Un team internazionale di ricercatori ha annunciato due settimane
fa, che analizzando una grande quantità di dati provenienti dalle osservazioni
di telescopi terrestri e spaziali ha localizzato una sorgente di luce misteriosa
a una distanza di 90 milioni Anni luce. Questa luce, secondo i ricercatori,
appartiene ad un oggetto cosmico la cui identità non è ancora definibile.
Questo perché l’ oggetto cosmico in questione presenta un comportamento bizzarro.
Al'oggetto è stato dato il nome in codice SDSS1133 e i ricercatori ritengono che sia probabilmente un
buco nero che è stato bandito dalla galassia in cui si trovava quando questa è stata fusa con un'altra galassia. Se veramente
è un buco nero in esilio verrà aggiunto alla lista degli oggetti cosmici esiliati
che cresce di giorno in giorno.
Oggetti cosmici esiliati
in corrispondenza degli oggetti psichici esiliati nell’oscurità dell’anima,
ecco Orfeo che con l’arte poetica trasforma l’esilio in emersione ed epifania ,
e tramite l’arte della parola, il semplice raccontare, porta alla luce e alla
condivisione i nostri oggetti psichici esiliati.
Noi puntiamo per
comprendere la totalità e non accecarsi dalla separazione e frammentazione, alla
corrispondenza tra universi, cosmici, urbani e psichici. In queste corrispondenze
si aprono le strade dell’infinito che molti poeti nascosti camminano. Molti di
noi partono già dalla conflagrazione psico universale, dove l’io-sole si è
spento e il sistema gravitazionale è collassato; oggetti psichici esiliati o
senza traiettoria vagano nello spazio siderale oscuro in seguito dello
spegnersi del io-sole; seguendo forze ascensionali o centrifughe determinati
dall’ansia e dall’angoscia cercano un punto per emergere o a incastrarsi in una
forma intellegibile con il resto del caos; questo sforzo lo supportano due
metodi; la clinica e la lirica; per
questo noi pratichiamo l’arte di vivere, sintesi improbabile dei due sguardi.
Il collasso
gravitazionale dell’io viene chiamato anche, malattia mentale , psicosi, paranoia,
depressione maggiore, schizofrenia, follia, pazzia, svalvolatura, sei fuori, pazzo
da legare e molti ancora nomi; nomi derivanti dal linguaggio specialistico
della clinica psichiatrica o dalle espressioni del linguaggio comune e sono
tutti nomi che cercano di controllare l’angoscia e la paura del pericolo che
deriva dallo spegnersi del sole-io.
Dai Beati costruttori di
pace agli angosciati ricostruttori dell’io; ma molti di costoro che vivono
sulla loro pelle il terremoto e la conflagrazione dell’proprio io non si
accontentano dei nomi e delle parole ereditate dai linguaggi forti della
clinica, del diritto e del linguaggio comune e cercano le parole proprie per nominare le
esperienze che vivono,e alla Clinica, al Diritto o al Linguaggio comune preferiscono la lirica, dalla clinica dell’io
alla lirica dell’io ed ecco Orfeo: poeta capostipite, iniziatore dell’arte
della parola e della musica, degli stati estatici, ekstasi e trance e stati
alterati di coscienza, incantatore delle bestie feroci soprattutto bestie
intrapsichiche, viaggiatore agli inferi alla ricerca dell’amore, discesa al
centro del buco nero della morte alla ricerca di Euridice, guidato dal eros,
riemerso per essere dilaniato, sparagmos del corpo, Corpo dilaniato e smembrato
e pratica panerotica. Chi più di Orfeo, nome collettivo millenario, nome
assunto da schiere di poeti nascosti, sintesi impossibile di follia e ragione,
dionisiaco e apollineo, poteva essere faro e guida all’oscurità permanente dei
nostri giorni.
Orfeo abita il mistero
della vita e morte. Ecco perché ci rappresenta.
La sua discesa negli
inferi, la katabasi, alla ricerca dell’eros è il viaggio archetipico che tocca
a tutti noi ma è anche la metafora più azzeccata per la follia. Il viaggio nell’oscurità,
nell’indicibile e nell’irrappresentabile che disegna la morte. Ed ecco l’arte
di vivere.
