Laboratorio urbano - Mente locale
Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it
venerdì 20 marzo 2015
lunedì 16 marzo 2015
Blues economy
I PRIMI PUNTI DELLA BLUES ECONOMY
Un delirio Eco-onomo-mistico
La blues economy è la non-scienza dell’economia delle emozioni, la socio-psico-dinamica dei flussi e dei fluidi emotivi. Si fonda su due regimi: un principio di condivisione, l’emotion-sharing, o un principio di dono, l’emotion-gift.
Le emozioni non sono mercificabili – di un’emozione si può fare dono, ottenendo in cambio del dono un’emozione donata. Altrimenti la si può condividere. Vendere o comprare emozioni è un paralogismo (di natura tecnico burocratica scientifica) in quanto le emozioni, per diverse che siano, si acquisiscono con la stessa sostanza psicosomatica che le genera. Emozione si dà e si ha con l’emozione. Al limite, l’emozione si trasforma.
Il principio di dono tende allo scambio paritario tra donatore/i e destinatario/ri. Il dono comporta il rischio di disequilibri tra le parti – può generare un forte senso di debito, come un forte senso di gratuità. Al debito (verso il dono stesso, non verso una delle parti) si può so(p)perire con una condivisione. Alla gratuità si può so(p)perire con un investimento (poetico-partecipativo).
La condivisione tende ad essere impari – poiché essa sarà sempre in vantaggio rispetto alle parti che vi partecipano (principio olistico). La condivisione delle emozioni è un dono-investimento.
La socio-psico-dinamica dei flussi e fluidi emotivi costringe l’individuo in una condizione di parzialità (necessaria). Tale condizione sarà costantemente in debito se non verrà riconosciuta attraverso la condivisione dell’emozione che essa genera (emozioni della Necessità).
Gli investimenti tendono a e-rompere il rapporto paritario tra costi e benefici che è prodotto dal senso di gratuità. I doni-investimenti della condivisione tendono a e-rompere il rapporto impari tra il senso di debito verso i doni e la nostra condizione di parzialità.
Ciò che noi doniamo in un dono-investimento è ciò che non si può «dire» (comunicare, mettere in comune) ma in esso vi è mostrato e c rende consapevoli (di esso e, di riflesso, di noi stessi).
Ciascuna delle parti che partecipa ad una condivisione avrà come guadagno un’emozione donata e un’emozione investita. Entrambe avranno un ulteriore costo, poiché sono solo delle emozioni parziali rispetto all’emozione di esistere, la quale potrà ora generare angoscia, ora gioia, ma in nessuna delle due facce unicamente si esaurisce, poiché essa ci è data dalla vita, a cui apparteniamo.
La blues economy ha un suo «oro» che misura il valore delle emozioni (e delle azioni a cui si accompagnano) e crescendo aumenta il valore dei nostri doni e delle nostre condivisioni: il desiderio.
Il nome blues economy fa riferimento al «blues» inteso come «tristezza/dolore» in quanto questo rappresenta il motore della stessa socio-psico-dinamica dei flussi e fluidi emotivi: il suo lavoro, per così dire…
La blues economy tende e mira a creare tempo ed emozione liberata dal lavoro (dolore) – liberata da esso e liberata grazie ad esso.
A presto,
Enea
Aforismatika diacronika edizioni volanti
funziona per gioco
al adulto funziona per profitto,
mi chiedo
la maschera la metto per me o
per gli altri?
Le maschere sono funzionali
e quando cadono
lo sono ancora di più.
Sogno a tutto spiano
da sveglio e dormiente
creo ponti tra realtà e fantasia
sono il pontefice del quotidiano.
Sto annaspando alla ricerca dell’autostima
sto in riva al fiume e
aspetto che passi
il cadavere di me stesso.
Vivadio
ho un io nel vivaio
non so se cresce,
ogni tanto si dissolve
e mi trovo
dove dio non è.
Chi è stato dove dio non è e torna
cerca la parola e non la trova,
non dice ma mostra
dove non c’è io ci può essere un noi.
Dentro ciascuno di noi
l’Ideologia senza la Complessità,
la Complessità senza la Realtà,
la Realtà senza la Contraddizione,
la Contraddizione senza la Fatica,
la Fatica senza la Verità,
la Verità senza la Bellezza,
il Potere che le spezza.
Non c’è più economia del lavoro,
c’è solo economia psichica e
economia finanziaria.
Emozioni e denaro astratto,
il lavoro si è banalizzato.
A Mente Locale non si mangia sempre,
ma quando si mangia si mangia bene…
Bisogna sapere parlare anche senza le parole.
Compi un gesto! Riempi un vuoto o svuota un pieno.
