Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




venerdì 29 agosto 2014

Il mio dolore pre-ferito

Mentelocale in via virle, 26.08.2014
Resoconto poetico
Tema: il dolore




Tanti anni fa
nelle terre del sud
il lenzuolo in macchia rossa esposto al balcone
indicava verginità e illibatezza
la sindone laica del maschio
dove venerava il suo onore virile
arcaismi fossili del maschio che non c’è più.

Propongo un G.P.R
gruppo politico di ricerca
per prendersi cura del comune tra di noi
lunedì 22 settembre in via virle
un primo incontro per orientarsi un po’
per riprendere la parola sulle cose della città
come una nuova armata brancaleone



Due poesie di Holan Vladimir
poeta che ha fatto il turno di notte
nella distruzione di Sarajevo
sulla trincea con la parola
a contrastare la barbarie mortifera.

I bambini
Già da tempo c’è stata la Resurrezione
e già da tempo, subito dopo, ci fu il giudizio!
Ma mentre tu di nuovo
il riscatto cercavi nella malinconia
e la libertà hai trovato nella pazzia -
i bambini non hanno smesso di giocare e non hanno chiesto
se era per la prima volta o qualcosa di diverso…


Il dio del riso e del canto tramonta
ci porta dolore spropositato e
ci consegna la cura,
il dolore è a dimensione soggettiva e
orde di umani tutti i giorni
sono alla ricerca del antidolorifico,
ogni giorno assumiamo il dolore
mio e tuo,
mi guardo allo specchio e vedo
che il mio dolore è sempre il piu grande
ma non riesco a mostrarlo,
a condividerlo con gli altri,
non vale la pena sradicarlo che tanto ricresce
bisogna prima accettarlo e guardarsi
dall’aggressività passiva.


 Il dolore forte annulla il pensiero
ho patito dolori di grado 10 della scala
meno male che c’è sister morfin
che ha pietà e sollievo,
va bene anche il toradol
ma prima abbasso il sistema immunitario
che fa scattare il dolore a vuoto,
propongo un gioco di fiducia
ti bendo gli occhi e
ti porto sull’orlo dell’abisso
ti faccio vedere il mio dolore,
mi ricordo da bambino mi facevo venire la febbre
pur di avere la minestrina dalla mamma,
brodino colmo di piacere
che arrivava una volta caduto malato,
dolore intenso come l’aroma del caffè,
cerco meccanismo automatico
di trasformazione del dolore in piacere,
se sto male gli altri mi vedono
non sopporto l’indifferenza
piuttosto fingo di star male pur di essere vista,
c’è un economia del piacere
ma non è niente
senza un economia del dolore,
la memoria del dolore fa bene
ma non deve impedire di vivere il piacere.



Il mio dolore pre-ferito
 di Enea Solinas
Mi accorgo ogni volta di nascere
quando in vita previene all’io il dolore,
pre-ferendo la stessa ferita che mi nacque
quando nacqui nelle comuni nostre acque,
di cui ci dissetiamo per non morir di sete.

Il mio dolore, così pre-ferito,
si rivela di infinite sete,
in infinite seriche sere
quando dormo, e la vita è in disparte;
ma non dispero, con un po’ d’arte,
presento il futuro nel presente,
e questo, qui e ora, mi consente
di fare, del mio dolore preferito,
un verso, un dono, un presente,
che ti regalo pienamente
perché grazie a te esso sente.

Si chiamava, così, un tempo «dolore»,
questo gesto, questo battere del cuore.

Un caro saluto a tutti,



La maschera

Mentelocale 10.06.2014
Resoconto poetico
Tema: la maschera
 

Sono in guerra permanente
col mio datore di lavoro
sia che vinco io o lui
sarà una vittoria di Pirro
annientamento esteso
ma non posso tirarmi indietro
ne va della mia vita
sento che ho già perso
ma non voglio perdere
anche la mia dignità
ho accettato l’invalidità
ma devo salvarmi dalla precarietà
accetterò il trasferimento
lo spostamento come negli 70
nei reparti-confino della fiat.