L’arte di vivere, la
frontiera tra normalità e follia, con Orfeo e la psichiatria, praticando la
biotechnia.
L’arte di vivere, a
differenza delle arti specialistiche non ha codifica, è un arte povera, minore
e diffusa e le sue materie prime sono le emozioni, le parole e le relazioni, l’arte
di vivere è un arte relazionale.
L’arte di vivere è un affermazione contro la separazione dell’arte
dalla vita. O meglio delle arti dalla vita. Sono le arti, in quanto arrivate
allo stadio avanzato dello “specialismo” che si sono allontanate dalla vita.
Essi non sono altro che delle “tecniche dell’apparire”. La lingua greca nella
sua evoluzione testimonia questa separazione usando per “l’artista” il termine callitechnes e per “l’artigiano”
il termine biotechnes. Il
primo è l’artista della forma bella, (kallos), il secondo è l’artista della
vita , del bios. E la materia prima della vita sono le relazioni. Per
questo noi parliamo di arte di vivere come arte relazionale.
Arte di vivere; Biotechnia;
non bisogna regalare la parola bios
agli organicisti scientisti, ai biotecnologi, a chi tramite il logos e la tecnica
ha ridotto il bios a semplice zoè, dissinteressandosi del senso della vita. C’è
già la zoologia. L’oggettivazione del bios umano che ha prodotto il pensiero
scientifico legato alla tecnica, oggi mostra la sua enorme potenza, tramite la
biotecnologia guidata dal denaro e dal profitto. A livello accademico, per
correre ai ripari hanno dovuto istituire una nuova disciplina,che affianca la
biotecnologia nella sua ontologia tecnicista, la bioetica; come se quattro
accademici asserviti potessero guidare per il bene comune le forze oscure della
tele-bio-nano-tecno-logia guidate dal profitto e denaro e potere. Nella salute
mentale e nella psichiatria pratica, prevale la farmacopoetica, guidata dalla
ricerca farmaceutica internazionale; tutto punta al controllo o alla
restaurazione delle funzioni su un modello produttivo di profitto; economico,
morale, sociale. Siamo a livello industriale di produzione.
Arte di vivere;biotechnia;
non ha un modo di produzione industriale
ma artigianale;biotechnis:artigiano, ogni individuo la svilluppa a partire
dalla sua declinazione; è un arte minore e il più delle volte invisibile. Per
capire di che cosa si tratta accostiamo al bios
un'altra parola che è grafè ed ecco
la biografia che è apparsa prima
della tecno-biologia. Scrivere la propria esistenza e praticare la scrittura dell’esistenza è uno spazio di
libertà conquistato da milioni di subalterni nella storia; scrivere è un arte minore
e diffusa, raccontare è ancora più universale e autodeterminato, la possono
praticare anche gli analfabeti. Contro le narrazioni ufficiali e istituzionali
produrre contro-narrazioni.
Arte di vivere;
biotechnia: insieme di arti minori e povere, non codificate e a trasmissione
comunitaria e non specialistica; arte della scrittura, del raccontare, l’arte
della convivialità e dell’accoglienza, l’arte di viaggiare e mettersi in strada,
mangiare, camminare, dormire. Arte di eliminazione del dolore, arte antalgica comunitaria,
arte di contrasto delle dinamiche del potere, non essere forte con i deboli e
debole con i forti; l’arte della differenza contro le forze di omologazione,
questo e molto altro l’arte di vivere.
Arte di vivere;
biotechnia: arte delle relazioni e non dei rapporti sociali codificati e
ereditati. Praticare relazioni tra pari, uscire dalla separazione, frammentazione,
solitudine e isolamento, resistere alle forze dell’omologazione e del
controllo, trasformare la crisi individuale in critica del legame sociale,
passare dal io al noi.
Per questo all’arte di
vivere servono tutte le arti separate: il racconto, la poesia, la musica, la
pittura, il teatro, il cinema, l’arte del cibo, tutte le arti separate al
servizio dell’arte di vivere la vita come arte relazionale.
Ecco quindi Orfeo,
ispiratore dell’arte di vivere e della liberazione della e con la poesia.
Hai una poesia nel
cassetto o nella tua testa?
Portala al terzo piano corso San Maurizio 24,
il giovedi 4 dicembre alle
18.00 e
liberala!!!
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