La vera cura è dentro di noi,
ma da soli non riusciamo a vederla.
I soli non bastano:
ci vogliono anche le lune.
Bisogna poter usufruire di un ordine del possibile,
per cominciare a chiedere l’impossibile.
«la pazZienza è la virtù dei folli!
Ho scoperto che la follia è una via di conoscenza,
se ci si aiuta a resistere all’angoscia.
Mi sono sentito così meno normale,
non più matto, ma solo più umano,
La normalità è un punto di vista, la follia è un piano di vista…
Dicevano gli arabi:
la via più breve che passa tra due punti è
certamente la linea retta,
ma non è detto sia la più interessante
(Elogio dell’arabesco).
Al Rifugio Urbano si collegano i punti di vista con le linee della
vita.
Siamo esseri
eliotropici ma amiamo anche l’oscurità.
Il gioco non
come semplice intrattenimento
ma come
azione che trasforma il soggetto e il mondo e
tutto
ciò legato al piacere e al bello;
ecco l'arte
di vivere,
una poetica
ludica del mondo,
Oggi sto da
dio,
ma ogni
tanto preferisco
essere
ospite
della
madonna
La follia ha
valore
in quanto
appartiene
al regno del
inutile,
della ragion
le regole
vogliamo
sovvertire,
tra il dire
e il fare
c’è molto
calcare.
Meglio far
l'ambulante
che esser
portato via dal ambulanza
Ogni
tramonto non è un gioco ma
una piccola
tragedia che si ripete ogni giorno
agogna il
sole alla vita, in un attimo si spegne
ed è
tramonto rosa.
Mischiarsi
agli altri restando se stessi
o diventare
altro per vedersi.
In attesa
dell'altro
incontro me
stesso
o dentro o
fuori
da qualche
parte ho appuntamento con me stesso
mi chiamo al
cellulare per sentirmi ma
non c'è campo
mi metto
all'angolo ed ecco quattro tacche
finalmente
posso parlarmi.
Solitudini
in serie
frammenti
senza mosaico
isole senza
arcipelago
tremendo e
terribile
il fatto
della solitudine,
bisogna star
bene con se stessi
per non
soccombere.
Accade che noi
rifugiamo il
dolore
lo sentiamo
ma
non
riusciamo a dare un senso,
cerco di
dormire tanto
almeno metà
giornata
essere senza
coscienza nelle mani di Morfeo e
riposarsi
dalla tirrania del io.
Mi ricordo
quando stavo
bene e
ho nostalgia
di me stesso,
prendo il
laudano come Re Giorgio il Folle.
L’infinito
non si può
sopportare
a lungo
senza
metterlo
in un guscio
di noce
Siamo figli
della notte e
brancoliamo
nella luce
bisogna
avere il coraggio di ascoltare
il tremendo
dell’oscurità.
Sono cieco e
vivo di luce interiore
voglio
ritirarmi nel buio
la luce mi
porta confusione
sono la
talpa dell’essere
sono stanco
e mi metto a letto
spengo la
luce
metto i
tappi nelle orecchie
e sento solo
il respiro della bestia
che dorme in
me.
Devo
cambiare la batteria
della luce
interiore
si è
scaricata e non mi riconosco più;
Vivo di luce
riflessa.
Il teatro è
una dichiarazione di follia.
Senti chi
canta!!
E’ Alda
Merini,
l’amore
nelle tenebre.
La
conoscenza
il più delle
volte
è contro
l’amore;
la Presenza
è la sua
condizione.
Il
manicomio:
io ero
bambino,
sembrava un
gioco
ma non ci
ero mai entrato
nel
manicomio
dove
mettevano
camicie di
forza agli agnellini.
Alla fine la
malattia c’è
ma c’è anche
la guarigione
solo di se
stessi
non si
guarisce mai.
L’amore:
cuore,
sudore,
fetore,
tremore,
terrore,
calore,
timore,
migliore,
peggiore,
pudore,
tutte le
ore:
amore.
Del sesso
non bisogna
parlare
ma bisogna
fare,
si può anche
parlare
quando si fa
sesso
se non si ha
la bocca
piena.
A me non mi
pesano gli altri
mi pesa la
mia vita e
questa
consapevolezza
del
conflitto interiore estremo
che è la
dissociazione,
però
malgrado tutto
è anche
indice della mia unicità
e della mia
protesta
verso la
società.
Liberi
di esprimere
le proprie opinioni,
contro il destino
per riappropiarci
della propria vita.
Cerchiamo una lingua
che sia la reale patria
degli esiliati.
Sono quasi
fiero
di aver
subito violenza
ma di non
averla mai inflitta.
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