Laboratorio di radiofonia sociale
promosso da
Circolo poetico urbano Orfeo e Radio banda larga
Invito a partecipazione libera
un mentelocale itinerante ed espanso in etere
indagine psicopoetica in radiofonia della frontiera tra normalità e follia
primo modulo, fatto di quattro assemblee tematiche, aperte a tutti,
registrate, montate e diffuse nelle frequenze radio e web;
4 temi, 4 luoghi, 4 gruppi,
Il secondo incontro sarà
Laburb Mentelocale, tema Il sacrificio,
Venerdi 5 Dicembre, in via S. Pietro in vincoli 28, dalle 17.00 alle 21.00
Editiamo un po di materiale prodotto in occasione del primo incontro,
in via virle promosso da Segnali, il tema L'ozio
FRENESIA (m’ozio)
Penso, quindi ho da fare e non rompete,
non posso andare in banca a fare la fila per un bancomat
che sìììììì, mi serve, ma veramente non tanto
se poi voglio sognare ancora meno, però posso sognare camminando…
ma pure steso è uguale, anzi, esce meglio.
No è meglio se cammino, però
non posso portarmi appresso il cuscino o andare steso
mezzo nudo poi
e ancora devo farmi la doccia,
quindi prendere le mutande, i calzini, la maglietta, cercare quella nera
in mezzo al casino, un casino che non vi voglio dire,
è lo stesso che c'ho in testa, sempre quello, da un pezzo. Devo studiare.
Che mi piace pure, capire, cercare certe cose in certi libri in certi appunti che non vi dico,
sennò v'annoiereste, ma forse mi sto annoiando io ora.
Beh,ora no. Ma nel caso.
Vorrei avere tutti i libri che mi servono e gli altri che m'incuriosiscono nella mia stanza attorno al mio letto;
ah, stanno là. Solo qualcuno. Non tutti. Che casino, che palle.
Devo pure cercare che mi serve, in mezzo al casino, che palle,
però cercare è bello. è la vita, proprio, credo.
Che palle, la vita, ah non si può dire, brutto.
Pensarlo? Eh, può capitare.
Che palle la morte. Par condicio e penso positivo, visto?
Basta, ci vorrebbe una sigaretta, però sto smettendo di fumare,
da tre anni:
mi sa che posso smettere quando non voglio.
Però io voglio sempre, e allora non è colpa mia, no?
Detto fra noi, i polmoni contestano quest'affermazione e mi danno del fancazzista inquinatore bastardo.
Me l'ha detto il cervello. Quello stronzo bugiardo pazzo fancazzista che mi droga di sogni
me l'hanno detto i muscoli, che si sentono poco valorizzati.
Quelli sono peggio ancora, quando s'incazzano s' accrampano all'osso
e mi devo alzare, o piegare, fare tensione lì… muovermi
Cacacazzi. Ma hanno le loro ragioni:
me lo dice il sangue, che di là dai muscoli passano poco se non si muovono ed è tutto stretto:
è colpa del sistema nervoso autonomo.
Che però è d'accordo col cervello, ma vabeh,
ne è dipendente e informatore, lo spione,
che se la prende coi polmoni che se la prendono con me. Simpatico eh?
Volevo chiedere al cuore, ma c'ha da fà, deve battere,
e non dà conto a nessuno anche se sotto sotto lo so,
è d'accordo coi polmoni, però col cervello no.
È una vita che litigano. Tipo trent'anni,
e poi danno la colpa a me.
Che rottura, ‘ste cose stancano.
Torino, computer-domicilio, 19.nov.'14, 8.55
(Riedit :Torino, computer-domicilio, 25.nov.'14, 6.40)
di Jacopo Vespoli
'quarantaduecinqueforsebarrato'
"Che ascolti?
Io i Bluvertigo
Fai attenzione ai controllori anche tu?”
Esco dal Quarantadue ma ti parlo lo stesso nella mente
Per gioco, così mi perdono l'egoismo
sul Cinque o cinque barrato, ma forse è
perchè sono timido,
l'ho preso correndo e non ho capito bene,
tanto forse pure tu
tanto è uguale per dove devo scendere
tanto chissà dove devi scendere tu,
tanto non ci conosciamo a parte un mezzo sguardo, due, tre?
