’proprio io non si accontentano dei nomi e delle parole ereditate dai linguaggi forti della clinica, del diritto e del linguaggio comune  e cercano le parole proprie per nominare le esperienze che vivono,e alla Clinica, al Diritto o al Linguaggio comune  preferiscono la lirica, dalla clinica dell’io alla lirica dell’io ed ecco Orfeo: poeta capostipite, iniziatore dell’arte della parola e della musica, degli stati estatici, ekstasi e trance e stati alterati di coscienza, incantatore delle bestie feroci soprattutto bestie intrapsichiche, viaggiatore agli inferi alla ricerca dell’amore, discesa al centro del buco nero della morte alla ricerca di Euridice, guidato dal eros, riemerso per essere dilaniato, sparagmos del corpo, Corpo dilaniato e smembrato e pratica panerotica. Chi più di Orfeo, nome collettivo millenario, nome assunto da schiere di poeti nascosti, sintesi impossibile di follia e ragione, dionisiaco e apollineo, poteva essere faro e guida all’oscurità permanente dei nostri giorni.

Orfeo abita il mistero della vita e morte. Ecco perché ci rappresenta.

La sua discesa negli inferi, la katabasi, alla ricerca dell’eros è il viaggio archetipico che tocca a tutti noi ma è anche la metafora più azzeccata per la follia. Il viaggio nell’oscurità, nell’indicibile e nell’irrappresentabile che disegna la morte. Ed ecco l’arte di vivere.

L’arte di vivere, la frontiera tra normalità e follia, con Orfeo e la psichiatria, praticando la biotechnia.

L’arte di vivere, a differenza delle arti specialistiche non ha codifica, è un arte povera, minore e diffusa e le sue materie prime sono le emozioni, le parole e le relazioni, l’arte di vivere è un arte relazionale.

L’arte di vivere è un affermazione contro la separazione dell’arte dalla vita. O meglio delle arti dalla vita. Sono le arti, in quanto arrivate allo stadio avanzato dello “specialismo” che si sono allontanate dalla vita. Essi non sono altro che delle “tecniche dell’apparire”. La lingua greca nella sua evoluzione testimonia questa separazione usando per “l’artista” il termine callitechnes e per “l’artigiano” il termine biotechnes. Il primo è l’artista della forma bella, (kallos), il secondo è l’artista della vita , del bios. E la materia prima della vita sono le relazioni. Per questo noi parliamo di arte di vivere come arte relazionale.

Arte di vivere; Biotechnia; non bisogna regalare la parola bios agli organicisti scientisti, ai biotecnologi, a chi tramite il logos e la tecnica ha ridotto il bios a semplice zoè, dissinteressandosi del senso della vita. C’è già la zoologia. L’oggettivazione del bios umano che ha prodotto il pensiero scientifico legato alla tecnica, oggi mostra la sua enorme potenza, tramite la biotecnologia guidata dal denaro e dal profitto. A livello accademico, per correre ai ripari hanno dovuto istituire una nuova disciplina,che affianca la biotecnologia nella sua ontologia tecnicista, la bioetica; come se quattro accademici asserviti potessero guidare per il bene comune le forze oscure della tele-bio-nano-tecno-logia guidate dal profitto e denaro e potere. Nella salute mentale e nella psichiatria pratica, prevale la farmacopoetica, guidata dalla ricerca farmaceutica internazionale; tutto punta al controllo o alla restaurazione delle funzioni su un modello produttivo di profitto; economico, morale, sociale. Siamo a livello industriale di produzione.

Arte di vivere;biotechnia; non ha un modo di produzione  industriale ma artigianale;biotechnis:artigiano, ogni individuo la svilluppa a partire dalla sua declinazione; è un arte minore e il più delle volte invisibile. Per capire di che cosa si tratta accostiamo al bios un'altra parola che è grafè ed ecco la biografia che è apparsa prima della tecno-biologia. Scrivere la propria esistenza e praticare  la scrittura dell’esistenza è uno spazio di libertà conquistato da milioni di subalterni nella storia; scrivere è un arte minore e diffusa, raccontare è ancora più universale e autodeterminato, la possono praticare anche gli analfabeti. Contro le narrazioni ufficiali e istituzionali produrre contro-narrazioni.

