Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




mercoledì 22 novembre 2017

A Barbara

Nella follia 
intravedo una ricerca 
del sacro senza dio,
senza principio regolatore, 
consegnato allo stupore e al perdersi,
se mi trovo fanciullo trovo piacere
se mi trovo adulto provo angoscia.
MrLaburb
A Barbara Martini, 
che ai pazienti e operatori di Mente Locale ha dato molto,  
fiducia, sostegno, 
è stata compagna di strada di molti di noi
in momenti difficili ma
anche di festa.
grazie

giovedì 17 agosto 2017

10 punti dal coordinamento associazioni.

Dai 7 ai 10 punti, 
CONTRIBUTO ALLA FORMAZIONE DEL PIANO DI AZIONE
PER LA SALUTE MENTALE IN  PIEMONTE

1) Riconoscimento del Coordinamento delle Associazioni degli utenti, dei familiari e degli operatori di Torino e cintura.
Si chiede che il Tavolo di Coordinamento delle associazioni in epigrafe elencate e delle quali si indicano in calce gli indirizzi email, sia riconosciuto tra gli interlocutori maggiormente rappresentativi nelle consultazioni relative alla programmazione della prevenzione, della cura e della riabilitazione della salute mentale in Piemonte.
2) Diritto alla libertà di scelta nella cura.                        
Gli utenti devono essere informati sui metodi di cura e sui possibili risultati, e sui medici psichiatri disponibili, e in particolare ottenere dal CSM e/o dallo psichiatra curante copia scritta e sottoscritta dalle parti del Progetto Terapeutico Riabilitativo Individuale (PTRI). Gli utenti devono poter scegliere sia il servizio dove curarsi sia il terapeuta al quale affidarsi ed a cui fare riferimento anche nei periodi di ricovero, in applicazione dell’art. 32 della Costituzione, richiamando il principio della volontarietà della cura medica, eccettuati i casi previsti dalla legge (A.S.O. e T.S.O.).
3) La cura: il farmaco in psichiatria, in particolare il farmaco a rilascio prolungato. 
Il consenso informato sull’utilizzo del farmaco deve essere effettivo ed esplicito e non una operazione formale di mero consenso implicito o presunto. L’informazione finalizzata all’ottenimento del consenso deve chiarire il tipo di farmaco somministrato e la motivazione della sua utilità e appropriatezza, quantità, esiti positivi e negativi attesi, modalità di somministrazione, valutazione di scelta tra terapie orali giornaliere e terapia a depot, cronoprogramma del periodo di assunzione e della valutazione degli effetti e degli esiti programmati, effetti collaterali nocivi e intolleranze.
Gestione ed effetti dei farmaci devono essere monitorati periodicamente con riunioni tra chi li prescrive e chi li assume ed i familiari conviventi, se non vi è opposizione dell’utente. 
4) Accertamento sanitario obbligatorio, Trattamento sanitario obbligatorio e divieto della contenzione meccanica. 
L’intervento sull’utente in caso di crisi ed urgenza deve prevedere decisioni di trattamento che assicurino prioritariamente le cure nel luogo di vita delle persone, evitando, ove possibile, il ricorso al ricovero ospedaliero. Gli operatori valutano le sue condizioni psichiche, utilizzando ogni mezzo ritenuto opportuno per tenere attivo il dialogo e la negoziazione col fine ultimo di ottenere il consenso al trattamento da parte dell’interessato. La proposta di T.S.O. può essere avanzata soltanto una volta esperiti senza successo tutti i possibili tentativi per acquisire il consenso volontario della persona in crisi. Il CSM potrà dotarsi di ambienti di ricovero temporaneo in caso di acuzie.
Contestualmente alla convalida del provvedimento di T.S.O. del Sindaco il Giudice tutelare nomina un garante di fiducia dell’utente ovvero iscritto nell’Albo a ciò predisposto dall’Ufficio del Giudice Tutelare, al fine di verificare il pieno rispetto dei diritti della persona sottoposta a T.S.O. e di sostenerla nella negoziazione del programma di cura con il CSM competente, favorendo la formazione del consenso, sia pure parziale, al trattamento.
