Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




sabato 3 novembre 2012

Francesco Mastrogiovanni



Il 4 agosto del 2009 morì, nel reparto psichiatrico del nosocomio di Vallo di Lucania, il maestro elementare Francesco Mastrogiovanni. La morte fu causata dalla permanenza in un lettino di contenzione per 82 ore, senza cibo né acqua. La contenzione era stata decisa a seguito di un trattamento sanitario obbligatorio malgrado non sussistessero le gravi ragioni che potessero giustificare un simile provvedimento nei confronti di un uomo che non aveva mai manifestato comportamenti pericolosi. La spaventosa agonia e la morte di Mastrogiovanni sono avvenute in presenza di 18 persone, medici e infermieri, il cui ruolo sarebbe quello di assistere e curare gli ammalati. Mastrogiovanni ha vissuto per 82 ore, un’atroce tortura che lo ha portato alla morte sotto lo sguardo di quei 18 uomini e sotto quello di una telecamera che riportava in un monitor, le terribili immagini di un innocente martirizzato senza colpa.
Due giorni fa, a più di tre anni di distanza, 6 di quei 18 uomini, i medici, sono stati condannati a pene fra i 2 e i 4 anni di detenzione per omicidio, colposo, sequestro di persona e falso ideologico. I 12 infermieri sono stati assolti. Non è mia intenzione commentare l’aspetto giuridico dell’accadimento, per questo ci sono i giudici e i giuristi. Per parte mia, vorrei richiamare l’attenzione dei lettori sull’aspetto umano di questo raccapricciante episodio: 18 uomini, anche i non processualmente colpevoli, non hanno trovato in sé il più elementare senso di solidarietà nei confronti di un sofferente, non gli hanno riconosciuto il sacrale statuto di dignità di cui ogni essere umano ha l’inviolabile titolarità, tanto più quando dipende dalla responsabilità altrui. Potremmo placare il senso di orrore che ci pervade, pensando che si tratta di 18 persone patologicamente sadiche ma sappiamo che non può essere così.
Una simile coincidenza è statisticamente del tutto improbabile, se non impossibile. No! Questo comportamento è figlio di una sottocultura dell’assoluto disprezzo per le alterità non dissimile da quella dei nazisti. Mastrogiovanni, in quella condizione di sottrazione della sua dignità fisica e psichica, non è stato più visto come un essere umano, probabilmente anche perché era notoriamente un anarchico. Ai suoi 18 aguzzini, magari tutti ottimi padri di famiglia, è parso del tutto lecito ignorarne le sofferenze. Tutto ciò è accaduto a Vallo di Lucania, ma nessuno si illuda di essere al sicuro perché abita altrove, poteva accadere dovunque perché l’ideologia del disprezzo dell’altro in quanto appartenente a minoranze, in quanto malato, disabile, omosessuale o donna, alberga ovunque. Nessuno si illuda. Il calvario di Mastrogiovanni può toccare a ciascuno di noi. Tutti noi, nell’occorrere di imprevedibili circostanze, possiamo diventare «altri» e «minori».

Moni Ovadia

giovedì 27 settembre 2012

circolo poetico urbano:raduno transfrontaliero, 2/10/2012









  
In tempi di crisi rispondere alleandosi, creando rete e comunità In tempi di crisi economica e sociale, di taglio di risorse umane e materiali, di profonde modificazioni e trasformazioni degli stili di vita, mettiamo in atto un iniziativa per lo sviluppo e la promozione culturale nella città. A partire dal discorso poetico, promuovere una rete dinamica e multiforme per favorire la “resistenza creativa” dei membri : resistenza nei confronti dell’esclusione sociale, del pregiudizio culturale, della marginalizzazione economica, della pressione volta all’eliminazione delle differenze ed all’omologazione esistenziale, delle tentazioni autosvalutative derivanti da difficoltà di relazione col proprio contesto di vita. Gli attori proponenti la rete, sono tutti gruppi che partono dall’area del disagio psichico e mentale ed hanno maturato una lunga esperienza in tema di crisi, sia la crisi come evento individuale sia come crisi del legame sociale; hanno sperimentato l’idea che l’attivazione di comunità è strumento indispensabile per la resistenza creativa, la messa in comune delle risorse, umane, materiali, di senso e significato è un primo passo per tracciare percorsi collettivi per affrontare  la crisi.

 Comunità come appartenenza territoriale e relazionale La comunità che intendiamo promuovere si struttura su i seguenti temi: l’appartenenza territoriale, cioè il legame che unisce l’abitante con il luogo in cui vive, la dimensione relazionale, aprire campi relazionali dove vengono salvaguardate le identità e differenze di ognuno, e la dimensione di partecipazione paritetica dei membri. Scoprire “nuovi territori” promuovendo relazioni tra pari è una scommessa difficile perché avviene in un contesto urbano di deterritorializzazione, di  spaesamento e straniamento dai luoghi di vita. L’orizzonte della vita urbana è tracciato dalla considerazione dell’Altro e del diverso come fonte di ansia, angoscia, sospetto e paura e la partecipazione è ridotta a mera adesione e fruizione funzionale. 

