Mente locale del 1.11.15,
senti Mariangela Gualtieri
Ma solo pensare a te.
Non è una figura che viene
una nitida traccia.
È come cadere in un posto
con un po’ di dolore.
Tu sei il mio tu piú esteso
deposto sul fondo mio. Tu. Non c’è
un’altra forma del mondo
che si appoggi al mio cuore
con quel tocco, quell’orma.
Tu. Tu sei del mondo la piú cara
forma, figura, tu sei il mio essere a casa
sei casa, letto dove
questo mio corpo inquieto riposa.
E senza di te io sono lontana
non so dire da cosa ma
lontana, scomoda un poco
perduta, come malata,
un po’ sporco il mondo lontano da te,
piú nemico, che punge, che
graffia, sta fuori misura.
Mio vero tu, mio altro corpo
mio corpo fra tutti mio
piú vicino corpo, mio corpo destino
ch’eri fatto
per l’incastro con questo mio
essere qui in forma di femmina
umana. Mio tu. Antico suono
riverberante, antico
sentirti destino intrecciato
sentire che sei sempre stato,
promesso da ere lontane
da distanze cosí spaventose
cosí avventurose distanze da
lontananze sacre.
Tu sei sacro al mio cuore.
Il mio fuoco
brucia da sempre col tuo
il mio fiato.
Io parlo delle forze –
di correnti sul fondo del mio lago
sul fondo del tuo, oscure e potenti,
piú del tempo dure piú dello
spazio larghe, ma sottili
al nostro sentire,
afferrate appena
e poi perdute, nel loro gioco.
Che cosa siamo io e te? Che cosa eravamo
prima di questo nome? E ancora
saremo qualcosa, lo sappiamo e non
lo sappiamo, con un sentire
che non è intelligente lavorio cerebrale.
Nessuna parte di corpo che muore
nessun pezzo umano, nessun arto,
nessun flusso di sangue, nessun
cuore, nessuno, niente che sia
stretto nel giro del sole, niente
che sia solo terrestre umano muove
il tuo cuore al mio, il mio al tuo,
come fossero due parti di un uno.
Allora tu sei la mia lezione piú grande
l’insegnamento supremo.
Esiste solo l’uno, solo l’uno esiste
l’uno solamente, senza il due.
di corpi distratti e distrutti
canto degli infanti sullo sfondo
perché tutta questa invidia?
ieri sono andato in crisi
sul idea che dò e si fanno gli altri
che non è quella che voglio dare,
non controllo tutto, ecco
so cosa ci sto a fare al ASL,
attendere che l’eros dispieghi le sue ali
Una volta ma adesso non più
Tutto accade senza parole e
delle nevrosi istituzionali
difesa, resistenza e nascondimento,
ci va una miscela di coraggio e paura
per seguire le vie eterodosse dell’amore,
esporsi totalmente al rischio
in tempi di povertà d’amore
dove regnano la solitudine cosmica,
come vivo la metamorfosi?
Confusione ed incertezza accompagnano il cambiamento,
forse si può ascoltare l’angoscia dell’altro
ecco certe volte l’ironia è più potente del ansiolitico,
all’angoscia e alla rabbia dell’altro
da uomo di paglia e vigliacco.
è emersa un angoscia diffusa
dove non c’è dio, rimane solo il povero io
ma oltre dio e io, ci attende tutta una frontiera del sacro
chiedere-pretendere che l’altro lo ami?
se uno rende se stesso brutto
desiderare che l’altro lo ami?
i produttori d’angoscia pura
ma solitamente ci dividono e