Nei SPDC è vietato il ricorso ad ogni forma di contenzione meccanica. Non è ammessa alcuna forma di misura coercitiva che rappresenti una ulteriore restrizione della libertà personale. In caso di violazione chiunque vi abbia interesse può presentare un esposto al Giudice Tutelare, il quale dispone l’immediata revoca del T.S.O. e ne informa la competente Procura della Repubblica.
5)  Co-progettazione del piano di cura: PTRI ed esordi.  
Ferma la necessità di conseguire il consenso dell’utente al trattamento psichiatrico, nei casi di prima manifestazione del disturbo psichiatrico devono essere preferiti approcci dialogici; in particolare il Dialogo Aperto, dopo la fase di sperimentazione, deve essere inserito organicamente nei servizi di cura, previa la necessaria formazione degli operatori. Nella formazione del Dialogo Aperto e Supporto tra Pari partecipano utenti e familiari, se non vi è motivata opposizione dell’utente.  
I familiari, se l’utente è d’accordo, devono sempre essere consultati dai medici di riferimento del CSM  e fare parte integrante dei percorsi di cura e riabilitazione.
6)  La famiglia con utenti a carico.  
L’ASL riconosce ai nuclei familiari conviventi con l’utente, di gran lunga numericamente superiori a quelli con familiare abitualmente collocato in una struttura psichiatrica comunitaria, ove lo richiedano, un contributo economico di supporto, anche sotto forma di rimborso spese,  proporzionato al reddito della famiglia e secondo modalità analoghe a quelle applicate per l’Inserimento Eterofamiliare Supportato per Adulti (IESA).
Le famiglie degli utenti conviventi sono supportate attraverso l’utilizzo di approcci dialogici e sistemici. I servizi alleggeriscono l’impegno costante dei familiari, soprattutto nei giorni festivi e dopo l'orario di chiusura dei CSM, ambulatori e Centri Diurni, mediante reperibilità telefonica sulle 24 ore, gestita da personale preparato dal CSM.; assistono la famiglia anche economicamente nel percorso di inserimento lavorativo dell’utente (spese di orientamento, formazione e autopromozione), e nell’intraprendere attività ludico-motorie propedeutiche alla riabilitazione.
Il CSM si adopera per rendere effettivamente applicata la legge 68/1999 sull'inserimento lavorativo delle persone fisiche affette da minorazioni fisiche e psichiche. 
7)  Le Case di cura private nel sistema della salute mentale.
Nel territorio regionale sono tuttora presenti n° 9  Case di cura per Malattie Nervose e Mentali estranee all’organizzazione sanitaria del DSM, con attività di lungodegenza sovrapponibile a quella svolta nelle comunità psichiatriche, sottraendo ingenti ricorse economiche ai CSM, alla Domiciliarità Assistita ed all’uso di pratiche riabilitative innovative. Nel rispetto delle normative vigenti, le Cliniche psichiatriche devono essere chiamate a far parte dei Dsm secondo logiche e pratiche di integrazione e di collaborazioni paritarie.
8) Abitare e residenzialità nella salute mentale.
Deve essere considerata distinzione fondamentale quella tra l’abitazione e l’inserimento nelle strutture psichiatriche, quali il gruppo-appartamento, la comunità-alloggio e la comunità residenziale, essendo il diritto all’abitazione rientrante tra i diritti della personalità garantiti dall’art. 2 della Costituzione.
è quindi compito dei CSM procurare innanzitutto agli utenti che ne siano privi, o non possano abitare con la famiglia, una sistemazione abitativa in un alloggio popolare o in un alloggio supportato o assistito, favorendo la domiciliarità privata. E’ necessario un maggiore investimento nei servizi domiciliari, nell’abitare solidale, seguendo anche la pratica del social housing.
