VISIONE PROSPETTICA DEL CPU ORFEO (CON PIÙ RESPIRO)
per una strategia che fa uso di lievito…
per costruire una visibilità più sensata e “in crescendo” (forse)…
per avere ancora più attenzione verso le persone e le loro fragilità…
per creare un maggior senso di comunanza, al di là di differenze o difficoltà…
per non limitarsi ai giri di mail, che uno dice: e mo’ che rispondo?!…
1.PREMESSA
fermo restando che:
«Il Circolo Poetico Urbano Orfeo è una rete informale che promuove il linguaggio poetico inteso come forma artigianale di libera espressione, cura di sé e lotta allo stigma, all’esclusione e all’omologazione culturale. A partire dalle crisi sociali, psichiche, esistenziali o mistiche delle persone che vivono situazioni di sofferenza ed emarginazione, il circolo Orfeo coinvolge la collettività in manifestazioni ed eventi culturali che ne favoriscono l’aggregazione e l’arte relazionale.
Un progetto politico lento ma costante volto alla costruzione di un vocabolario che liberi dalle gabbie dei linguaggi dominanti, siano essi di tipo tecnico sanitario, famigliare, di senso comune, burocratico o scientifico e accademico.»
(è l’ultima versione con che ho redatto per descriverlo e raccontarlo – una bozza per il nuovo sito di Arcobaleno – penso dia l’idea dell’essenza, delle ragioni e dei valori ideali e progettuali)
1.1
Mantenendo la strategia del “marciare divisi e colpire uniti” che ho percepito negli ultimi mesi, le singole associazioni con le loro attività, esigenze e dinamiche interne (che costituiscono il 90% dell’iceberg del CPU Orfeo, continuo e meno visibile e premessa all’esistenza del circolo Orfeo stesso), possono organizzare, sulla base della succitata premessa, il 10% dello stesso iceberg, più “emerso” (più che altro più promosso e allargato e aperto). Questo mi sembra viepiù essenziale in un momento storico (locale, territoriale – e globale) di particolare crisi e tensione, con un assetto istituzionale in divenire come minimo vago e incerto da molti soci e persone che attraversano le associazioni avvertito come inquietante o preoccupante (e per altri, più isolati ancora questi termini sono persino eufemismi).
Ehm… pochi altri però sanno intravedere possibilità nuove o rinnovate nelle crisi come i poeti, in particolare in chi pratica la poesia intesa come “arte di vivere”…
Da questo punto di vista, sono insufficienti comunicazioni abbastanza improvvisate e a distanza che fanno solo da sintesi (troppo sintetica e parziale) degli elementi in campo (progetti, idee, “volizioni” ma anche le suddette esigenze e risorse – di tempo e sostanze...). Per cui occorre trovarsi, vedersi e parlarsi.
Volendo venire incontro agli stimoli fin qui raccolti e all’invito di rilanciare il discorso, porgo una mia riflessione personale che è soprattutto una proposta. Dare un’impronta progressiva più lineare piuttosto che un’insieme di ingredienti che viaggiano più per conto loro, assemblati all’interno di una cornice da finanziare. Mi focalizzo sui momenti e “rituali” comuni già consolidati (gesti e parole, atti pubblici e politici), alcuni migliorabili, ma che intercettano i punti di comunanza e gli intenti delle varie associazioni del circolo.
Dando un po’ più di respiro – riflettendo prima, piuttosto che a posteriori – la mia idea quindi si basa su una scansione cronologica e su 2 tipi di eventi: le “lezioni di arte di vivere” e i “raduni di declamazione”, come momento d’incontro, di riflessione e di aggregazione e convivialità aperto e pubblico.
Con questa logica, perseguirei l’attivazione e l’organizzazione sia sul piano concreto (ricerca risorse e finanziamenti), sia sul piano di “direzione artistica” (possiamo anche non chiamarlo coordinamento se pensiamo che porti sfiga, oppure possiamo anche chiamarlo così ipotizzando lo sia veramente… di fatto: ipotizzando alcuni incontri, seduti in cerchio o attorno ad un tavolo, per la pianificazione dei dettagli e gli accordi trasversali tra associazioni).
Rimane l’assunto di partenza che tutte le iniziative sono aperte a chiunque sia interessato e sono pensate come momento in cui le persone possano usufruire di un loro diritto (essere e sentirsi fruitori e partecipi di questi momenti aggregativi liberatori e culturali, al di là della loro condizione particolare di utenti o non utenti, artisti o artistoidi piuttosto che alieni o alienati).