Dieci giorni nella comunità nuova
è uno strano caso della vita
si può cambiare radicalmente
come andare in un paese straniero
sentire lingue incomprensibili
avviare un percorso di crescita
non trovo le parole adatte
per descrivere l’esperienza
solo chi prova può capire
non basarti sull’apparenza e
alle belle foto in posa
mi chiedo e vi chiedo
firmo o non firmo il regolamento
aspetto, ci voglio ragionare
esperienza che non consiglio a tutti
si ci sono dei vantaggi
relazioni e legami profondi
tra chi vive il disagio,
il mio umor nero
cambia colore in compagnia,
ma come si chiama la comunità?
Non lo dico, per pudore!


C’è repressione in comunità
ma anche liberazione
obbedienza, paura e timori
sei senza difesa, consegnato,
faccio tutto quello che vuoi,
la cosa difficile è che
se fuori porto le maschere
in comunità la maschera cade,
fai i lavori, ti confronti con gli altri e
la maschera cade,
vivi giorno per giorno,
non ho maschera o scudo
io sono io e
vi mostro la verità,
è doloroso,
mi cade la maschera e
sono terrorizzata,
la maschera protezione
la maschera carapace
le lacrime di coccodrillo,
sono Gim Carrey
alla ricerca della maschera potente,
senza maschera
sono un serpente senza siero,
mi metto alla prova,
mi scomodo,
perché cade la maschera e
prendi coscienza delle tue brutture,
mascherata sono una incantatrice
ammalio e seduco,
cade e mi sento sfigurata,
come l’unghia che cade
e lascia la carne viva esposta,
mi chiedo, il neonato
ha già la maschera o
l’appiccicano i genitori?


Il mondo non è un luogo per tutti,
ma solo per quelli che portano la maschere
per proteggersi dagli sguardi radioattivi,
maschera costrizione o
maschera protezione,
alla tartarughina il carapace
cresce insieme col corpo,
per noi sono gioia e dolore
gioia e rivoluzione
porto la maschera del incapace
sono senza carapace
e per questo non riesco a trovare lavoro.
Ho avuto un incubo e
nella ferita e angoscia,
ho sentito la liberazione,
la caduta della maschera.
Mi sveglio e la prima cosa che faccio
è indossare la maschera,
un incubo!.


Al bambino la maschera
funziona per gioco
al adulto funziona per profitto,
mi chiedo
la maschera la metto per me o
per gli altri?
Le maschere sono funzionali
e quando cadono
lo sono ancora di più.

venerdì 22 agosto 2014

Mentelocale in via Virle21: Segna-li dove Dio non è

Mentelocale 19.08.2014
Resoconto poetico dell'incontro
in via virle21, ospiti
negli spazzi di Segnali
Tema pasoliniano: li, dove Dio non è!



Sento l’ambulanza che mi chiama:
Niiiinooo, Niiinooo!!!
Porto messaggi di salute
da chi non conosce il proprio essere,
è lontano il reale tempo umano
si propaga fin “dove il dio non è”
il panico fa si che dio si ritrae da me
si allontana perché ha paura dell’angoscia
ma li dove dio non è c’è il mistico,
ospitiamo l’altro e dio ci perdona
ci appare e ci parla nei sogni rari
ma mi chiedo
noi siamo il sogno di una farfalla
come dicono i cinesi o
siamo il sogno di un entità gigante
come dice Nino?

Per un anno sono stato chiuso
nel Fatebenefratelli
e io nel Mauriziano
meno male che sono uscito
ma non so come,
sogno a tutto spiano
da sveglio e dormiente
creo ponti tra realtà e fantasia
sono il pontefice del quotidiano
il Francesco di noialtri,
sto annaspando alla ricerca dell’autostima
sto in riva al fiume e
aspetto che passi
 il cadavere di me stesso,
sognare che cosa?

Sognare il sogno,
dio è morto e
i nuovi dei non sono ancora arrivati
hanno perso il treno dal aldilà,
dove abitano,
dove abita il tremendo,
dove stanno le domande
che non trovano risposte,
li dove c’è il vivaio del caos.