Obiettivo generale deve essere, ove possibile, il mantenimento del massimo livello di autonomia abitativa, strumento e fine del processo di risocializzazione, prevenendo ogni forma di neo-istituzionalizzazione, anche con il diretto coinvolgimento dei Servizi Sociali dei Comuni e dell’Agenzia Territoriale per la Casa.
Con riguardo alla cd. residenzialità psichiatrica, comunitaria o leggera, è necessario il controllo costante del CSM inviante, un maggiore controllo delle pratiche di cura somministrate ed una periodica valutazione dei risultati terapeutico-riabilitativi conseguiti. E’ necessaria una analisi puntuale dei dati di tutte le comunità terapeutiche della regione (spesa per farmaci, modelli organizzativi, quantità e qualità del personale, costi per la collettività, condizioni dei pazienti all'ingresso,  a sei mesi, a 12 mesi,  a 18 mesi), orientata a verificare in che misura siano riabilitative e attuino il PTRI concordato tra utente e CSM.
Le Comunità con i peggiori esiti e le minori risocializzazioni, escluse quelle situate in luoghi isolati e impervi, possono essere riconvertite in strutture aperte funzionanti 24 ore/7 gg. con personale specializzato per l’accoglienza e l’ascolto, posti letto di sollievo, possibilità di somministrazione di pasti e terapie.
Le strutture residenziali in ogni caso devono avere finalità terapeutico-riabilitative e socio riabilitative e non di mera custodia e contenimento degli utenti. Deve altresì emergere in quale modo la struttura ospitante intende attuare il progetto individualizzato durante il ricovero, su come viene affrontato il disagio psichico e la eventuale crisi, come accrescere le abilità relazionali e la capacità di autonomia, sul progetto condiviso e sui tempi di ritorno dell’utente alla vita sociale.
Deve essere sempre garantita un’adeguata informazione, prima dell’inserimento in struttura, sul progetto, modalità e tempi di realizzazione del percorso di cura concordato.
9) Integrazione del reddito degli utenti non abbienti.
Molti utenti della salute mentale dispongono di entrate al di sotto della soglia della povertà, costituite, nella maggior parte dei casi, dalla pensione di invalidità psichiatrica eventualmente integrata dal sussidio dei servizi sociali comunali e talvolta da un assegno terapeutico del CSM. L’incapacità lavorativa collegata al disturbo psichiatrico è causa diretta della condizione di indigenza economica.
Oltre al fatto che la frammentazione dei sussidi, la loro fluttuazione e precarietà e la non dignità della somma complessiva disponibile istituzionalizza l’utente, gli strumenti economici sono spesso utilizzati in modo ricattatorio rispetto ai trattamenti meno condivisi e meno riabilitanti.
Chiediamo pertanto l’integrazione del reddito al minimo vitale per tutti gli utenti della psichiatria al netto degli eventuali trattamenti pensionistici e dei sussidi terapeutici e/o sociali stabilmente garantiti regolarmente versati alla persona.
10) Risorse economiche per la salute mentale in Piemonte.
La regione Piemonte ha completato il Piano di Rientro di riqualificazione e riorganizzazione e di individuazione degli interventi per il perseguimento dell’equilibrio economico.
Si chiede quindi che per la spesa psichiatrica sia destinato il 5% della spesa sanitaria regionale, come stabilito dalla normativa nazionale, per la creazione di CSM 24 ore su 7 giorni; assunzione di medici psichiatri; operatori; sussidi agli utenti indigenti; ai familiari ospitanti, ecc., perseguendo il graduale contenimento della spesa relativa ora destinata alle strutture residenziali comunitarie ed alle Case di cura.

