Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




domenica 3 aprile 2011

Gli incontri del martedi

Bisogna inventare delle metafore
che portano il sintomo altrove,
che lo trasformano,
non solo la metafora della cura
che porta il sintomo alla psichiatria
si, va bene,
quando sei in crisi,
ma dopo?
Bisogna trasformare
i sintomi in simboli
e dargli un ordine proprio
ma c’è bisogno di metafore nuove
oltre la cura .
da Il salto dell’angelo o Uscire per andare dove?
Mentelocale del 01-12-09
Gli incontri del martedì
Dal 2001 ogni martedì mattina, intorno alle 10.00, nel grande atrio del Centro diurno, accadono gli incontri del Laboratorio urbano mente locale. La gente inizia ad arrivare, le sedie si dispongono in cerchio, con il tavolino lungo in mezzo.Chi prepara il caffè e il thè, chi va al forno a comprare la focaccia e la pizza rossa, chi copre il tavolino con il rotolo della tovaglia di carta plastificata e porta bicchierini cucchiaini e zucchero. Si anima la vicina sala fumatori dove si rifugia per fumare le ultime sigarette prima dell'inizio del gruppo, si scambia saluti e parole.
Condivisa la colazione, il gruppo è aperto con la declamazione di poesie e altro. La poesia, come rito d’apertura, disegna un campo dove la voce e la parola cerca la sua libertà. Anche ma soprattutto quando si presenta come parola delirante, o semplicemente come parola in veste non convenzionale. Il gruppo non ha mai messo un limite o discrimine clinico alla partecipazione. Non siamo un gruppo che si raccoglie attorno a una diagnosi come, attacchi di panico, voci, depressione etc. Nel gruppo abbondano le diagnosi severe ma si trovano rappresentate più o meno tutte le categorie. Anzi molti del gruppo nella loro carriera di paziente psichiatrico hanno indossato varie vestizioni diagnostiche da quelle pesanti a quelle leggere. Non c’è selezione clinica all'accesso al gruppo.
Dopo la colazione e l’ascolto infinito della poesia, e certe volte sotto il suo stimolo inizia la fase dove emergerà il tema che animerà l’incontro. E’ una fase che può prevedere un ordine del giorno atipico, con comunicazioni veloci di tipo pragmatico o logistico, su progetti, incontri e incombenze; una fase che può vedere la lettura di un brano, dal cui ascolto esce una domanda o area tematica interessante.Altre volte emerge immediatamente una voce che ha un urgenza di racconto, che porta un esperienza calda che è alla ricerca della sua parola; il più delle volte il gruppo accetta tale urgenza e anzi la fa propria perché si riconosce immediatamente nell’esperienza e gli dona immediatamente spazio e accoglienza; certe volte tale urgenza, non trova subito le parole, si perde, rimane appena abbozzata e l’ansia e l’angoscia si riversano nella voce che si perde in rivoli di parole ingarbugliate. Il gruppo tramite la circolazione della parola, riprende le tracce, anche se deliranti o stereotipate, si fa carico anche della parola stentata e la amplia, la fa propria o la rinega; ogni voce ed anche quelle silenziose, aggiungono qualcosa alla trama semantico relazionale del incontro, aiutano anche la singola esperienza di farsi parola e forse anche sapere condiviso; e bisogna mettere i corpi, i volti, le mani, la carezze e i saluti, i bisbigli, i campi emotivi, i tic e i rituali, gli attraversamenti del cerchio, quelli che si mettono in mezzo, quelli che escono spinti dal binomio ansia-sigaretta, quelli che vogliono urgentemente la parola, e molto altro ancora; insomma una nebulosa semantico relazionale, un vortice di voci che disegna un campo esperenziale.
La circolazione della parola, che apre e determina il vortice dialettico, talvolta aspro e qualche volta anche polemico, esaurisce l’urgenza del incontro quando tutti hanno detto quello che dovevano dire, anche tramite il loro silenzio.
La chiusura è sancita con la lettura dei resoconti dell’incontro e poi per chi lo desidera pranzo comune e arrivederci al prossimo martedì.
Il resoconti
I cosiddetti resoconti poetici degli incontri del martedì, che trovate editi sul blog si differenziano dai classici report sugli incontri umani. Di solito il dovere di un trascrittore degli incontri umani è quello di riportare con un minimo di fedeltà o di verosimiglianza quello che si sentito durante gli incontri: chi e che cosa ha detto, riportato in modo che la persona riconosca le sue parole o le sue intenzioni. Il compito invece del resoconto è di rendere conto di una nebulosa di voci e significati, di una polifonia che disegna sinfonie o cacofonie semantico relazionali.
Nel resoconto non si riporta il chi ha detto la tal cosa, il nome non c’è anche se è facile da chi nel gruppo c’era, riconoscere le parole e a chi son dovute. Le parole ( e le esperienze sottese) vengono portati al gruppo e consegnati alla edificazione della parola collettiva quotidiana. Il resoconto è l’abbozzo di questa voce collettiva sempre in costruzione, una sorta di nebulosa semantica gravida di situazioni relazionali. Il resoconto è il precipitato dell’incontro situazionale filtrato dal punto di vista dello trascrittore che come tutti gli altri anche lui mette nel gioco del suo (non è neutrale, non a caso si fanno più resoconti dello stesso incontro), fa parte della necessità della traduzione-espressione e del suo tradimento inevitabile.
Ogni giorno noi viviamo il tradimento delle parole nei confronti della vita. Ogni parola è già vecchia quando si accosta ad un vissuto e ad una esperienza in atto; noi abbiamo estremo bisogno di rinnovare le parole o addirittura di inventarne delle nuove, più consone e produttive all’esperienza . Produrre neologismi non per artificio retorico ma per una necessità della nostra strategia di sopravivenza. Il resoconto è un “neologismo” costruito con le parole dette al gruppo, certe volte riuscito altre volte miseramente fallito, nella sua pretesa di novità. Il resoconto, montaggio “arbitrario” delle voci( un accostamento seriale di metafore “deliranti”, restituisce qualcosa in più al significato e senso del incontro?), cerca di rendere conto della “nebulosa semantica” disegnata dalle singole voci e dal loro intrecciarsi.
Il resoconto inoltre è un oggetto che rende possibile la comunicazione di ciò che accade nel gruppo con il resto del mondo, salvaguardando l’intimità dell’esperienza e della parola soggettiva ma cercando di rivelare l’universalità, tessendo una voce intersoggettiva, un campo collettivo, una comunità effimera che ogni martedì si materializza. Il resoconto e il tentativo di comunicare la nebulosa agli altri. Tentativo eroico ma patetico. Ecco perché abbiamo bisogno di metafore nuove.
Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra il Centro Salute Mentale e il Centro diurno di C.so URSS 220 del ASL2 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedi mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, in Cascina Roccafranca, in via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a: laburb@libero.it

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