Il discorso poetico Abbiamo scelto il discorso poetico per creare una piattaforma collettiva spinti da una serie di riflessioni: partiamo dalla posizione che il mondo è fondamentalmente struttura linguistica e ognuno di noi ne è determinato e cerca di determinarlo; individuiamo nella poesia, come “fare” creativo, una possibilità alternativa di situarci nei confronti del mondo in modo attivo. La scelta della poesia è una scelta di resistenza rispetto ad un linguaggio dominante caratterizzato dal principio economico e dalla ragione calcolante; inoltre, nel linguaggio poetico (in senso allargato) si individua un luogo altro del sentire e del parlare che immette nuove energie e possibilità di senso nel proprio collocarsi in aree abitative e di pensiero sempre più sterili ed appiattite;

Un vettore collettivo per l’attraversamento urbano Per attraversamento intendiamo non solo una esplorazione conoscitiva e critica dei luoghi e non-luoghi della città ma anche l’attraversamento che faccia incontrare comunità, gruppi e individui, che rompa gli steccati che determinano la separazione e frammentazione delle esistenze. In questo progetto , partendo da una estesa diffusione dell’uso della poesia a livello individuale, cioè di un alto numero di “poeti nascosti”, intendiamo costruire un vettore collettivo per mettere in movimento significati e desideri, una comunità informale, aperta e permeabile dove la condivisione della posizione poetica individuale diviene poesia relazionale. Nostro principio di partenza è che ogni arte singola e separata, nel nostro caso la poesia come arte della parola, deve essere condotta e risolta a quell’arte  che è l’ “arte di vivere”, cioè la vita come arte relazionale.

Descrizione dell’iniziativa
Attraversamento della città con una serie di eventi situazionali. Ogni evento si dispiega nelle seguenti fasi:
Scelta del luogo: i criteri della scelta del luogo potranno essere determinati da un’appartenenza territoriale dei gruppi che vi abitano, quindi ogni gruppo che si fa carico del organizzazione di un raduno sceglierà anche il luogo. Potranno essere luoghi di passaggio, di sosta, d’attesa (fermata d’autobus), di aggregazione, o nascosti e dimenticati. Si lascia massima libertà al gruppo promotore del raduno di declinare forma, tempi e luogo, in base alle sue sensibilità ed esperienza. Raduni al chiuso o al aperto, nei classici luoghi culturali o in piazza e al parco, in movimento (metrò o linea 4). Una serie di raduni che ci fanno attraversare la città e l'area metropolitana.

Il raduno: i raduni saranno giocati sulla dualità interno – esterno,  su come una dimensione intima e privata come quella della poesia possa trovare una dimensione intersoggettiva e pubblica, sulla ridefinizione della metafora spaziale centro - periferia, come traccia di aggregazione tra persona e luogo. Ogni raduno avrà un aura comunicativa e di diffusione in due direzioni, la prima interna, tra gli affiliati del circolo e la seconda esterna, territoriale, in forma concentrica attorno al luogo prescelto del raduno.

Lettura delle poesie in pubblico: si sottolinea l’importanza del recupero dell’oralità e della voce, intesa come corpo della poesia; quindi la poesia è considerata come atto comunicativo, che avviene tra persone, un atto relazionale che ha come medium un testo poetico; chi racconta o declama e chi ascolta determinano una situazione relazionale, basata sulla gratuità e il dono, l’intelligenza e la creatività; la messa in comune di un discorso privato, laddove l’atto creativo non sta solo nella produzione poetica ma nelle molteplici declinazioni dell’ascolto, che possono divenire anch’esse atto poetico.

Mezzi e forme di articolazione del discorso poetico: oralità, scrittura, immagine (parola, testo, foto-video). Articolare il discorso poetico, partendo si dalla centralità delle parola e del suo essere voce, qualcosa di vivo che presuppone iterazione umana, parola e ascolto, quindi centralità dei raduni, declamazioni, reading, performance che aprono un campo relazionale e possibilità d'incontri, ma nello stesso momento includere la trasformazione della parola in testo, quindi sviluppare una linea editoriale, con pubblicazioni semestrali o annuali di antologie delle poesie; l'esperienza delle redazioni dei periodici coinvolti (Segnali, Ufo, La sveglia) può essere preziosa in questo campo. Inoltre utilizzare nei raduni la combinazione parola-immgine (foto o video) o strada facendo oggettivare il movimento in videodocumentari, corti, videoclip e altro è una altra delle esperienze già fatte( con la rete Videocommunity new media center). Ultima la musica e la sua inclusione nei raduni come sperimentazione accompagnatoria nei reading.

Primo raduno ufficiale,
Martedì 2 ottobre 2012
in Cascina Roccafranca 
via rubino 45 torino
con la presenza degli amici francesi di Grenoble;
abbiamo prefigurato la giornata con un minimo di programma
Arrivo francesi, h10.00-11.00
Prima accogliena e scambio prospettive sulla salute mentale:
Centro diurno via Gorizia 114, h.11.00-12.30
buffet-pranzo
 h.13.00-14.30, Centro diurno.
Raduno poetico e declamazioni,
Cascina Roccafranca, h.15.00-17.00





La rete  promotrice

Laboratorio urbano mente locale,
Associazione Il Tiglio onlus
Associazione Insieme
SegnAli-Associazione Arcobaleno
Torino Mad Pride
SUR Società umane resistenti
Centro diurno via Gorizia 114, ASLTO1
Hôpital de jour psychiatrique, Grenoblois, Francia
Laboratori via Eritrea, coop. Il Margine





lunedì 24 settembre 2012

La sQuola dei matti

La Squola dei Matti
Anno scolastico 2013-2012

Scuola elementare di Via Giuseppe Genè 12, Torino

Da un’intensa suggestione personale ad un lavoro collettivo,
dalle/sulle diverse frontiere, una squola aperta a tutti

Ognuno porta qualcosa di sé,
ogni contributo si aggiungerà nello scorrere dell’anno scolastico
Gli incontri dureranno fino a giugno.
Come una vera scuola anche se con la Q.