I risparmi derivanti dall’applicazione delle misure di razionalizzazione indicate devono rimanere nella disponibilità della Regione per le finalità di tutela della salute mentale e per la realizzazione del Piano di Azione regionale.

lunedì 5 giugno 2017

7 punti sulla psichiatria e la salute mentale


7 punti sulla psichiatria e la salute mentale, bozza numero 1, sintesi della riunione del 10 aprile in via de bernardi 2.


1.La questione del farmaco in psichiatria. 
Constatiamo e viviamo tutti i giorni il prevalere delle terapie farmacologiche a scapito delle pratiche di cura relazionali,
- chiediamo di sapere quanti soldi vengono spesi complessivamente in acquisto di farmaci a livello regionale e di fare un confronto critico con le altre voci di spesa.
- chiediamo che IL CONSENSO INFORMATO sul utilizzo del farmaco  deve diventare effettivo e non una operazione formale di assenso, ma aver chiaro, quantità somministrata, esiti positivi e negativi attesi, modalità di somministrazione e valutazione di scelta tra terapia orale giornaliera e terapia long acting depot, arco di tempo determinato di assunzione del farmaco, valutazione degli effetti e degli esiti programmati.

- chiediamo che L’USO DEL FARMACO venga riconsiderato  lungo tre direzioni: da una parte rispetto alla sicurezza poiché ci sono  indicazioni consistenti della loro pericolosità.

- La seconda direzione è quella della perdita dell’efficacia sul lungo periodo,

- Infine, la terza direzione su cui viene messo in discussione l’uso degli psicofarmaci è quella che vede la “cultura del farmaco” interferire con la “cultura della soggettività” e della comprensione attiva della malattia da parte del paziente e di chi lo sostiene, familiare o operatore

2.L e case di cura nel sistema della salute mentale
Constatiamo che gli investimenti privati nelle case di cura sono sempre in aumento e tutto intorno all’area metropolitane si insediano case di cura come una corona di spine intorno alla città
- Chiediamo di sapere il numero e il costo dei posti letto nelle case di cura private nella Regione Piemonte e di fare un confronto critico con le altre voci di spesa.
- Pensiamo che la forma e la pratica clinica nelle case di cura private sono di stampo manicomiale e custodialista.
- Chiediamo che ci sia un inversione di investimenti, meno soldi e posti letto prepagati alle case di cura private e più investimenti nel sistema territoriale e al supporto domiciliare.

3.TSO e contenzione meccanica
Constatiamo che nella pratica psichiatrica la funzione di controllo sociale va a scapito della funzione di cura
- Chiediamo che tutte le pratiche coercitive di cura e di terapia vengano abolite o superate:
- chiediamo l’abolizione immediata della contenzione meccanica
- chiediamo di iniziare una seria critica dell’istituto del Trattamento sanitario Obbligatorio e puntare alla sua abolizione, per riaffermare il diritto alla libertà di cura nella salute psichica e mentale,
- chiediamo di distinguere la funzione di cura da quella di controllo sociale nella psichiatria,
- chiediamo di fornire garanzie e tutela nuove a chi è sottoposto a trattamenti sanitari coercitivi,
- chiediamo che ci siano alternative agli interventi coercitivi come gruppi di intervento crisi che dispongono di strumenti dialogici.

4.Abitare e residenzialità nella salute mentale
Constatiamo che la forma comunitaria di cura, da alternativa ai metodi asilari tende ad assumere sempre di più forme e pratiche manicomiali, mentre le forme più leggere dei gruppi appartamento sono caratterizzate dal metodo di mimetismo sociale  e di omologazione urbana,
- chiediamo una nuova valutazione e  maggior controllo delle comunità e delle pratiche di cura somministrate,
- chiediamo un minor investimento nei gruppi appartamento e di più nei servizi domiciliari
- chiediamo di garantire il diritto alla casa agli utenti psichiatrici, investendo sul abitare solidale, seguendo la pratica del social housing; tra gruppo appartamento che non sarà mai casa e vivere in casa propria in solitudine bisogna che ci sia la scelta di un abitare solidale.

5.Diritto alla libertà di scelta nella cura
Chiediamo che gli utenti possano scegliere sia il servizio dove curarsi sia il clinico a cui far riferimento in modo che la presa in carico non si trasformi in una gabbia; La proposta può inizialmente sperimentarsi al interno di macro aree amministrative come le odierne ASL; nell'area metropolitana di Torino l’utente possa scegliere in quale CSM rivolgersi e in quale medico affidarsi, come avviene con i medici di base.