2. LEZIONI DI ARTE DI VIVERE
Ho immaginato così la “tabella di marcia”, dando un po’ di cadenza al passo e alla camminata – mantenendomi direi su un andante:
2.1 quando:
In un arco di tempo che va dal settembre 2017 a giugno 2018, restando semplici e densi, avrei pensato a 6 incontri, così disposti:
• 3 incontri in autunno-inverno (ottobre, novembre e dicembre)
• Pausa (sosta) a gennaio (respiro – silenzio – riassetto, riflessione e nuova ri-organizzazione)
• 3 incontri verso la primavera (febbraio, marzo, aprile)
Inoltre con lo stesso passo aggiungo i già noti appuntamenti che da qualche anno sono più o meno compartecipati e regolari:
• Maggio 2018, settimo appuntamento: festival del Granché ideato e partecipato con maggior condivisione.
• Giugno 2018, ottavo appuntamento: corteo cittadino “MadPride”, (come festa e manifestazione politica e culturale) per la lotta contro lo stigma, contro l’esclusione sociale, il diritto alla salute nel riconoscimento dell’alterità, per sensibilizzare la cittadinanza, e promuovere diverse pratiche della salute mentale.
2.2 dove:
Non mi dispiacerebbe riprendere l’idea del viaggio in più zone della città – come “deriva psicogeografica urbana collettiva”. Interpellerei dunque nuovamente le Case del Quartiere e facendo in prima battuta riferimento a Cascina Roccafranca, proporrei:
• 2 incontri per 3 diverse Case (per esempio: Cascina Roccafranca, Bagni Pubblici di San Salvario, Cecchi Point) – un incontro in ciascuna di esse nel periodo autunno-inverno e uno in quello primaverile.
2.3 come:
seguendo questa idea, occorrerebbe preventivamente avvicinarsi con un po’ d’anticipo verso queste le Case del Quartiere (che hanno tempistiche e un’organizzazione più strutturata , più formalizzata e complessa), così da andare incontro sia a loro esigenze sia alla possibilità (conseguente, stando all’arte della diplomazia) di avanzare qualche richiesta più specifica. Senza squagliarci per un’evidente peso specifico-organizzativo diverso, come è accaduto in passato, avendo meno meditato i nostri contenuti, ed avendo pressoché evaso tutte le loro richieste o domande.
Quindi tra aprile e maggio incontrarci e scegliere alcune tematiche (o almeno buttare una lista di probabili e anche se non definitive, da selezionare e valutare in seguito); e soprattutto per capire se riusciamo a stare in un andate così immaginato e come possiamo venire incontro tra di noi su questa base.
In tal modo, noi tutti, e i vari “autori” o partecipanti (collettivi e/o singoli, eventuali ospiti od interlocutori), potranno anche meditare conoscendo i temi e le date con più calma.
2.3.1 il format:
ogni lezione potrebbe avere una simile composizione (ovviamente suscettibile di modifiche), rimanendo sullo standard ipotetico che sta tre le 3 e le 4 ore:
• 2 ore circa di interventi (letture di testi di riflessione, racconti di esperienze, testimonianze, “schegge e lampi poetici”) o di performance (musicali, cerchi ritmici, teatro-forum, danza, eccetera).
• Più o meno mezz’ora aperta per ulteriori interventi imprevisti e spontanei, sull’onda emotiva o sullo stimolo appena raccolto.
• Di seguito e a oltranza – momento conviviale, aggregativo con chiacchiera libera (con un buffet più o meno coordinato e preventivato).
Con le Case del Quartiere suppongo fino a giungo siamo in tempo per accordi sul calendario della loro programmazione. E da questo punto di vista richiederei:
• La disponibilità di giorni non feriali (tipo sabato) – perché più scoperto per molte persone che soffrono l’isolamento urbano; perché più fattibile e comodo anche per molte persone o “pubblico” in genere (dentro e fuori l’ambito salute mentale e realtà annesse e connesse) che per impegni lavorativi non può durante la settimana. Noi facciamo leva sui temi, le iniziative, la proposta di un evento che è culturale, civico, aggregativo e trasversale, non “terapeutico”, al di là di pregiudizi o barriere altrove avvertite/imposte/sottintese.
• La condivisione della promozione attraverso i loro canali (iscritti alla loro mailing-list (includendo appunto le date prefissate nei calendari dell’anno 2017/18).
Valuterei anche, recuperando un contatto e una soluzione ancora più mediatica, di interpellare Radio Bandalarga (o Larghe Vedute/Radio Ohm o entrambe…), per un’eventuale diretta radio o registrazione tipo “laboratorio di radiofonia sociale” a cura del CPU Orfeo (autunno-inverno 2014/15). Da circoscrivere forse solo per alcune date, non su tutte le lezioni.
La promozione e la diffusione la manterrei prevalentemente digitale e telematica (al 90% o giù di lì), via mail o social network, o con promo in radio.