Vivadio
ho un io nel vivaio
non so se cresce,
ogni tanto si dissolve
e mi trovo
dove dio non è,
la melanconia,
la follia,
partono dalla perdita del io
come nel sogno
oscura la loro formazione
non abbiamo bisogno della loro interpretazione
ma della loro possibile traduzione,
chi è stato dove dio non è e torna
cerca la parola e non la trova,
non dice ma mostra
dove non c’è io ci può essere un noi.

Fermati un attimo
sento il flusso aggressivo
circola vorticosamente
viaggia sulle nostre parole
sul pregiudizio della melanconia assassina
parole come lame
fa male la lingua pronunciarle
forse la voce parola diventa aggressiva 
quando non trova orecchio
per essere accolta,
il gruppo diventa violento
quando non lascia una sedia vuota
per l’ospite inaspettato,
quando non si concede
agli ospiti silenziosi,
quando si autoriflette e
si perde nei giochi di specchi
degli io infranti.



Li dove dio non è
è una frontiera,
del esistenza
ma anche dei corpi concreti,
c’è bisogno di molto di più
di una mappa psicogeografica,
abbiamo bisogno di mezzi di trasporto
(le famose metafore)
che permettano di abitare la frontiera
almeno andata e ritorno,
agili e non escludenti
senza praticare il pregiudizio,
cosi accogliamo uno che viene

da li dove dio non è.


giovedì 21 agosto 2014

Mente locale in via gorizia occupata, 27-5-2014

Resoconto del incontro di  mentelocale
 del martedi  27.05.2014
in via gorizia occupata


Ho vinto le elezioni
sono il subcomandante
del partito degli astenuti
non mi rubare il vino anche se è prodotto
dal ciravegna siciliano,
fa bene morire lentamente,
come vedi è una giornata formidabile
un sole splendido, ma mi chiedo
dove la trovano tutta questa vita queste persone
è un miracolo la voglia di vivere ogni mattina.

Oggi ho il nome sbagliato
abbiamo occupato per tre giorni in via gorizia
ed anche dopo lo sgombero
rimane sempre una situazione
un rifugio urbano improbabile,
gestire il disagio psichico dal interno
dal utente psichiatrico esperto
tra ASL, Comune e collettività
attivare il rifugio urbano,
ma i soldi?
dove li troviamo i soldi?
Trattiamo con l'ASL?

Facciamo una conferenza stampa
rendiamo pubblico il nostro progetto;
ma nel vostro progetto
posso essere assunta
anche se sono Maria?

Alle Molinette
con l'accendino
mi sono liberato
dalle fettuccine
anche se dopo
mi hanno massacrato,
ricontattiamo le persone
i gruppi e i singoli
organizziamo le forze
facciamo un programma
un minimo di rivendicazioni
come facevano i tupacamaru
chiediamo che aprano l'acqua
un minimo di regole
date da noi per noi
guardiamo le nostre fragilità
non cerchiamo una simbiosi nella deriva,
si può andare avanti a strappi
e in perpetuo allarme?



Vedo e sento
che c'è voglia di sperimentarsi
in situazioni imprevedibili
andando oltre il simbiotico
tra soggetti agregatti
sulla fede al ipocrita e 
alla sua imprevedibilità,
imprevedibilità che ha da essere contagiosa
forse per rompere gli schemi,
inoltre nella galassia madpraista
ognuno trova il suo posto
anche l'ipocrita stesso
che secondo me è un bastardo
insieme a quel altro piccolino
ma non vi dico il perché
non voglio che il delirio del altro
aumenti il mio disagio,
come faccio?


Finiamola col giudizio giudicante
a me hanno dato fastidio gli alcolici e
l'uso smodato mi fa venir paura
cosa faccio davanti a uno che delira forte?
Lo ascolto ma
 mi sento sempre libera di andarmene
ci va accoglienza e umiltà
ci va un noi per accogliere un io, delirante.

Mi sembra buona l'occupazione
perché il posto è abbandonato.