6.Diritto al reddito
Constatiamo che la forma di reddito che molti utenti hanno, costituita dalla somma di pensione di invalidità, integrazione dei servizi sociali più sussidio terapeutico, oltre alla frammentazione delle misure, alla loro fluttuazione,  e alla non dignità della somma che è sotto la soglia della povertà, istituzionalizza l’utente utilizzando i strumenti economici in modo ricattatorio e ortopedagogico
Chiediamo che venga istituito il reddito di cittadinanza che garantisce  bisogni primari e dignità a tutti i cittadini.  

7.Sperimentazione e pratiche dialogiche
Constatiamo che nei servizi della salute mentale prevale sempre di piu la pratica prestazionale a scapito di quelle relazionali, il prevalere delle terapie farmacologiche, la prestazione una tantum invece del progetto, il prescrivere invece del dialogo; ci sono tuttavia organizzazione e metodi di trattamento come il Dialogo Aperto che rovesciano le tendenze prestazionali e garantiscono esiti di guarigione nettamente superiori alla psichiatria prestazionale,
chiediamo che la formazione sul Dialogo Aperto fatto dagli operatori del DSM ASLTO 1,2 passi alla fase di sperimentazione,
che vengano coinvolti nella formazione Dialogo Aperto Supporto tra Pari utenti e famigliari,
chiediamo che l’assessorato alla sanità finanzi e supporti lo sviluppo delle associazioni degli utenti e delle  pratiche di auto mutuo aiuto, che sostenga con risorse la lotta allo stigma e al pregiudizio, all'esclusione sociale.




mercoledì 8 marzo 2017

VISIONE PROSPETTICA DEL CPU ORFEO (CON PIÙ RESPIRO) di Enea Solinas

 


VISIONE PROSPETTICA DEL CPU ORFEO (CON PIÙ RESPIRO)


per una strategia che fa uso di lievito…
per costruire una visibilità più sensata e “in crescendo”  (forse)…
per avere ancora più attenzione verso le persone e le loro fragilità…
per creare un maggior senso di comunanza, al di là di differenze o difficoltà…
per non limitarsi ai giri di mail, che uno dice: e mo’ che rispondo?!…  


1.PREMESSA 

fermo restando che: 

«Il Circolo Poetico Urbano Orfeo è una rete informale che promuove il linguaggio poetico inteso come forma artigianale di libera espressione, cura di sé e lotta allo stigma, all’esclusione e all’omologazione culturale. A partire dalle crisi sociali, psichiche, esistenziali o mistiche delle persone che vivono situazioni di sofferenza ed emarginazione, il circolo Orfeo coinvolge la collettività in manifestazioni ed eventi culturali che ne favoriscono l’aggregazione e l’arte relazionale. 
Un progetto politico lento ma costante volto alla costruzione di un vocabolario che liberi dalle gabbie dei linguaggi dominanti, siano essi di tipo tecnico sanitario, famigliare, di senso comune, burocratico o scientifico e accademico.» 

(è l’ultima versione con che ho redatto per descriverlo e raccontarlo – una bozza per il nuovo sito di Arcobaleno – penso dia l’idea dell’essenza, delle ragioni e dei valori ideali e progettuali)

1.1 
Mantenendo la strategia del “marciare divisi e colpire uniti” che ho percepito negli ultimi mesi, le singole associazioni con le loro attività, esigenze e dinamiche interne (che costituiscono il 90% dell’iceberg del CPU Orfeo, continuo e meno visibile e premessa all’esistenza del circolo Orfeo stesso), possono organizzare, sulla base della succitata premessa, il 10% dello stesso iceberg, più “emerso” (più che altro più promosso e allargato e aperto). Questo mi sembra viepiù essenziale in un momento storico (locale, territoriale – e globale) di particolare crisi e tensione, con un assetto istituzionale in divenire come minimo vago e incerto da molti soci e persone che attraversano le associazioni avvertito come inquietante o preoccupante (e per altri, più isolati ancora questi termini  sono persino eufemismi). 
Ehm… pochi altri però sanno intravedere possibilità nuove o rinnovate nelle crisi come i poeti, in particolare in chi pratica la poesia intesa come “arte di vivere”… 

Da questo punto di vista, sono insufficienti comunicazioni abbastanza improvvisate e a distanza che fanno solo da sintesi (troppo sintetica e parziale) degli elementi in campo (progetti, idee, “volizioni” ma anche le suddette esigenze e risorse – di tempo e sostanze...). Per cui occorre trovarsi, vedersi e parlarsi. 