Arte di vivere; biotechnia: insieme di arti minori e povere, non codificate e a trasmissione comunitaria e non specialistica; arte della scrittura, del raccontare, l’arte della convivialità e dell’accoglienza, l’arte di viaggiare e mettersi in strada, mangiare, camminare, dormire. Arte di eliminazione del dolore, arte antalgica comunitaria, arte di contrasto delle dinamiche del potere, non essere forte con i deboli e debole con i forti; l’arte della differenza contro le forze di omologazione, questo e molto altro l’arte di vivere.

Arte di vivere; biotechnia: arte delle relazioni e non dei rapporti sociali codificati e ereditati. Praticare relazioni tra pari, uscire dalla separazione, frammentazione, solitudine e isolamento, resistere alle forze dell’omologazione e del controllo, trasformare la crisi individuale in critica del legame sociale, passare dal io al noi.

Per questo all’arte di vivere servono tutte le arti separate: il racconto, la poesia, la musica, la pittura, il teatro, il cinema, l’arte del cibo, tutte le arti separate al servizio dell’arte di vivere la vita come arte relazionale.

Ecco quindi Orfeo, ispiratore dell’arte di vivere e della liberazione della e con la poesia.

Hai una poesia nel cassetto o nella tua testa?
Portala al terzo piano  corso San Maurizio 24,
il giovedi 4 dicembre alle 18.00 e
liberala!!!



mercoledì 26 novembre 2014

Ozio


Laboratorio di radiofonia sociale
promosso da 
Circolo poetico urbano Orfeo e Radio banda larga
Invito a partecipazione libera
un mentelocale itinerante ed espanso in etere
indagine psicopoetica in radiofonia della frontiera tra normalità e follia
primo modulo, fatto di quattro assemblee tematiche, aperte a tutti,
registrate, montate e diffuse nelle frequenze radio e web; 
4 temi, 4 luoghi, 4 gruppi, 
Il secondo incontro sarà
Laburb Mentelocale,  tema Il sacrificio,
Venerdi 5 Dicembre, in via S. Pietro in vincoli 28, dalle 17.00 alle 21.00

Editiamo un po di materiale prodotto in occasione del primo incontro,
 in via virle promosso da Segnali, il tema L'ozio


FRENESIA (m’ozio)

