Mente locale a Cascina Roccafranca, 31.05.2012 e 21.05.2013
Resoconto poetico del gruppo
Il bau del buio e l’uao della luce
Parla il Presidente
grazie per l’orario serale
cosi posso venire a mente locale,
venire è un piacere personale
e vi faccio una domanda:
cosa dico del bau del buio?
Che cos’è l’oscurità?
Dove non c’è luce
si riesce a sentire lo stesso,
ma io nella notte perenne impazzirei
meno male che ci sono le stelle,
ho vissuto il tunnel buio e
strade senza uscita,
ma il vero buio cala su di noi
insieme col giudizio impietoso,
giudizio giudicante e ragionevole
che spegne ogni speranza,
ho visto bambini ciechi
che corrono senza farsi male
incomprensibili agli oculisti ed
anche agli occultisti,
non sappiamo più che cosa è la compassione
la confondiamo con la consolazione,
consolazione edificatoria psichiatrica
fatta dagli adoratori del nulla,
dico no a quello che non mi piace
ma anche al troppo piacere,
non si può dire facilmente
si al buio, ma cerco
di non consolarmi troppo,
ridateci il nostro dolore
ecco che canta vittoria
Riprendo il mio dolore
io sono disposta a stare peggio
in nome della verità
ad ascoltare ogni mia voce
quelle vere
a liberarmi di ogni stampella
maschera tinta velo
voglio stare peggio,
voglio vedere le ossa,
spalmarmi di carne e sangue,
camminare con le ombre,
guardare in faccia la mia nullità.
e godere della mia vergogna
della mia debolezza
del mio spavento,
sono un non vedente
della via d’uscita
ed anche della risalita,
se la volete la mia cecità, ve la dò
non per dono né per prestito
ma perché non ce la faccio più,
tutto è impossibile
la vita è impossibile
vedo la gente nel buio
vedo l’agente dell’oscurità,
troppa luce porta all’oscurità
guai a guardare dritto il sole
dicono ai bambini, diventerai cieco
nel buio il tutto si trasforma in nulla,
luce spenta, paura enorme e buio pesto
non so se mi appartiene la mia testa
è sicuro che mi appartiene il mio dolore
discesa verso l’oscurità,
verso la stanza buia, occhi spenti e a tastoni
urti, ansie e angoscia
buio come assenza di possibilità,
buio cane chiuso in una scatola
darkroom e camere oscure
fotografie del inconscio e
toccamenti dei corpi e
dove coglio coglio.
Avete visto il silenzio degli innocenti
pozzi profondi e ipogei angosciosi,
paura ancestrale e atavica
avete visto Jodie Foster
che si spezza le unghie graffiando i muri
paura che viaggia con i raggi infrarossi,
vedo la luce negli occhi tuoi
lame di luce che squarciano il buio cosmico,
avete visto il buio spento
che più nero non si può
negli occhi di Christofer Walken
nel film Il cacciatore
e Robert de Niro che si cala
nell’abisso per compassione dell'amico
giocando e seguendo una pallottola
a roulette russa?
Viviamo in epoca di tirannia della luce
della luce della ragione e
dell'impero della fototecnica
l’adorazione dei fotoni iniziò già con Platone
con l’adorazione dell’occhio e dell’idea,
inizia la metafisica della luce
relegando l’oscurità nel mostruoso e
nel sottosuolo,
forze ctonie e corporeità terrestri,
nera la melanconia lega ancora l’umano
con le viscere della terra,
iniziò un avanzare della luce e
un intensificarsi delle tenebre
luce del paradiso e tenebra del inferno
il messaggio cristiano,
arrivò l’illuminismo
accompagnato dalla tecnica e
generò i mostri della ragione
Auschwitz, Hiroshima e Collegno
ecco il positivismo della luce
siamo figli della notte e
brancoliamo nella luce
basta relegare e confinare il buio e l’ombra
nella dimensione del negativo,
bisogna avere il coraggio di ascoltare
il tremendo dell’oscurità.
sul volto dell’infanzia
cantiamo Riccardito
bambino discolo e inquieto
figlio della domestica
di una casa borghese
nella città di Lima , a Perù.
Luce dei miei occhi
lo chiama la mamma
e tanto basta.
Mi piace la luce che porta
svelamento gentile
sorpresa e linfa vitale
luce e trasparenze
necessaria la comprensione
delle dinamiche
della campana di vetro.
Vedo la luce
ogni volta che mi sveglio
vedo una ragazza lucifera
porta la luce con piccoli gesti
che illuminano il mio buco nero,
mi basta un caffè e la teoria del elettricismo,
è tutto scritto nel codice domenicano
che il disagio è legato col buio.
Nel buio ho visto le luci
luci portate da altri
sono alla ricerca
della luce costante ma
brancolo e ogni 15 giorni
ho il colloquio con lo psichiatra,
sto nell’ombra
per non scottarmi,
ma afferro il lampo
che mi ha dato il maestro
e mi trasformo
in un corpo luce
luminescente
fosforizzante
elettrizzante.
Si rabbuia il volto
vedo in te l’oscurità
e mi eclisso, mi ritiro
invaso da pensieri
innominabili e autodistruttivi
pratico l’autorotamazione
tramite l’autoerotismo
espello pensieri radioattivi
sono una centrale nucleare in potenza
sono contemporaneamente
stella e satellite.
Esco dal tunnel
aspiro alla luce
chiudo gli occhi
la luce è forte
fatico a condividere
le parti oscure
accecato dagli altri
un Polifemo con Nessuno
mi invade a ondate
la rabbia cieca.
Epifania, venir alla luce
evento rarissimo
uscire dall’ombra
brancolando nella luce
il buio ci è stato rubato
dall’elettricismo scotofobico
noi umani siamo fototropici
specialisti in fototecnica
viviamo sotto l’impero dell’occhio
dell’occhio e della luce
orecchie, naso e mani
sono relegate all’oscurità.
Sono cieco e vivo di luce interiore
voglio ritirarmi nel buio
la luce mi porta confusione
sono la talpa dell’essere
sono stanco e mi metto a letto
spengo la luce
metto i tappi nelle orecchie
e sento solo il respiro della bestia
che dorme in me.
Mi piace l’alternanza regolare
di buio e luce
il sole e le stelle
sono la vita come l’acqua
ho vissuto a lungo nel buio
e so di cosa parlo,
mi ricordo che ogni tanto
mio padre Swarofski
gettava un pò di luce
squarciava il buio con punti cristalli,
ma a me piacciono le luci al neon.
La luce delle candele
fa muovere l’ombre
sentono il vento
e fanno luce calda
in passato accecato dalla luce propria
non vedevo gli altri e vivevo di rabbia cieca.
Non ho paura del buio, della luce si
nel vortice del elettricismo
apro la botola del buio,
dal bau al uau,
dove abita lucifero e lucignolo
nel utero nero della terra madre.
Devo cambiare la batteria
della luce interiore
si è scaricata e non mi riconosco più;
Vivo di luce riflessa.