Laboratorio urbano - Mente locale

Il Laboratorio urbano - Mente locale è una iniziativa di auto mutuo aiuto che nasce tra i servizi della salute psichica e mentale del ASLTO1 di Torino. Inizia le sue attività il Giugno del 2000 e ci si incontra una volta alla settimana il Martedì mattino dalle 11.00 alle 13.00 circa, a Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Mirafiori nord, Torino. Chi vuole sapere di più può scrivere a :laburb@libero.it




martedì 8 aprile 2014

Mentelocale nel vicolo cieco


Laboratorio urbano Mentelocale
 


 Discutiamo del fallimento e vicolo cieco
della chiusura di mentelocale,
sono in atto forze contrastanti e
porte che sbattono
dalla rabbia esaudita,
ma ci sono anche reti di intimità,
cellule operative
in compenetrazione
che bisogna salvaguardare.

Scontri evitati tra identità stazionarie
siamo cortocircuitati alla base
statici e poco dinamici,
come facciamo a viaggiare
a funzionare diversamente
se il fantasma del operatore
è sempre presente?
Si rischia di passare
dal rifugio al rifiuto urbano
per questo in certe situazioni
ci vogliono gli operatori.

Tra normalità e follia
c’è un confine sottilissimo
più sottile del capello
di un infante orientale,
mi riconosco nel gruppo
rinunciando un po’ a me stesso,
attraversando il canyon infinito
sono stato morso dal ragno erratico
disperdendomi nel universo.

Vi seguo a distanza e
la prima volta sono stata
in silenzio,
ho trovato nel gruppo intimità
senza conoscervi,
sento un passato che ritorna e
la richiesta di mettere in gioco
 la propria intimità
fa parte dell’irraggiungibile,
conoscere l’intimità altrui
fa parte del impossibile,
va bene il contraddittorio
non sei tu il capro espiatorio.



Stiamo peccando in accoglienza
di chi estraneo non può fare senza
era questa la tonalità di mentelocale
abbiamo perso il fondamentale
ripresentiamoci con i propri nomi e
togliamoci il disagio,
che ognuno a mentelocale
deve trovarsi a proprio agio.

Il confine tra normalità e follia,
tra operatore e paziente,
è nulla,
c’è normalizzazione o messa in folle
il problema di fondo secondo me è che
ci sono gli operatori ma manca l’opera,
bisogna uscire dalla logica autoreferenziale
partire dal progetto di pubblicazione
rendere pubblica la nostra azione
ma io seguo convinto
il mio progetto di silenzio.

Il comune e la comunanza
era l’abitare e la ricerca
di un linguaggio della cura
e non sempre della terapia,
bisogna occupare e pubblicare
creare luoghi d’incontro
a partire dal companatico
fino a qualche orgia solitaria.


Non so se mente locale
è mutuo aiuto,
un gruppo di pazienti e operatori,
per me è come una famiglia
mente locale è
un comitato rivoluzionario delirante
per le mappe rovesciate,
è un giro tondo,
un campo d’empatia,
energia circolante,
è uno sforzo disorganizzato,
è fatica e non ne posso più,
è uno spettacolo per se stessi,
un circolo di poeti nascosti,
è erotismo tra le righe,
è un bene che fa molto schifo,
è fermento di nuovo,
è tante cose perse,
è ogni volta un resoconto,
è nostalgia,
è proiezione in avanti,
a mente locale
i confini si fanno frontiera,
è un guado per un altro livello,
è una speranza contagiosa,
senza mente locale
ci si sente mutilati,
è fragile ma potente,
è un balletto dell’anima,
è una tettonica psiconoetica,
è eccitamento per il viaggio,
è paradiso in diaspora,
è il silenzio che si mette in gioco,
è aiutarsi vicendevolmente,
è uscire per poter entrare in se stessi,
è una trans-famiglia,
è irretimento collettivo
è concatenazione di stanchezze,
è per chi è nato stanco
è sogno anzi bi-sogno
è epifania intensa
è ferita aperta,
è lampo,
furore e
desiderio.









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