Penso, quindi ho da fare e non rompete,
non posso andare in banca a fare la fila per un bancomat
che sìììììì, mi serve, ma veramente non tanto
se poi voglio sognare ancora meno, però posso sognare camminando…
ma pure steso è uguale, anzi, esce meglio.
No è meglio se cammino, però
non posso portarmi appresso il cuscino o andare steso
mezzo nudo poi
e ancora devo farmi la doccia,
quindi prendere le mutande, i calzini, la maglietta, cercare quella nera
in mezzo al casino, un casino che non vi voglio dire,
è lo stesso che c'ho in testa, sempre quello, da un pezzo. Devo studiare.
Che mi piace pure, capire, cercare certe cose in certi libri in certi appunti che non vi dico,
sennò v'annoiereste, ma forse mi sto annoiando io ora.
Beh,ora no. Ma nel caso.
Vorrei avere tutti i libri che mi servono e gli altri che m'incuriosiscono nella mia stanza attorno al mio letto;
ah, stanno là. Solo qualcuno. Non tutti. Che casino, che palle.
Devo pure cercare che mi serve, in mezzo al casino, che palle,
però cercare è bello. è la vita, proprio, credo.
Che palle, la vita, ah non si può dire, brutto.
Pensarlo? Eh, può capitare.
Che palle la morte. Par condicio e penso positivo, visto?
Basta, ci vorrebbe una sigaretta, però sto smettendo di fumare,
da tre anni:
mi sa che posso smettere quando non voglio.
Però io voglio sempre, e allora non è colpa mia, no?
Detto fra noi, i polmoni contestano quest'affermazione e mi danno del fancazzista inquinatore bastardo.
Me l'ha detto il cervello. Quello stronzo bugiardo pazzo fancazzista che mi droga di sogni
me l'hanno detto i muscoli, che si sentono poco valorizzati. 
Quelli sono peggio ancora, quando s'incazzano s' accrampano all'osso
e mi devo alzare, o piegare, fare tensione lì… muovermi
Cacacazzi. Ma hanno le loro ragioni:
me lo dice il sangue, che di là dai muscoli passano poco se non si muovono ed è tutto stretto: 
è colpa del sistema nervoso autonomo.
Che però è d'accordo col cervello, ma vabeh, 
ne è dipendente e informatore, lo spione, 
che se la prende coi polmoni che se la prendono con me. Simpatico eh?
Volevo chiedere al cuore, ma c'ha da fà, deve battere, 
e non dà conto a nessuno anche se sotto sotto lo so,
è d'accordo coi polmoni, però col cervello no.
È una vita che litigano. Tipo trent'anni, 
e poi danno la colpa a me.
Che rottura, ‘ste cose stancano. 

Torino, computer-domicilio, 19.nov.'14, 8.55
(Riedit :Torino, computer-domicilio, 25.nov.'14, 6.40)
di Jacopo Vespoli 


'quarantaduecinqueforsebarrato'

"Che ascolti?
Io i Bluvertigo
Fai attenzione ai controllori anche tu?”
Esco dal Quarantadue ma ti parlo lo stesso nella mente 
Per gioco, così mi perdono l'egoismo
sul  Cinque o cinque barrato, ma forse è perchè sono timido,
l'ho preso correndo e non ho capito bene,
tanto forse pure tu 
tanto è uguale per dove devo scendere
tanto chissà dove devi scendere tu,
tanto non ci conosciamo a parte un mezzo sguardo, due, tre?
Nel senso, io non mi conosco a parte un mezzo sguardo o due tre
e temo così anche tu
è la cosa più probabile
Però ti direi lo stesso, ad esempio
delle foglie morte, alla fermata, a terra
che mi sono sempre piaciute;
specialmente quelle più rosse.
"Tu che ascoltavi? Io i Bluvertigo"
Solo uno sguardo, due mezzi, pure tre
sfuggiti,sguardi  impropri.
Chissà, dove, o quando ,ci sarebbe stata parola o sorriso,
almeno sorriso.
Qualcuno avrebbe dovuto cominciare. Chissà che ascolti, sai,
a me piacciono le alpi imbiancate che si vedono in fondo ai corsi
cerco di capire quali monti sono, ne conosco pochi
mi è piaciuto tanto lo scorcio del curvone della ferrovia dietro corso Dante
che spacca e ampia la vista su tre guglie e cupole, credo verso il centro,
chissà quali sono, chissà cos’ascolti ora.
M'hanno sorpreso, belle, nuove, sempre state lì e però una scoperta, 
un caso,
per timidezza,
per distogliere lo sguardo da te,
che chissà cosa ascolti, guardando oltre il finestrino, 
poi quando fa di nuovo bello così le fotografo, con ferrovia e trincerone.
Spero le noterai anche tu,
Per un attimo, sorprendendoti.
Mentre ascolti qualcosa 
negli auricolari
trovando sguardo e sorriso per qualcuno,
col Rocciamelone poi il Monviso mentre il Cinque forse barrato gira su corso orbassano 
riconosco quasi solo quelli,
a parte forse l’Orsiera che non  ho visto e il monte Rosa che non si vedeva 
spero di parlare e sorridere anch'io 
insieme,
a piacerci le foglie morte a tappeto con quelle più rosse
i binari sotto al trincerone, le tre guglie o cupole,
i Bluvertigo negli auricolari, e tu altro, sicuro,
e quello che ascolta qualcuno che non sorride e sfugge sguardi,
come te, come me, chissà perchè.