Le lezioni si terrano normalmente di mercoledì
a cominciare dalle 18.30 nella
Scuola elementare di Via Giuseppe Genè 12, al 2° piano
grazie alla collaborazione dell’ ASAI (Associazione Animazione Interculturale)
che in quella sede ha uno dei suoi centri di aggregazione

Le lezioni cominceranno
il 26 settembre,
con una bella festa

26 settembre, ore 18.30
Un amore non tradizionale. Storie
controrelatori Lina Vincenti e Giuseppe Bergamin

17 ottobre
Changò, Xangò, Shango, battiti divini.
L’albero che ha le radici in Africa e le foglie sui tetti dell’Avana e di Bahia
Canti, suoni, danze, cerimonie, la vita e la morte, il presente ed il futuro
controrelatori Sur, Società Umane Resistenti

14 novembre
Gli ospiti invisibili
Laboratorio di scrittura drammaturgica
controrelatore Luca Atzori, TorinoMadPride

12 dicembre
Psicogeografia della dissociazione:
delirare la città, allucinare il reale
controrelatori Laburb MenteLocale

19 dicembre
Archetipi di femminilità.
Un percorso narrativo tra simboli, miti e leggende in Brasile e a Cuba
controrelatori Antropocosmos

16 gennaio
Frontiere - ai confini del teatro
Dal teatroparola alla parolateatro. Esperimenti di elaborazione drammaturgica
Registi,performers e autori si confrontano sui linguaggi del contemporaneo
controrelatori Urzene Poesia in azione, Gianluca Bottoni

Partecipano per ora:

Laburb MenteLocale,
Sur Società Umane Resistenti,
 Urzene Poesia in azione,
Antropocosmos,
Torino Mad Pride,
Asai

Venite numerosi, e se ne avete la possibilità portate qualcosa di buono per la festa







venerdì 14 settembre 2012

Amore, sesso e conoscenza 2





Riprendiamo da
per certi versi
siamo tutti perversi
dici la tua sul sesso,
a diciotto anni
un fuoco esplosivo,
intorno a me
come mosconi disturbanti
i maschi mi assediavano,
ma ero pudorata e
non facevo sesso,
frequento sale da ballo
conosco dei ragazzi siciliani,
la voglia di fare l’amore
è un fuoco perenne,
mi dicevano
facci vedere l’esotico
facci le pose di Casatruma,
che è il cugino di Kamasutra
ragazzi inesperti,
pieni di fretta di arrivare
non si entra subito, non si fa cosi,
ci vogliono le carezze
piano piano,
e poi quando è il momento
si fa ficky-ficky
finché si esplode,
sono dieci anni
che non faccio più l’amore
ma vedendo lui
un cosi bel ragazzo
mi viene voglia,
lo invito per un caffè a casa
è venuto;
ma è andato subito via
ha avuto paura,
si può fare una serata
mentelocale sexy-show.

Un ragazzo di ventisei anni
mi faceva la corte,
io ho sessantun’anni,
non sono da buttare via
nell’amore non c’è età,
da giovani e da vecchi
si ha sempre voglia della giovinezza,
a 31 come a 61,
noi delle americhe del sud
siamo passionali e
non volgari, gli italiani
belli ma per lo più mosci,
è da dieci anni che non faccio sesso
di giorno mi sento fredda
non mi vengono le voglie,
ogni tanto ho l’orgasmo di notte
sognando e di mattina
mi sveglio bagnata.
Nessuno ha voglia
di fare sesso con una di sessant’anni
anche se ho l’utero ritroverso
e ancora la fica stretta.

Da ragazza pensavo
che passionale è
andare, spaccare,
scopare per ore,
furia dei corpi
ma sempre in fretta,
da sposata ho fatto molti anni
senza sesso e mi son pentita
di non aver avuto degli amanti,
oggi passionale
mi dice delicato,
non è che la puoi trombare come vuoi
io ci ho messo tanto tempo e fatica
per essere delicata con me stessa,
i diciott’anni di differenza col mio compagno
al inizio mi pesavano ma dopo no,
oltre i cinquanta è strano e
se non ti tira è lo stesso.

La sessualità è la parte istintiva
quella più vicina all’animale,
sperimentazione dei sensi
sensazioni ed emozioni,
la sessualità nella società
è limite e tabù
invece che apertura,
la sessualità in coppia
è andare oltre i limiti,
violenza dolce e
libertà possibile,
un ascolto, un sentire
la voglia e il desiderio,
bisogna liberarsi dalla schiavitù
della sessualità e anche se non tira
è lo stesso.

Che dici
facciamo la gara
di chi c’è l’ha più lungo?



Del sesso è implicito
la confidenza e la complicità
tra due distinte persone,
ho fatto poco sesso in vita mia
mi ha sorpreso
l’evoluzione della sessualità,
da giovane
attrazione fisica e forza egocentrica
poco alla volta ho imparato
a ritardare il piacere,
a spostarmi verso l’altro,
paradossalmente fare sesso
o fare al amore
è il modo per aprire il contatto,
uscire da te stesso
ogni volta è diverso
forse perché lo faccio cosi di rado
che non subentra l’abitudine.

E’ difficile parlare,
la parola non basta e
ho la sensazione
che rimaniamo in superficie e
mi viene la noia,
siamo tutti in difesa,
a cuor gentile
il mio cuor si apprende,
in miss italia
il sesso è un problema
parliamo del amore
in tutte le sue forme
la sessualità è stata resa peccato.