Collateralmente, ipotizzerei per l’intero ciclo (e più trasversalmente alle iniziative del CPU Orfeo, così come le sto immaginando e intuendo):
• La possibilità (ufficiale o ufficiosa) di avere degli spazi (banchetti e simili) per l’autofinanziamento o la raccolta di offerte libere.
• La distribuzione di volantini (semplici e densi…) con informazioni logistiche (indirizzo urbano, sito web/pagina FB) sulle diverse associazioni e le loro attività (ovvero le iniziative aperte – falegnamerie, biblioteche, punti d’incontro, etc – ed eventualmente gli appuntamenti settimanali dei gruppi – mente locale, Segn/Ali, etc – insomma il suddetto 90% variamente collocato in città). Perlomeno quelli delle principali associazioni del CPU Orfeo – senza dimenticarsi e disperdere chi è ancora più periferico rispetto a ‘sto benedetto coordinammnhh…! Includerei anche qualche frase con le nostre “idee” o “appelli” (leggi: sul pensiero basagliano che applichiamo e r-innoviamo).
• Un’analoga distribuzione per volantini del calendario dei successivi appuntamenti (incluso Granché e corteo cittadino), e/o la raccolta di mail per chi si avvicina e s’interessa alle nostre proposte culturali e politiche. Invitando ciascuna associazione a condividere info sulle proprie iniziative particolari (concerti, spettacoli teatrali o altro) ed eventualmente a portare un volantino (o qualcosa che gli somigli, anche tipo ciclostile…) per esempio su “repliche de Le voci di Prometeo”, “concerto del cantiere musicale”; “drum circle”, concerto o reading o mostra fotografica di Tizio, di Caio, di Sempronio o di tutti e tre insieme… (perché siamo una rete informale, non una zuppa con una serie di ingredienti da amalgamare)
3. RADUNI DI DECLAMAZIONE POETICA:
Nel medesimo arco temporale (settembre 2017 – giugno 2018), collateralmente ci saranno i nostri famosi (o famigerati) raduni…. Dando per certa la data “rituale” del 21 marzo, si potrebbero ipotizzare altri 2 o 3 raduni, in quegli stessi mesi. Analogamente aperti, e anche più spontanei (il trono c’è, i poeti pure, fisiamo 2 o 3 luoghi e praticamente è fatta, basta che ci coordinm..nnnh…). Tra questi uno (quello del 21 marzo?) dovrebbe essere un raduno congiunto transfrontaliero, con gli storici partner gemellati di Grenoble (e merita un’attenzione particolare, per i diversi aspetti organizzativi e di comunicazione – e forse ideazione – insieme a loro).
Ma ugualmente valuterei sempre (e meglio):
• Luoghi simbolici e significativi da un punto di vista politico o civico, più che ambientale
• Diffusione e condivisione e volantinaggio ed che invito a ulteriori appuntamenti (per una fidelizzazione?, chiamiamola pure così se pensiamo non porti sfiga o se crediamo che lo sia veramente…)
L’intero ciclo o linea artistica e la sua scansione temporale nella mia “bizzarra” immaginazione è quasi una base comune sulla quale costruire un percorso, addirittura replicabile anno dopo anno, e migliorabile, valutando esigenze e possibilità o intensificando il dialogo nella e con la città.
A ciò si potrebbero aggiungere, come forma di coagulazione, di testimonianza, di raccolta di interventi sui temi, di testi, di poesie, articoli o storie l’idea già ipotizzata o appena abbozzata in passato, di un “bollettino del circolo” o di una piccola collana “editoriale” più o meno autoprodotta. Sia come memoria e testimonianza interna, sia come ulteriore veicolo di promozione e diffusione del linguaggio poetico e della voce di chi non ha voce (ma c’ha tanto da dire, mostrare, far ascoltare, vedere, polemizzare, senza spacciare soluzioni o ricette…) Volendo, in seconda battuta, potrebbe diventare anche un prodotto (ebbene sì!) di autofinanziamento (volumi o riviste di poche decine pagine a pochi euri o lasciato a offerta libera).
Domanda ulteriore per esperti: può essere utile creare una pagina FB più ufficiale e “centralizzata” del CPU Orfeo stesso, per essere meno dispersibili o piuttosto per essere diversamente dispersibili… (eh capirai: un labirinto in più o in meno…)
Sulle forme di raccolta e concretizzazione degli eventi (ricerca finanziamenti, risorse attuali, preventivabili, budgettabili, tetti e soglie per gli accordi del caso) rilancerei la palla a chi può gestire meglio un tale processo e lavoro, e trovando i canali più adeguati o fattibili (pubblici e/o privati e/o da risorse interne (cooperative e/o fondi neri, grigi, rossi, blu…)
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