Torino, da corso Dante a Corso orbassano, soleggiato, foglie morte, 18 novembre 2014, ore 10.40-11.00
(Edit con leggibilità: Computer-domicilio, 19 novembre 2014 ore 8.00)
(Edit con riassestamenti: Computer-domicilio 25  novembre 2014 ore 6.25)

 di Jacopo Vespoli



È uno dei possibili manifesti dell’ozio libero  
la rivendicazione della cicala contro la formica turbo-capitalista  
un classico di Fosco Maraini, nella sua lingua reinventata  
il foscomarainese?  
che però segue delle precise nozioni semantiche e linguistiche
dicesi, credo 
l’invenzione di una lingua “compiuta” 
glossopoiesi.  

E GNACCHE ALLA FORMICA

Io t’amo o pia cicala e un trillargento
ci spàffera nel cuor la tua canzona.
Canta cicala frìnfera nel vento:
E gnacche alla formica ammucchiarona!

Che vuole la formica con quell’umbe
da mòghera burbiosa? È vero, arzìa
per tutto il giorno, e tràmiga e cucumbe
col capo chino in mogna micrargìa.

Verrà l’inverno sì, verrà il mordese
verranno tante gosce aggramerine,
ma intanto il sole schìcchera gigliese
e sgnèllida tra cròndale velvine.

Canta cicala, càntera in manfrore,
il mezzogiorno zàmpiga e leona.
Canta cicala in zìlleri d’amore:
E gnacche alla formica ammucchiarona!


Fosco Maraini, da “la gnòsi delle fanfole” 



L'ozio

Dentro l'ozio c'è l'io che riposa
il grande tirano e  ciberneta è in stand by
l'ozio ci fa riposare dall'io che riposa
l'ozio è legato col disinteresse 
presuppone la distanza e la sua modulazione 
il contrario del ozio è il negozio
anche dentro  negozio c'è l'io
ma non riposa affatto
si da un gran daffare
l'io lavora dentro ognuno di noi
l'io sta più al negozio che all' ozio

io dio
ozio negozio
ecco l'ho detta la filastrocca
sembra un abracadabra
l'ozio porta l'uomo a dio
l'ozio vuole l'uomo sazio
perché se hai fame
cerchi e ti dai da fare
non hai tempo liberato
devi pagare il dazio
alla sopravvivenza quotidiana 
l'ozio per i cristiani fa rima con il vizio
prega e lavora è il moto
per ogni novizio,
ma forse non sanno più
che pregare è già oziare
l'ozio porta l'uomo a dio
in paradiso si ozia
è dai tempi della cacciata
che ci è proibito oziare
cioè pregare e
siamo condannati a lavorare
Hanno vinto i protestanti
che identificano dio con il capitale
e l'ozio col vizio e il diavolo e i sette peccati capitali
l'ozio è un arte
l'arte di perdere tempo
per questo si incazzano gli ergointegralisti
per loro il tempo è denaro.
oziare è perdere tempo per sentire il proprio corpo
quando lavora è solo uno strumento,
oziare è perdere tempo per sentire la totalità,
l'ozio appartiene al regno dell’ inutile come l'arte
l'ozio è sempre creativo
ma l'ozio vuole l'uomo sazio
solo con la pancia piena si può oziare.

L'ozio è lontano parente del sonno e del eros
tutti tre li lega il sogno
dormire, oziare, amare, sognare
ecco l'altra filastrocca magica
dormire, oziare, amare, sognare

l'ozio è lo zio del pensiero metafisico
l'ozio è la madre del sacerdozio
l'ozio è un occasione che si da l'uomo
per sentire il sacro e la totalità

ozio per ozio
dante per dante
e sei finito nel quinto cerchio del inferno
tra iracondi e accidiosi
l'ozio è il padre di ogni vizio.

