Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




giovedì 29 marzo 2012

Delirio di onnipotenza



Sempre caro mi fu il colle e la siepe
e in profondissima quiete,
naufragar m'è dolce in questo mar.

Si ha la pazienza di costruire palazzi
ma non di esprimere la rabbia,
di fare viaggi di andata e
ritorno verso la luna,
senza passare da chi
veramente dovremmo passare a trovare.

Innamorata di lui
bianco e argento
amore gelato al cuore.
Fine della storia
la gatta innamorata
mangiava mangiava.

Viene Beppe Grillo a Mente Locale
e parla anche napoletano,
Troisi dice
gioca moderatamente
poichè è impossibile prendere un caffè
con una persona
senza essere fraintesi.

Un autodidatta è frontale,
forzato e meccanico,
dice la storia
della filosofia dei getti.

Non sono un genio,
ma nemmeno un cretino.
Persone in cerchio
con la porta aperta
accolgono nel dolore degli altri.
Chi sta fuori del cerchio
è gente scomoda.
Vado contro il sistema
che è marcio.
Meglio un matto zitto
che una pazza che parla.
Il sesso è per politici e preti.
Il farmaco permette solo
di dire sissignore.

L'handicap
oppure
il nostro carattere ci rende
lontani dagli altri?

La canapa indiana
porta arricchimento
ai Monopoli di Stato.
Mi muovo verso l'uscita
e già mi sento immerso nei pericoli.
Noi stessi siamo detrattori
del nostro potere.
La società è contro di noi.
Siamo in un fuori che
non è l'esterno.
I muri ci proteggono qui dentro,
infatti vado un attimo a confessarmi.
La struttura psichiatrica
mi rassicura nelle possibilità che dà
e mi limita al contempo.

L'universo che comprende non è fuori,
qui posso esprimere la rabbia.
Il potere
delegato all'operatore dall'utente
viene scambiato con del calore.


L'essere umano si costruisce
intorno ad un luogo accogliente,
come quando nasciamo.
Anche il centro diurno.
Mi tolgo un sassolino dalla scarpa,
due volte fa si diceva che
il delirio salverà l'umanità.

Il delirio di onnipotenza è
un filo rosso che unisce tutti
i criminali e i corrotti,
si ritenevano tutti intoccabili.
Gli altri erano un bicchiere usa e getta.
Sto come mi è dato di stare.
Per sentirci appagati
dovremmo essere
orgogliosi del nostro coraggio
anche se senza soldi.


Non ho un'istanza
che vuole uscire da me,
parlerò dopo.

C'è delirio e delirio,
io c'ho quello di rivincita.
La società fuori mi schiaccia troppo,
così ricerco il mio equilibrio per essere
ad armi pari, o addirittura
per avere qualcosa in più.
Della gente non sopporto
la falsità e le menzogne.


Tre allegri operatori morti
tengono su un gruppo
e si scontrano con le ipocrisie.
Rovesciamo la piramide e
iniziamo a credere,
iniziamo a dare voce
rispetto a un mondo che ci stermina.

Il delirio istituzionalizzato
viene accettato.
E il delirio che salva il mondo
può produrre qualcosa di diverso.
Sono orgoglioso di concatenare
con gli altri la mia follia e
cerco di rispettare i diritti
delle persone senza affossare gli altri.
Sulla pelle non l'ho mai sentito ma
il delirio di onnipotenza è l'unico che
è stato permesso.

Forse il delirio ci protegge dalla follia
che è quella della società,
ma mi fa anche soffrire e aggredire l'altro.
Mente locale è una famiglia
o un branco?


Il delirio non esiste,
è una forma di comunicazione.
La toglierò dal vocabolario
ascolto il discorso
che la persona mi fa.
Io ci trovo coerenza,
alla base c'è angoscia e paura.
C'è logica, ragionamento e quel discorso filava.
La parola delirio è razzista,
ma è anche un pezzo di noi,
un nostro modo di essere.

Il delirio è un cambiamento degenerativo della persona,
un pensiero assurdo.
Se queste cose le dici sotto,
ti succede qualcosa di spiacevole.

La concretezza non è data dalle soluzioni, tranne nel cda.
Qui ragioniamo indipendentemente dallo status.
Per lo stato il paziente vale zero, è un escluso.
Nella mia differenza,
nel mio cuore c'è qualcos'altro.
che non può essere comprato tranne 40 ml di Valium.


Gli operatori ci fanno da stampella,
noi dobbiamo camminare.
Noi fuori dobbiamo creare cultura,
sarà banale ma l'amore risolve tutto.

Da pazzi da rinchiudere
a persona da aiutare
è un fatto culturale.

Non c'è deliberatamente la volontà
di aggiustare le cose
nonostante vadano male,
è una delle poche non-baggianate che sento qui.
I miliardi per il grattacielo a Santa Rita,
si trovano ma non
per la sanità pubblica che non va.

Non uccidere un uomo,
pensa alla salute.
Qui trovo la cultura popolare e adesso
riesco a fare più cose contemporaneamente.
Creo cultura, vado a scardinare luoghi comuni.

Se qualcosa che accade ci infastidisce,
noi dobbiamo poter prevedere.
Dire qualcos'altro interrompendo
questa differenza.

Pittori visionari
senza possibilità di esposizione.
La mia sofferenza è un microcosmo,
non riuscivo a passarla agli altri.

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