Il sesso è sempre stato un problema,
forse il problema
ero timido con difficoltà ad aprirmi
adesso stò bene da solo
non pratico la sessualità a pagamento
perché ho paura.
Il sesso è una cosa molto sofisticata
sembra facile
ma non lo è affatto,
è una cosa molto intima
da ragazzo avevo una sessualità normale
da sposato non è andata bene
c’è stato il calo del desiderio e di ricerca,
influisce inoltre
la parte farmacologia della cura,
ci sono effetti collaterali indesiderati
c’è la perdita dell’erezione
e poi bisogna incontrare
la persona giusta.

Secondo me nel sesso
c’è più schiavitù che libertà
il desiderio ti rende schiavo dell’altro
c’è più libertà nella masturbazione.

Io sul sesso
non ho più
niente da dire.

Nel sesso
si espone al rischio,
esposizione a notevole rischio
senso di pericolo,
sento nelle vostre parole il giudizio,
implacabile,
il sesso ha da fare col potere,
il più delle volte il sesso lo subisci
subiscono sia i maschi sia le femmine,
ci sono molte cose
che mi fanno stare male nel sesso,
io punto sull’intesa sentimentale
e poi su quella fisica,
mi piace la violenza dolce e
la sensualità dello sguardo.

Il sesso argomento
intimo e delicato
ho difficoltà a parlare,
fare sesso
non è poi cosi naturale,
c’è molta morale
e ancor di più
molto moralismo,
sottoposti continuamente a giudizio,
per me è un campo
di battaglia e di ricerca
incontro/scontro
di illusioni e desideri.

Ho sentito un linguaggio da cani e porci,
osceno, barbaro, da scaricatore di porto
ben venga il moralismo
se no depravazione, pedofilia e stupri
ci avrebbero sovrastato,
la barbarie divenuta stato.
dico cani e porci e vi arrabbiate
la verità fa male lo so,
ma se vi ho offeso
vi chiedo scusa.









venerdì 24 agosto 2012

Amore, sesso e conoscenza

Amore, sesso e conoscenza



Senti chi canta!!
E’ Alda Merini,
l’amore nelle tenebre.

Il sesso è una piccola parte
dell’amore universale,
per la sua realizzazione
c’è bisogno di testosterone di qualità
e non solo in quantità,
non bisogna fidarsi del viagra
perché fa venire la pelle blu,
altri farmaci sono erotobloccanti,
uccidono la libido,
si l’alcool accende il desiderio
ma impedisce la sua realizzazione
lo diceva anche shakeaspeare,
sex-peer e autoerotismo in croce,
stressando l’apparato genitale
non si arriva da nessuna parte,
tanto l’organo più sexy di tutti
è il cervello e il peperoncino
è meglio del viagra.



Attenzione
ecco di che cosa ho bisogno
di poter dire a una ragazza
sei bella
senza misurare il mondo
con la lunghezza del cazzo
senza dover pagare
per un po’ di carezze
senza prostituire il mio essere
o quello altrui.
L’amore va ripagato con amore
non con i soldi.
L’amore è conoscere, sconosciuti.
Mi iscrivo all’arci- single.

Cosa ci fa più paura:
l’igiene del comportamento
o il discorso dell’amore?
Intorno all’amore viaggia il Tutto.
Ma l’amore è un’invenzione recente.
E quando l’ansia si estrania
ci si può anche scusare.

Sposandomi
mi sono trovata
con la carta d’identità cambiata
dopo tanto tempo
da vedova
ho recuperato
il mio vero nome
e ho trovato la pace
AMARSI LIBERAMENTE
NON SPOSARSI MAI
Domanda:
Esiste l’amore?
No!! Non esiste.
POLEMOS ESTI BASILEUS
PANTWN TWN PRAGMATWN
Il conflitto è il principio di tutte le cose (ERACLITO)

Attendere invaso dalle emozioni,
attendere l’amorosa
il primo bacio, come sarà?
attesa d’amore.
Lunghe attese
è bello senza fretta
se corri è triste
ma io
non attendo più l’amore.

C’è una morale nella sessualità
ma non è quella del vaticano,
negli anni ottanta andava di moda
una sana e consapevole libidine,
ma poi sono subentrati i tempi del aids,
penso che sesso senza affetto
non ti porta molto lontano,
e lo stesso accade
con affetto senza sesso,
va bene una sveltina
una ogni tanto,
ma la paghi cara
una sveltina in pellerina,
possibile che dalla sveltina
nasca l’affetto
da riportare a letto
cosi non si dorme da soli.



In fasi diverse della vita
fasi diverse dell’amore
da giovane il corpo
ha un urgenza forte
un bisogno fisico,
emerge il desiderio dell’altro
della relazione e del contatto
che apre lo spazio dell’intimità,
più del sesso noi abbiamo bisogno dell’intimità,
l’intimità porta la conoscenza nella relazione
intimità e prossimità dell’altro,
non c’è solo il kamasutra
ma anche la visione tantrica
secondo la quale dopo l’orgasmo
subentra la depressione
per questo non bisogna venire
fermarsi sempre un momento prima,
e poi il sesso è una ruota che gira
un bisogno ciclico
una coazione a ripetere,
si il sesso indica bisogno di relazione
ma nasconde rapporti di potere,
a me piace la convivenza
ma senza vivere insieme
una convivenza a distanza.



Bisogna aver coraggio
per spogliarsi dell’intimità
senza balbettare,
è ammirevole
la sua versione di vita,
ognuno ha la sua
anch’io a 18 anni
sono andato a puttane,
sei assolto!!!

L’abbiamo azzeccata giusta:
mi interessa la ricerca
della felicità tramite il piacere.

Mostri che ho dentro:
incapacità di amare
che assume varie forme,
ma forse il lato oscuro
non è solo questo
ed è da conoscere.
Oltre i confini
della salute mentale
per amore,
internano.

