Un viso solare
appare in riunione
in tre, andiamo alla ricerca
di un linguaggio dei smarrimenti.
Incontro operatori
aderenza al territorio
guidati dall'ansia e angoscia
chiedere alla comunità
appartenenza e cittadinanza.
In via Roma la folla è densa,
attraversarla fendendola a spallate
con rabbia, stringendo i pugni
mi soffermo e mi chiedo,
ma dove cazzo vai?
Mi invade il fantasma dello psichiatra e
scatta l'insofferenza verso il potere,
la relazione con la malattia
mediata dal sapere dello psichiatra,
dai farmaci e dai suoi strumenti
mi fa scattare meccanismi di difesa
tento di difendermi e mi chiedo
perché sono qua?
I farmaci danno una mano
ma bisogna prendersi cura di sé.
Accade che noi
rifugiamo il dolore
lo sentiamo ma
non riusciamo a dare un senso,
cerco di dormire tanto
almeno metà giornata
essere senza coscienza nelle mani di Morfeo e
riposarsi dalla tirrania del io.
Relazioni autentiche
sono la Lady Chatterley
dell'idraulica amorosa,
amo ma ho anche paura del mio cane,
come anche di mio padre,
ho portato il mio vuoto da riempire
una cassetta vuota a cui mancano gli attrezzi.
Delirio,
linguaggio altro
il disagio del delirio,
linguaggio altro
si apre la porta dello stargate e
chi è?
Sono solo io,
son passata a salutare,
mi divide una casa con mia madre
ma ho messo le mie priorità,
fare quello che mi fa stare bene
vado in gruppo appartamento,
ho gli stessi problemi
ma pesano meno.
Mi ricordo
quando stavo bene e
ho nostalgia di me stesso,
prendo il laudano come Re Giorgio il Folle.
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