Nel senso, io non mi conosco a parte un mezzo sguardo o due tre
e temo così anche tu
è la cosa più probabile
Però ti direi lo stesso, ad esempio
delle foglie morte, alla fermata, a terra
che mi sono sempre piaciute;
specialmente quelle più rosse.
"Tu che ascoltavi? Io i Bluvertigo"
Solo uno sguardo, due mezzi, pure tre
sfuggiti,sguardi impropri.
Chissà, dove, o quando ,ci sarebbe stata parola o sorriso,
almeno sorriso.
Qualcuno avrebbe dovuto cominciare. Chissà che ascolti, sai,
a me piacciono le alpi imbiancate che si vedono in fondo ai corsi
cerco di capire quali monti sono, ne conosco pochi
mi è piaciuto tanto lo scorcio del curvone della ferrovia dietro corso Dante
che spacca e ampia la vista su tre guglie e cupole, credo verso il centro,
chissà quali sono, chissà cos’ascolti ora.
M'hanno sorpreso, belle, nuove, sempre state lì e però una scoperta,
un caso,
per timidezza,
per distogliere lo sguardo da te,
che chissà cosa ascolti, guardando oltre il finestrino,
poi quando fa di nuovo bello così le fotografo, con ferrovia e trincerone.
Spero le noterai anche tu,
Per un attimo, sorprendendoti.
Mentre ascolti qualcosa
negli auricolari
trovando sguardo e sorriso per qualcuno,
col Rocciamelone poi il Monviso mentre il Cinque forse barrato gira su corso
orbassano
riconosco quasi solo quelli,
a parte forse l’Orsiera che non ho visto
e il monte Rosa che non si vedeva
spero di parlare e sorridere anch'io
insieme,
a piacerci le foglie morte a tappeto con quelle più rosse
i binari sotto al trincerone, le tre guglie o cupole,
i Bluvertigo negli auricolari, e tu altro, sicuro,
e quello che ascolta qualcuno che non sorride e sfugge sguardi,
come te, come me, chissà perchè.
Torino, da corso Dante a Corso orbassano, soleggiato, foglie
morte, 18 novembre 2014, ore 10.40-11.00
(Edit con leggibilità: Computer-domicilio, 19 novembre 2014
ore 8.00)
(Edit con riassestamenti: Computer-domicilio 25 novembre 2014 ore 6.25)
di Jacopo Vespoli
È uno dei possibili manifesti dell’ozio libero
la rivendicazione della cicala contro la formica turbo-capitalista
un classico di Fosco Maraini, nella sua lingua reinventata
il foscomarainese?
che però segue delle precise nozioni semantiche e linguistiche
dicesi, credo
l’invenzione di una lingua “compiuta”
glossopoiesi.
E GNACCHE ALLA FORMICA
Io t’amo o pia cicala e un trillargento
ci spàffera nel cuor la tua canzona.
Canta cicala frìnfera nel vento:
E gnacche alla formica ammucchiarona!
Che vuole la formica con quell’umbe
da mòghera burbiosa? È vero, arzìa
per tutto il giorno, e tràmiga e cucumbe
col capo chino in mogna micrargìa.
Verrà l’inverno sì, verrà il mordese
verranno tante gosce aggramerine,
ma intanto il sole schìcchera gigliese
e sgnèllida tra cròndale velvine.
Canta cicala, càntera in manfrore,
il mezzogiorno zàmpiga e leona.
Canta cicala in zìlleri d’amore:
E gnacche alla formica ammucchiarona!