Troppo amore porta
alla distruzione,
follemente innamorato si dice:
ecco che si arriva in psichiatria.
L’amore dell’abbandono
e della mancanza
porta alla psichiatria.

Amore esiste
ma da quando mi hanno ricoverato
ho amore per le cose
ma non ho più ricevuto
amori sessuali.
Ma per non sentirsi un buco
ci va l’amore!

Amore sviscerato,
carattere esuberante,
matrimonio e dominio,
separazioni attraverso
il manicomio:
io ero bambino,
sembrava un gioco
ma non ci ero mai entrato
nel manicomio
dove mettevano
camicie di forza agli agnellini.

La conoscenza
il più delle volte
è contro l’amore;
la Presenza
è la sua condizione.

Alla fine non c’è malattia,
sofferenza, emozioni, privazioni
silenzi e incazzature
non si riesce a cambiare,
a sentir l’amor
per la propria ragazza,
a essere costanti con se stessi,
alla fine la malattia c’è
ma c’è anche la guarigione
solo di se stessi
non si guarisce mai.


Ecco l’amore:
una mescolanza
di sogni e realtà
the best of the best.

Attacco totale al corpo:
emarginato,
chiodi fissi piantati
nelle sfere della psiche,
l’eros,
una devastazione
nel rapporto di coppia.

L’amore:
cuore,
sudore, fetore,
tremore, terrore,
calore, timore,
migliore, peggiore,
pudore,
tutte le ore:
amore.

Del sesso
non bisogna parlare
ma bisogna fare,
si può anche parlare
quando si fa sesso
se non si ha
la bocca piena.
Uso e abuso della masturbazione,
il vecchio gioco del cinque contro uno
il dottore mi ha prescritto di non esagerare
e poi ci sono i tabù
non si può innamorare
della psicologa o dell’educatrice,
secondo me
per certi versi
siamo tutti perversi
basta non ascoltare
del Papa-psichiatra la morale.

mercoledì 4 luglio 2012

Pensiero ricorrente




Pensiero ricorrente
il pensiero di una ragazza
condividere le emozioni
ma lei non si presenta
non arriva mai
si fa solo desiderare sconosciuta.
Adesso non ho pensieri ricorrenti
mi ritorna spesso in mente
il gruppo di mente locale,
ogni tanto penso ad un amico
uno dei pochi che ho avuto
uno che non è extra-bruptus,
arriva come un'onda d'urto,
pensavo e dicevo
"io amici non ne ho"
sussurri e angeli
bianco nero e sfumature rabbiose
mancanze e attese
risolte nella memoria.

Pensiero ricorrente
chiodo fisso
un buco nero sul divano
mi sentivo uno zero
a quarant'anni
quaranta pastiglie
per l'azzeramento definitivo
salvata per un pelo
in rianimazione
non so perché vivo
ma poi scrivo,
scrivo e scrivo
cosi mi libero
forse in modo definitivo.



Pensiero ricorrente
la ricerca della decrescita
separare il superfluo
liberarsi dal bisogno
toccare essenza e sostanza
sfumare e
smettere di essere personaggio.

Pensiero ricorrente
prendere e andare
fuga permanente
scrivere totalmente
ma
mi perseguita la ciccia
corpo non riconosciuto
voglia di essere diversa
dai tempo al tempo
sfuma l'imperfezione
ritorna il pensiero ricorrente
io posso essere
una bambina molto cattiva.

Pensiero ricorrente
che mi ritorna in mente
"cosa ho fatto?
cosa ho combinato?
cosa ho sbagliato?"
mi sento sempre in colpa
una volta ricorrente era
il sogno o l'incubo del mio funerale
oggi il pensiero è:
cosa ho fatto
per meritare tutto questo?
Ogni tanto mi assolvo
pensando che si tratta
dell'eredità colpevole degli avi
che lasciano i doveri e
tocca a te
trovare i desideri.
Bisogna dire al padre
ciò che bisogna dire
dire e liberarsi dei sensi di colpa,
perdonare e perdonarsi
prendersi la responsabilità
indietro non si torna
come si spezza la catena
dei sensi di colpa?

Pensieri ricorrenti
io posso essere
una bambina molto cattiva,
e io sono Celentano
come la mettiamo?



Pensieri ricorrenti
buoni e cattivi
certi sono i migliori
pensieri manga
di genere sportivo
declinati in stile poliziesco
o spionistico, stile spy-manga
ci sono pensieri che mi pensano
storti, affollati e aberranti
tipo promiscuità diffusa
in piazza o sulla mètro
orgie pericolose e
copulazioni cosmiche,
ma dico lo stesso
viva la ciccia e le donne in carne.

Pensiero ricorrente
il futuro prossimo e lontano
la salute in forse
basta poco e
vado in palla
in piena angoscia.

Pensiero ricorrente:
come faccio a mettere ordine
nel presente e nel futuro?
sono a ciclo continuo
cado in paradosso
tra regole e realtà dei fatti
in fondo però
hanno ragione:
tu sei una donna in.

Ho un pensiero rin corrente
di avere un pensiero modificato,
pensiero modificato re e
trasformatore della realtà,
pensiero-dovere
diventa ossessione
pensiero-piacere
diventa modificatore.

Il mio pensiero ricorrente
è l'ultima parola dello psichiatra
volevo essere un decatleta
ma purtroppo sono invalido
e devo accettare i propri limiti
mi sento arenato,
forse potrei fare
il custode del mauriziano
o forse meglio
di un museo d'arte.