Volendo venire incontro agli stimoli fin qui raccolti e all’invito di rilanciare il discorso, porgo una mia riflessione personale che è soprattutto una proposta. Dare un’impronta progressiva più lineare piuttosto che un’insieme di ingredienti che viaggiano più per conto loro, assemblati all’interno di una cornice da finanziare. Mi focalizzo sui momenti e “rituali” comuni già consolidati (gesti e parole, atti pubblici e politici), alcuni migliorabili, ma che intercettano i punti di comunanza e gli intenti delle varie associazioni del circolo. 

Dando un po’ più di respiro – riflettendo prima, piuttosto che a posteriori – la mia idea quindi si basa su una scansione cronologica e su 2 tipi di eventi: le “lezioni di arte di vivere” e i “raduni di declamazione”, come momento d’incontro, di riflessione e di aggregazione e convivialità aperto e pubblico. 
Con questa logica, perseguirei l’attivazione e l’organizzazione sia sul piano concreto (ricerca risorse e finanziamenti), sia sul piano di “direzione artistica” (possiamo anche non chiamarlo coordinamento se pensiamo che porti sfiga, oppure possiamo anche chiamarlo così ipotizzando lo sia veramente… di fatto: ipotizzando alcuni incontri, seduti in cerchio o attorno ad un tavolo, per la pianificazione dei dettagli e gli accordi trasversali tra associazioni). 
Rimane l’assunto di partenza che tutte le iniziative sono aperte a chiunque sia interessato e sono pensate come momento in cui le persone possano usufruire di un loro diritto (essere e sentirsi fruitori e partecipi di questi momenti aggregativi liberatori e culturali, al di là della loro condizione particolare di utenti o non utenti, artisti o artistoidi piuttosto che alieni o alienati).   


2. LEZIONI DI ARTE DI VIVERE

Ho immaginato così la “tabella di marcia”, dando un po’ di cadenza al passo e alla camminata – mantenendomi direi su un andante: 

2.1 quando:
In un arco di tempo che va dal settembre 2017 a giugno 2018, restando semplici e densi, avrei pensato a 6 incontri, così disposti: 
3 incontri in autunno-inverno (ottobre, novembre e dicembre) 
Pausa (sosta) a gennaio (respiro – silenzio – riassetto, riflessione e nuova ri-organizzazione) 
3 incontri verso la primavera (febbraio, marzo, aprile)

Inoltre con lo stesso passo aggiungo i già noti appuntamenti che da qualche anno sono più o meno compartecipati e regolari:
Maggio 2018, settimo appuntamento: festival del Granché ideato e partecipato con maggior condivisione. 
Giugno 2018, ottavo appuntamento: corteo cittadino “MadPride”, (come festa e manifestazione politica e culturale) per la lotta contro lo stigma, contro l’esclusione sociale, il diritto alla salute nel riconoscimento dell’alterità, per sensibilizzare la cittadinanza, e promuovere diverse pratiche della salute mentale. 

2.2 dove:

Non mi dispiacerebbe riprendere l’idea del viaggio in più zone della città – come “deriva psicogeografica urbana collettiva”. Interpellerei dunque nuovamente le Case del Quartiere e facendo in prima battuta riferimento a Cascina Roccafranca, proporrei: 

2 incontri per 3 diverse Case (per esempio: Cascina Roccafranca, Bagni Pubblici di San Salvario, Cecchi Point) – un incontro in ciascuna di esse nel periodo autunno-inverno e uno in quello primaverile.