Cito gli ergo integralisti:
 L'accidia o pigrizia si connette con la sensualità, 
perché sorge in sostanza dall'amor del piacere 
in quanto ci porta a fuggire lo Sforzo o l'incomodo. 
Vi è infatti in noi tutti una tendenza al minimo sforzo 
che intorpidisce o diminuisce la nostra operosità

Vi sono vari gradi nell'accidia. 
L'indolente non pone mano al lavoro che con lentezza, 
fiacchezza e indifferenza; 
se fa qualche cosa, la fa male.
 Il fannullone non rifiuta assolutamente il lavoro, 
ma indugia, va a zonzo e 
ritarda indefinitamente l'affare che aveva accettato.
 Il vero accidioso o pigro o infingardo 
non vuol far nulla di faticoso e 
mostra spiccata avversione per il lavoro.

Dico ai miei figli adolescenti
dovete godervela, siete nell’età dell’ozio
magari babbo dicono
ma andiamo a scuola, tutti i giorni,
che palle pure di sabato che anche tu riposi
appunto dico io
scuola vuol dire ozio
e una volta a scuola andavano solo i ricchi
i padroni e gli aristocratici
scolè in greco vuol dire tempo libero, tempo a disposizione
per dedicarsi al corpo, all’arte del teatro e alla politica
in poche parole all'arte di vivere,
al apprendimento e alla conoscenza,
privilegio di pochi sul lavoro di molti
scolè in latino otium
tempo libero
lentezza e indugio
riposo e tregua
mi dice il mio amico 
lidell scott
da questa scolè deriva la scolastica
ozio e speculazione
l'ozio porta l'uomo a dio.

ozio e negozio
meno male che oggi 
possono oziare tutti
e non solo aristocratici e privilegiati
uno si stufa a stare sempre 
al negozio del proprio io,
compra, vendi,campa e crepi,
L'ozio ti fa capire 
che oltre la sopravvivenza
c'è la vita,
l'ozio non è il tempo libero dello spettacolo
ma tempo liberato
non puoi oziare guardando la televisione,
lavori consumando immagini.

di Mrlaburb

,.


sabato 15 novembre 2014

Ricerca psicopoetica in radiofonia



Laboratorio di radiofonia sociale

 promosso da

Circolo poetico urbano  Orfeo e Radio banda larga

Invito a partecipazione libera
un mentelocale itinerante ed espanso in etere
indagine psicopoetica in radiofonia della frontiera tra normalità e follia
primo modulo, fatto di quattro assemblee tematiche, aperte a tutti,
 registrate,  montate e diffuse nelle frequenze radio e web; 
4 temi, 4 luoghi, 4 gruppi, 

Segnali,  tema L'ozio
Mercoledi 19 Novembre, in via Virle 21, dalle ore 17.00 fino le 21.00

Laburb Mentelocale,  tema Il sacrificio,
Venerdi 5 Dicembre, in via S. Pietro in vincoli 28, dalle 17.00 alle 21.00

Torino Mad Pride, tema Orgoglio e pregiudizio,  
Assemblea dell'ascolto  

Il Tiglio, tema Il palcoscenico nella vita ,
 cso Casale 413 


Il Circolo poetico urbano Orfeo è costituito da:
Laboratorio urbano mente locale,
Associazione Il Tiglio onlus
Associazione Insieme
SegnAli-Associazione Arcobaleno
Torino Mad Pride
SUR Società umane resistenti
Centro diurno via Gorizia 114, ASLTO1
Hôpital de jour psychiatrique, Grenoblois, Francia
Sostegno territoriale di via luserna di rorà 8, coop. Il Margine
Laboratorio Poeti del Porto