Pensiero ricorrente
sogno ricorrente
pieno di angoscia e turbamento
timore che si avveri
quando mi ricordo il sogno
sogno che abito in gruppo appartamento
casa alloggio o comunità
vicino agli snodi autostradali
un chiostro e un educatore
una camera e un letto e
sopra il letto due oggetti ricordo
il dizionario Zingaretti
regalo di mio padre e
l'orologio d'oro omega
di mia madre,
ciò che resta dei miei genitori
sogno lirico esistenziale
ma anche
senso di colpa
verso la madre,
non poter prendere cura
di lei e di me
in modo adeguato.








giovedì 21 giugno 2012

Il klidocratoras che ha una vite in gola

Il klidocratoras che ha una vite in gola



Sadici, crudeli e criminali
esiste la tortura perché
qualcuno sa tenere un segreto,
testicoli compressi
mai scritti nei grandi testi
che incarnano
la forza e non la ragione, non la giustizia,
cerco uno che mi lava la coscienza
e mi dice, chi fa i fatti suoi campa cent’anni,
con la tortura fisica e psicologica,
anche se hai l’avvocato
non ne cavi niente
alla fine da vittima diventi carnefice,
percepisci cospirazioni silenziose
negoziazioni e trattati,
lancio un accusa universale,
accuso tutti,
ecco la mia tortura,
cerco un investigatore psichico
che mi porti fino alla scena del delitto o
forse è meglio se mi affido a
Conte Masoch,
son sicuro
che l’amore reale
prima o poi
diventi una tortura
per questo preferisco
l’amore manga
amore metafisico
e non corruttibile.
Tutto torna
tra vittima e carnefice
scuole e repartini
una totalità cristallina
meno male che non ho la sfera di cristallo
cosi non mi tolgo la sorpresa del domani.



Templi,
luoghi sacri
epifanie divine
casa di dio e sede dei sacrifici,
templi egiziani
in continua navigazione
su e giù per il Nilo
templi greci
arrivati fino a noi
per salutarci e
diventar teatri,
vado nella valle dei templi
per cercare la musica d’estate
mangiando mandorle
e ascoltando i pianti greci,
cercando il farmakon
che lenisce il dolore.



I pitagorici credono
nella trasmigrazione delle anime e
ai mortaci tuoi,
la maledetta solitudine
si è sciolta insieme con il bau del buio
venerdi nella chiesa sconsacrata
di San Pietro in vincoli,
ci vuole pazienza sovrumana
ma basta anche andare
vicino ad un altare
per riprendere forza e
sfatare il mito della solitudine,
fare iniezioni di vita
anche a te che tieni il volto di un bambino,
la progressione dell’essere alieno
dipende dalla scienza ed anche dall’ignoranza,
mente locale è pieno come un uovo,
un uovo orfico che tutto sa e nulla gli sfugge
ha l’ossessione del controllo,
controllo ossessivo in famiglia patogena,
tengo tutte le chiavi io,
apro e chiudo le porte quando voglio io,
io sono il klidokratoras
ho una vite in gola e mi applico la tracheotomia,
ed ecco il chirurgo e poi la psichiatria
tirannia del individuo e traumi infantili,
per guarire mi rivolgo al ferramiù,
Sidereo il suo nome,
divinità mettalurgica
che mi libera dalla vite in gola
ma qualcosa si è rotto,
non c’è più la chiave d’oro,
non basta più fare il vudù
o chiamare il belzebù,
mi accontento del deja vù
e vado al repertino.



martedì 12 giugno 2012

Torino mad pride




http://madpridesito.jimdo.com/
COMUNICATO STAMPA
“MAD PRIDE”: A TORINO IN CENTRO CITTÀ SI ABBATTONO
I CONFINI TRA “FOLLIA” E “NORMALITÀ”

Passeggiata di “matti” e di cittadini “normali” nel centro della città di Torino:

dall’idea di un gruppo di pazienti psichiatrici, un’iniziativa concreta per abbattere il muro delle differenze e
rilanciare il dibattito sull’isolamento dei “malati di mente”. É tutto pronto per la prima edizione del “Mad Pride”, la manifestazione che riunirà tutti coloro che credono si debba rendere più permeabile il confine tra “follia” e “normalità”.

Stufi del paternalismo e della compassione, i matti stanno cominciando a rivendicare l'orgoglio di essere umani, pensanti e ricchi di risorse. Maria Grazia Bertelloni, membro fondatore della Rete Nazionale degli
Utenti Psichiatrici afferma: “Il Coordinamento Nazionale degli utenti della salute mentale aderisce al Mad Pride il 17 giugno a Torino. Il C.N.U. è un organo autonomo gestito dagli utenti della salute mentale,
dove al suo interno aderiscono 22 portavoce delle regioni italiane. Quale altra occasione per renderci visibili facendo sentire la nostra voce? Ho sempre pensato che il cambiamento culturale delle persone con
disagio mentale debba necessariamente passare attraverso la creazione di immagini e l’interazione con i media. Sviluppando questo percorso di visibilità si può sgretolare quell’immaginario collettivo dentro il
quale la società civile ancora ci relega, considerandoci socialmente pericolosi e senza futuro. Credo che queste siano le strategie da adottare adesso.”

Il Pride - che proprio per ribadire il valore della ricchezza delle differenze ha scelto come simbolo una girandola colorata- partirà da Piazza Carlo Felice alle ore 14:00, e arriverà al Parco del Valentino
attraversando il quartiere di San Salvario. Avviene in una data non casuale, il giorno successivo al Gay Pride, per dare vita a Torino – città multietnica da sempre attenta alla cultura delle differenze – a un
vero e proprio weekend dei diritti, e quindi approfondire il dibattito sui temi dell’emarginazione e dello stigma.