Fosco Maraini, da “la gnòsi delle fanfole”
L'ozio
Dentro l'ozio c'è l'io
che riposa
il grande tirano e
ciberneta è in stand by
l'ozio ci fa riposare
dall'io che riposa
l'ozio è legato col
disinteresse
presuppone la distanza e
la sua modulazione
il contrario del ozio è
il negozio
anche dentro
negozio c'è l'io
ma non riposa affatto
si da un gran daffare
l'io lavora dentro
ognuno di noi
l'io sta più al negozio
che all' ozio
io dio
ozio negozio
ecco l'ho detta la filastrocca
sembra un abracadabra
l'ozio porta l'uomo a
dio
l'ozio vuole l'uomo
sazio
perché se hai fame
cerchi e ti dai da fare
non hai tempo liberato
devi pagare il dazio
alla sopravvivenza
quotidiana
l'ozio per i cristiani
fa rima con il vizio
prega e lavora è il moto
per ogni novizio,
ma forse non sanno più
che pregare è già oziare
l'ozio porta l'uomo a
dio
in paradiso si ozia
è dai tempi della
cacciata
che ci è proibito oziare
cioè pregare e
siamo condannati a
lavorare
Hanno vinto i
protestanti
che identificano dio con
il capitale
e l'ozio col vizio e il
diavolo e i sette peccati capitali
l'ozio è un arte
l'arte di perdere tempo
per questo si incazzano
gli ergointegralisti
per loro il tempo è
denaro.
oziare è perdere tempo
per sentire il proprio corpo
quando lavora è solo uno
strumento,
oziare è perdere tempo
per sentire la totalità,
l'ozio appartiene al
regno dell’ inutile come l'arte
l'ozio è sempre creativo
ma l'ozio vuole l'uomo
sazio
solo con la pancia piena
si può oziare.
L'ozio è lontano parente
del sonno e del eros
tutti tre li lega il
sogno
dormire, oziare, amare,
sognare
ecco l'altra filastrocca
magica
dormire, oziare, amare,
sognare
l'ozio è lo zio del
pensiero metafisico
l'ozio è la madre del
sacerdozio
l'ozio è un occasione
che si da l'uomo
per sentire il sacro e
la totalità
ozio per ozio
dante per dante
e sei finito nel quinto
cerchio del inferno
tra iracondi e accidiosi
l'ozio è il padre di
ogni vizio.
Cito gli ergo
integralisti:
L'accidia o
pigrizia si connette con la sensualità,
perché sorge in sostanza
dall'amor del piacere
in quanto ci porta a
fuggire lo Sforzo o l'incomodo.
Vi è infatti in noi
tutti una tendenza al minimo sforzo
che intorpidisce o
diminuisce la nostra operosità
Vi sono vari gradi
nell'accidia.
L'indolente non pone
mano al lavoro che con lentezza,
fiacchezza e indifferenza;
se fa qualche cosa,
la fa male.
Il fannullone
non rifiuta assolutamente il lavoro,
ma indugia, va a zonzo e
ritarda
indefinitamente l'affare che aveva accettato.
Il vero
accidioso o pigro o infingardo
non vuol far nulla di faticoso e
mostra spiccata
avversione per il lavoro.
Dico ai miei figli
adolescenti
dovete godervela, siete
nell’età dell’ozio
magari babbo dicono
ma andiamo a scuola,
tutti i giorni,
che palle pure di sabato
che anche tu riposi
appunto dico io
scuola vuol dire ozio
e una volta a scuola
andavano solo i ricchi
i padroni e gli aristocratici
scolè in greco vuol dire
tempo libero, tempo a disposizione
per dedicarsi al corpo,
all’arte del teatro e alla politica
in poche parole all'arte di vivere,
al apprendimento e alla conoscenza,
privilegio di pochi sul
lavoro di molti
scolè in latino otium
tempo libero
lentezza e indugio
riposo e tregua
mi dice il mio amico
lidell scott
da questa scolè deriva la scolastica
ozio e speculazione
l'ozio porta l'uomo a dio.
ozio e negozio
meno male che oggi
possono oziare tutti
e non solo aristocratici e privilegiati
uno si stufa a stare sempre
al negozio del proprio io,
compra, vendi,campa e crepi,
L'ozio ti fa capire
che oltre la sopravvivenza
c'è la vita,
l'ozio non è il tempo libero dello spettacolo
ma tempo liberato
non puoi oziare guardando la televisione,
lavori consumando immagini.
di Mrlaburb
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