2.3 come:

seguendo questa idea, occorrerebbe preventivamente avvicinarsi con un po’ d’anticipo verso queste le Case del Quartiere (che hanno tempistiche e un’organizzazione più strutturata , più formalizzata e complessa), così da andare incontro sia a loro esigenze sia alla possibilità (conseguente, stando all’arte della diplomazia) di avanzare qualche richiesta più specifica. Senza squagliarci per un’evidente  peso specifico-organizzativo diverso, come è accaduto in passato, avendo meno meditato i nostri contenuti, ed avendo pressoché evaso tutte le loro richieste o domande.

Quindi tra aprile e maggio incontrarci e scegliere alcune tematiche (o almeno buttare una lista di probabili e anche se non definitive, da selezionare e valutare in seguito); e soprattutto per capire se riusciamo a stare in un andate  così immaginato e come possiamo venire incontro tra di noi su questa base.  
In tal modo, noi tutti, e  i vari “autori” o partecipanti (collettivi e/o singoli, eventuali ospiti od interlocutori), potranno anche meditare conoscendo i temi e le date con più calma. 

2.3.1 il format:

ogni lezione potrebbe avere una simile composizione (ovviamente suscettibile di modifiche), rimanendo sullo standard ipotetico che sta tre le 3 e le 4 ore: 

2 ore circa di interventi (letture di testi di riflessione, racconti di esperienze, testimonianze, “schegge e lampi poetici”) o di performance (musicali, cerchi ritmici, teatro-forum, danza, eccetera). 
Più o meno mezz’ora aperta per ulteriori interventi imprevisti e spontanei, sull’onda emotiva o sullo stimolo appena raccolto. 
Di seguito e a oltranza – momento conviviale, aggregativo con chiacchiera libera (con un buffet più o meno coordinato e preventivato). 

Con le Case del Quartiere suppongo fino a giungo siamo in tempo per accordi sul calendario della loro programmazione. E da questo punto di vista richiederei:  

La disponibilità di giorni non feriali (tipo sabato) – perché più scoperto per molte persone che soffrono l’isolamento urbano; perché più fattibile e comodo anche per molte persone o “pubblico” in genere (dentro e fuori l’ambito salute mentale e realtà annesse e connesse) che per impegni lavorativi non può durante la settimana. Noi facciamo leva sui temi, le iniziative, la proposta di un evento che è culturale, civico, aggregativo e trasversale, non “terapeutico”, al di là di pregiudizi o barriere altrove avvertite/imposte/sottintese.
La condivisione della promozione attraverso i loro canali (iscritti alla loro mailing-list (includendo appunto le date prefissate nei calendari dell’anno 2017/18).  

Valuterei anche, recuperando un contatto e una soluzione ancora più mediatica, di interpellare Radio Bandalarga (o Larghe Vedute/Radio Ohm o entrambe…), per un’eventuale diretta radio o registrazione tipo “laboratorio di radiofonia sociale” a cura del CPU Orfeo (autunno-inverno 2014/15). Da circoscrivere forse solo per alcune date, non su tutte le lezioni.  

La promozione e la diffusione la manterrei prevalentemente digitale e telematica (al 90% o giù di lì), via mail o social network, o con promo in radio. 

Collateralmente, ipotizzerei per l’intero ciclo (e più trasversalmente alle iniziative del CPU Orfeo, così come le sto immaginando e intuendo): 