Il pride “dei matti” è la manifestazione conclusiva di un percorso iniziato oltre un anno fa, nato da un gruppo di incontro per pazienti psichiatrici dell'ASL 1 di Torino, percorso nell’ambito del quale sono state realizzate mostre artistiche, rassegne teatrali ed eventi musicali, che hanno coinvolto utenti psichiatrici, operatori, artisti,
intellettuali, volontari, ricercatori sociali e persone normali (se esistono).

TMP Teatro, TMP Arte e TMP Musica da febbraio a giugno portano artisti “normali” a contaminare i luoghi del disagio mentale, e viceversa: talenti sconosciuti, perché protetti dalle strutture psichiatriche, sotto i riflettori della movida torinese.

“Questa prima grande sfilata – ha dichiarato Simone Sandretti, membro del comitato organizzatore, e a sua volta paziente psichiatrico - è realizzata inoltre in un momento particolarmente delicato per il futuro del trattamento psichiatrico. Il Disegno di Legge Ciccioli proposto il 18 maggio del corrente anno alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati rischia di riportare ad una psichiatria di potere e di
controllo sociale, promuovendo pratiche coercitive con la finalità di ripulire la società da tutte le differenze sensibili. Di fatto è un tentativo di archiviare la legge Basaglia n.180/1978, con cui la nostra democrazia aveva definitivamente scelto la strada dell’investimento sociale come alternativa all’internamento clinico”.

Ufficio stampa
Silvia Duchi - cell. 329 9338935
Beatrice Di Zazzo – cell. 348 8533624
e-mail: torinomadpride@gmail.com
sito internet: http://madpridesito.jimdo.com/

lunedì 4 giugno 2012

Il bau del buio

Mente locale a Cascina Roccafranca, 31.05.2012
Resoconto poetico del gruppo
Il bau del buio



Parla il Presidente
grazie per l’orario serale
cosi posso venire a mente locale,
venire è un piacere personale
e vi faccio una domanda:
cosa dico del bau del buio?
Che cos’è l’oscurità?
Dove non c’è luce
si riesce a sentire lo stesso,
ma io nella notte perenne impazzirei
meno male che ci sono le stelle,
ho vissuto il tunnel buio e
strade senza uscita,
ma il vero buio cala su di noi
insieme col giudizio impietoso,
giudizio giudicante e ragionevole
che spegne ogni speranza,
ho visto bambini ciechi
che corrono senza farsi male
incomprensibili agli oculisti ed
anche agli occultisti,
non sappiamo più che cosa è la compassione
la confondiamo con la consolazione,
consolazione edificatoria psichiatrica
fatta dagli adoratori del nulla,
dico no a quello che non mi piace
ma anche al troppo piacere,
non si può dire facilmente
si al buio, ma cerco
di non consolarmi troppo,
ridateci il nostro dolore
ecco che canta vittoria

riprendo il mio dolore
io sono disposta a stare peggio
in nome della verità
ad ascoltare ogni mia voce
quelle vere
a liberarmi di ogni stampella
maschera tinta velo
voglio stare peggio, voglio vedere
le ossa, spalmarmi di carne
e sangue, camminare con le
ombre, guardare in faccia
la mia nullità.
E godere della mia vergogna
della mia debolezza
del mio spavento,
sono un non vedente
della via d’uscita
ed anche della risalita,
se la volete la mia cecità, ve la dò
non per dono né per prestito
ma perché non ce la faccio più,
tutto è impossibile
la vita è impossibile
vedo la gente nel buio
vedo l’agente dell’oscurità,
troppa luce porta all’oscurità
guai a guardare dritto il sole
dicono ai bambini, diventerai cieco
nel buio il tutto si trasforma in nulla,
luce spenta, paura enorme e buio pesto
non so se mi appartiene la mia testa
è sicuro che mi appartiene il mio dolore
discesa verso l’oscurità,
verso la stanza buia, occhi spenti e a tastoni
urti, ansie e angoscia
buio come assenza di possibilità,
buio cane chiuso in una scatola
darkroom e camere oscure
fotografie del inconscio e
toccamenti dei corpi e
dove coglio coglio.
Avete visto il silenzio degli innocenti
pozzi profondi e ipogei angosciosi,
paura ancestrale e atavica
avete visto Jodie Foster che si spezza le unghie graffiando i muri
paura che viaggia con i raggi infrarossi,
vedo la luce negli occhi tuoi
lame di luce che squarciano il buio cosmico,
avete visto il buio spento
che più nero non si può
negli occhi di Christofer Walken
nel film Il cacciatore
e Robert de Niro che si cala
nell’abisso per compassione dell'amico
giocando e seguendo una pallottola a roulette russa?
Viviamo in epoca di tirannia della luce
della luce della ragione e dell'impero della fototecnica
l’adorazione dei fotoni iniziò già con Platone
con l’adorazione dell’occhio e dell’idea,
inizia la metafisica della luce
relegando l’oscurità nel mostruoso e nel sottosuolo,
forze ctonie e corporeità terrestri,
nera la melanconia lega ancora l’umano con le viscere della terra,
iniziò un avanzare della luce e un intensificarsi delle tenebre
luce del paradiso e tenebra del inferno il messaggio cristiano,
arrivò l’illuminismo accompagnato dalla tecnica e
generò i mostri della ragione
Auschwitz, Hiroshima e Collegno
ecco il positivismo della luce
siamo figli della notte e brancoliamo nella luce
basta relegare e confinare il buio e l’ombra
nella dimensione del negativo,
bisogna avere il coraggio di ascoltare
il tremendo dell’oscurità.


