Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




giovedì 31 maggio 2012

La morte del sole e il perdono dell’infelicità

Mente locale 22-31/05/2012
Resoconto poetico
La morte del sole e il perdono dell’infelicità



Bagni, terme e acquedotti
aria calda che fa passare la stanchezza
pulizia del corpo ma anche dell’anima
bagni terapeutici e architetture della cura,
voglio una stanza a Montecattini
per trovare l’eterno riposo
come Leonida alle Termopili
che in fase di trasloco
va sottovento e in gallerie sotterranee
guarda le torri di controllo abbandonate
cerca anfratti del tempo
che viaggiano da Bergamo a Pergamo
ma siamo in via Gorizia
dove ogni parte del suo corpo ha il suo ambulatorio
i reni cercano il nefrologo
le gambe l’ortopedico
ma psiche e mente fuggono dallo psichiatra
cercano l’esenzione dalla vita,
si ricompone il tutto e trovo una sintesi
solo quando vado in bagno
e butto fuori lo stronzo che è in me.

Apro Sgalambro a caso
e trovo la morte del sole,
sole nero che illumina i demoni
leggo del fato ma non credo nel destino
credo solo nella mia cartella clinica e
nel fallimento pietoso della verità,
da adolescente credevo nella parola magica
fist chen chen ed erotismo a go go,
repressione della verità e psiconevrosi
che cercano catarsi e favole dialettiche ma
nel cosmo non si da favola e neanche dialettica
noi non siamo animali e neanche umani
ma semidei estromessi dal pantheon.

Sono alla ricerca del perché della sofferenza
sono l’occhio che non vede se stesso
sono un rogodentro alla ricerca di un giardino
voglio una normalità che mi spegne il rogo interiore
ma non vengo a caccia con voi
anche se si incazzano i dei e rompono
il sottile confine tra prima durante e dopo la malattia,
dolore e sofferenza in aumento vertiginoso
dovuta alla dissociazione tra lavoro e disturbo psichico,
non so come uscire, non trovo la porta del labirinto
accadimenti traumatici, apatia e abulia
angoscia gallopante che
mi porta al pronto soccorso e al ricovero
alla fine finisco forse a capire
chi sono e chi non sono,
sono solo uno straniero
che ha capito che anche i pidocchi rombano.

Quando sono fuori
inaffidabile e pazzo
megafrullato e ingarbugliato
se mi faccio infinocchiare dalla rappresentazione
non ne vengo fuori,
mi ritrovo con le emozioni narcotizzate
per questo è meglio salire sulla mercedes
con i sedili di pelle umana
e poi mettersi in ginocchio sui ceci,
perché la sofferenza è un dono
che ci fa chiedere perdono prima di tutto a noi stessi
perché ci fa scoprire gli altri e
fa cadere la favola dell’omologazione
senza compiacimento.

Un individuo che sa
si brucia da se
unico e irripetibile
sono sempre stato malato
senza saperlo
il problema è come starci dentro
sono necessari i ponti
ponti tirati su dalla famiglia
che ti facilitano la realizzazione
senza ponti c’è l’abisso
cadi nell’abisso della follia
e poi il lupo mangia i sette nani.



Riecoci
con l’incapacità di passare dall’altra parte
di stare ferma e seduta
di ascoltare e comprendere
il linguaggio che viene
d’altrove e dal basso,
biografie di infamia e calunnia
trovo l’eretico in me e lo confino
sbarello e cerco di dare senso
a questa giornata che senso non ne ha,
ascolto il paradosso del piccione
che ogni stagione
viene a riposar nel mio balcone
non cerco la ragione
ma il dono di una emozione
ho cancellato le mie sorelle
perché mi accusavano di truffa allo stato
e di finta malattia ma non perdono
non perdono me stesso
non son’ degno di me
non mi merito più,
sento avvilimento e fallimento
non mi perdono il fatto di star male,
al inizio ci fu il Caos
poi arrivò Eros, dio dell’amore
e iniziò a infondere ordine
ma Pan il folle fa le sgommate nei boschi
e rompe l’incantesimo
porta l’angoscia nel mondo,
perdono se comprendo
comprendo se prendo le distanze,
perdono l’altro ma non me stesso
mi rimango incomprensibile
non riesco a ridere di me
difendo la mia ira e rabbia e la perdono
insieme alla mia vergogna,
sono alla ricerca di un consolatore scaltro
che mi guida al perdono
della mia infelicità.







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