La possibilità (ufficiale o ufficiosa) di avere degli spazi (banchetti e simili) per l’autofinanziamento o la raccolta di offerte libere. 
La distribuzione di volantini (semplici e densi…) con informazioni logistiche (indirizzo urbano, sito web/pagina FB) sulle diverse associazioni e le loro attività (ovvero le iniziative aperte – falegnamerie, biblioteche, punti d’incontro, etc – ed eventualmente gli appuntamenti settimanali dei gruppi – mente locale, Segn/Ali, etc – insomma il suddetto 90% variamente collocato in città). Perlomeno quelli delle principali associazioni del CPU Orfeo – senza dimenticarsi e disperdere chi è ancora più periferico rispetto a ‘sto  benedetto coordinammnhh…! Includerei anche qualche frase con le nostre “idee” o “appelli” (leggi: sul pensiero basagliano che applichiamo e r-innoviamo). 
Un’analoga distribuzione per volantini del calendario dei successivi appuntamenti (incluso Granché e corteo cittadino), e/o la raccolta di mail per chi si avvicina e s’interessa alle nostre proposte culturali e politiche. Invitando ciascuna associazione a condividere info sulle proprie iniziative particolari (concerti, spettacoli teatrali o altro) ed eventualmente a portare un volantino (o qualcosa che gli somigli, anche tipo ciclostile…) per esempio su “repliche de Le voci di Prometeo”, “concerto del cantiere musicale”; “drum circle”, concerto o reading o mostra fotografica di Tizio, di Caio, di Sempronio o di tutti e tre insieme… (perché siamo una rete informale, non una zuppa con una serie di ingredienti da amalgamare)      

3. RADUNI DI DECLAMAZIONE POETICA: 

Nel medesimo arco temporale (settembre 2017 – giugno 2018), collateralmente ci saranno i nostri famosi (o famigerati) raduni…. Dando per certa la data “rituale” del 21 marzo, si potrebbero ipotizzare altri 2 o 3 raduni, in quegli stessi mesi. Analogamente aperti, e anche più spontanei (il trono c’è, i poeti pure, fisiamo 2 o 3 luoghi e praticamente è fatta, basta che ci coordinm..nnnh…). Tra questi uno (quello del 21 marzo?) dovrebbe essere un raduno congiunto transfrontaliero, con gli storici partner gemellati di Grenoble (e merita un’attenzione particolare, per i diversi aspetti organizzativi e di comunicazione – e forse ideazione – insieme a loro). 

Ma ugualmente valuterei sempre (e meglio):
Luoghi simbolici e significativi da un punto di vista politico o civico, più che ambientale 
Diffusione e condivisione e volantinaggio ed che invito a ulteriori appuntamenti (per una fidelizzazione?, chiamiamola pure così se pensiamo non porti sfiga o se crediamo che lo sia veramente…)

L’intero ciclo o linea artistica e la sua scansione temporale nella mia “bizzarra” immaginazione è quasi una base comune sulla quale costruire un percorso, addirittura replicabile anno dopo anno, e migliorabile, valutando esigenze e possibilità o intensificando il dialogo nella e con la città. 

A ciò si potrebbero aggiungere, come forma di coagulazione, di testimonianza, di raccolta di interventi sui temi, di testi, di poesie, articoli o storie l’idea già ipotizzata o appena abbozzata in passato, di un “bollettino del circolo” o di una piccola collana “editoriale” più o meno autoprodotta. Sia come memoria e testimonianza interna, sia come ulteriore veicolo di promozione e diffusione del linguaggio poetico e della voce di chi non ha voce (ma c’ha tanto da dire, mostrare, far ascoltare, vedere, polemizzare, senza spacciare soluzioni o ricette…) Volendo, in seconda battuta, potrebbe diventare anche un prodotto (ebbene sì!) di autofinanziamento (volumi o riviste di poche decine pagine a pochi euri o lasciato a offerta libera). 

Domanda ulteriore per esperti: può essere utile creare una pagina FB più ufficiale e “centralizzata” del CPU Orfeo stesso, per essere meno dispersibili o piuttosto per essere diversamente dispersibili… (eh capirai: un labirinto in più o in meno…) 

Sulle forme di raccolta e concretizzazione degli eventi (ricerca finanziamenti, risorse attuali, preventivabili, budgettabili, tetti e soglie per gli accordi del caso) rilancerei la palla a chi può gestire meglio un tale processo e lavoro, e trovando i canali più adeguati o fattibili (pubblici e/o privati e/o da risorse interne (cooperative e/o fondi neri, grigi, rossi, blu…)