L’Associazione Il Tiglio Onlus è lieta di invitarvi al :

IL BAU DEL BUIO

una giornata dedicata alla cultura e all’espressione
8 giugno 2012, dalle ore 14:00 alle ore 23:00
presso la sede de “Il Mutamento Zona Castalia”
San Pietro in Vincoli Zona Teatro
via San Pietro in Vincoli, 28 - 10152 Torino

Con la collaborazione di:
Coop. Sociale “L’arcobaleno”,
“Il Mutamento Zona Castalia Ass. di Cultura Globale”,
"Laboratorio Urbano Mente locale"
“Psichiatria Democratica”
Gruppi informali CSM di San Mauro

La guerra tra Il Buio e la Luce
si esprime ogni giorno nella percezione del diverso,
di ciò che non conosciamo e ci fa paura.
In una Società in cui meccanismi di difesa (o di offesa) come
la RIMOZIONE, la NEGAZIONE e la SCISSIONE
regnano indisturbati,
desideriamo capire questa nostra condizione esistenziale
di accoglienza e/o di esclusione sociale.














giovedì 31 maggio 2012

La morte del sole e il perdono dell’infelicità

Mente locale 22-31/05/2012
Resoconto poetico
La morte del sole e il perdono dell’infelicità



Bagni, terme e acquedotti
aria calda che fa passare la stanchezza
pulizia del corpo ma anche dell’anima
bagni terapeutici e architetture della cura,
voglio una stanza a Montecattini
per trovare l’eterno riposo
come Leonida alle Termopili
che in fase di trasloco
va sottovento e in gallerie sotterranee
guarda le torri di controllo abbandonate
cerca anfratti del tempo
che viaggiano da Bergamo a Pergamo
ma siamo in via Gorizia
dove ogni parte del suo corpo ha il suo ambulatorio
i reni cercano il nefrologo
le gambe l’ortopedico
ma psiche e mente fuggono dallo psichiatra
cercano l’esenzione dalla vita,
si ricompone il tutto e trovo una sintesi
solo quando vado in bagno
e butto fuori lo stronzo che è in me.

Apro Sgalambro a caso
e trovo la morte del sole,
sole nero che illumina i demoni
leggo del fato ma non credo nel destino
credo solo nella mia cartella clinica e
nel fallimento pietoso della verità,
da adolescente credevo nella parola magica
fist chen chen ed erotismo a go go,
repressione della verità e psiconevrosi
che cercano catarsi e favole dialettiche ma
nel cosmo non si da favola e neanche dialettica
noi non siamo animali e neanche umani
ma semidei estromessi dal pantheon.

Sono alla ricerca del perché della sofferenza
sono l’occhio che non vede se stesso
sono un rogodentro alla ricerca di un giardino
voglio una normalità che mi spegne il rogo interiore
ma non vengo a caccia con voi
anche se si incazzano i dei e rompono
il sottile confine tra prima durante e dopo la malattia,
dolore e sofferenza in aumento vertiginoso
dovuta alla dissociazione tra lavoro e disturbo psichico,
non so come uscire, non trovo la porta del labirinto
accadimenti traumatici, apatia e abulia
angoscia gallopante che
mi porta al pronto soccorso e al ricovero
alla fine finisco forse a capire
chi sono e chi non sono,
sono solo uno straniero
che ha capito che anche i pidocchi rombano.

Quando sono fuori
inaffidabile e pazzo
megafrullato e ingarbugliato
se mi faccio infinocchiare dalla rappresentazione
non ne vengo fuori,
mi ritrovo con le emozioni narcotizzate
per questo è meglio salire sulla mercedes
con i sedili di pelle umana
e poi mettersi in ginocchio sui ceci,
perché la sofferenza è un dono
che ci fa chiedere perdono prima di tutto a noi stessi
perché ci fa scoprire gli altri e
fa cadere la favola dell’omologazione
senza compiacimento.

Un individuo che sa
si brucia da se
unico e irripetibile
sono sempre stato malato
senza saperlo
il problema è come starci dentro
sono necessari i ponti
ponti tirati su dalla famiglia
che ti facilitano la realizzazione
senza ponti c’è l’abisso
cadi nell’abisso della follia
e poi il lupo mangia i sette nani.



Riecoci
con l’incapacità di passare dall’altra parte
di stare ferma e seduta
di ascoltare e comprendere
il linguaggio che viene
d’altrove e dal basso,
biografie di infamia e calunnia
trovo l’eretico in me e lo confino
sbarello e cerco di dare senso
a questa giornata che senso non ne ha,
ascolto il paradosso del piccione
che ogni stagione
viene a riposar nel mio balcone
non cerco la ragione
ma il dono di una emozione
ho cancellato le mie sorelle
perché mi accusavano di truffa allo stato
e di finta malattia ma non perdono
non perdono me stesso
non son’ degno di me
non mi merito più,
sento avvilimento e fallimento
non mi perdono il fatto di star male,
al inizio ci fu il Caos
poi arrivò Eros, dio dell’amore
e iniziò a infondere ordine
ma Pan il folle fa le sgommate nei boschi
e rompe l’incantesimo
porta l’angoscia nel mondo,
perdono se comprendo
comprendo se prendo le distanze,
perdono l’altro ma non me stesso
mi rimango incomprensibile
non riesco a ridere di me
difendo la mia ira e rabbia e la perdono
insieme alla mia vergogna,
sono alla ricerca di un consolatore scaltro
che mi guida al perdono
della mia infelicità.